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IRAQ, ESPERTI ONU CRITICANO PROCESSO A SADDAM HUSSEIN E CHIEDONO RITIRO SENTENZA

Correggere i “seri vizi procedurali” che hanno caratterizzato il processo del deposto presidente iracheno Saddam Hussein e cancellare la sentenza di morte “imposta in un procedimento, che non risponde ai criteri minimi applicabili perché un processo si possa dire onesto”: sono le richieste avanzate al governo iracheno e a quello statunitense da un gruppo di esperti in diritti umani delle Nazioni Unite in una nota diffusa ieri a Ginevra. Nel comunicato, il gruppo di lavoro dell’Onu sulle detenzioni arbitrarie, ha detto chiaramente di non volere il rilascio del rais, ma solo che i “gravi limiti procedurali evidenziati vengano corretti così da adattare il processo al signor Hussein ai principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e alla Convenzione internazionale per i diritti politici e civili”, un trattato sottoscritto sia dall’Iraq che dagli Usa. “Il mancato rispetto dei principali standard internazionali durante il processo del signor Hussein è di una tale gravità che conferisce alla privazione della sua libertà un carattere arbitrario” ha sottolineato il gruppo di lavoro dell’Onu. Proprio per questo è stato chiesto al governo iracheno di non eseguire la condanna a morte per impiccagione pronunciata il 5 novembre dal tribunale speciale di Baghdad al termine del processo per il massacro di 148 civili in un villaggio sciita nel 1980. Fra i “vizi di procedura” identificati dal gruppo Onu (composto da cinque giuristi internazionali indipendenti) durante il processo, spiccano “la mancanza di indipendenza e di imparzialità del tribunale”, il mancato accesso agli avvocati difensori e l’impossibilità per la difesa di far convocare testimoni. Misna