Toscana

In Toscana una «Rete» contro la verdura manipolata

DI SIMONE PITOSSIMais, soia, colza, barbabietola da zucchero, pomodoro, tabacco, patata. Ecco alcune delle specie vegetali interessate dall’attivazione di modificazione genetica, i cosiddetti «Ogm». E molti di questi prodotti – direttamente o indirettamente –finiscono nel piatto quotidiano di tutti. Ma la Toscana, prima regione italiana, dal 2000 ha vietato sul proprio territorio la coltivazione e la produzione di specie Ogm. Questo atteggiamento di cautela – sia per le conseguenze degli Ogm sulla salute dell’uomo, sia per la tutela della biodiversità nell’agricoltura – è stato via via condiviso da molte altre regioni europee. E così a Firenze è stata firmata una «Carta» comune per riunire e dare forza alle autonomie regionali attente ai rischi della contaminazione genetica in agricoltura e per fare in modo che possano parlare ad una sola voce ed esprimere tutto il loro peso di fronte alle istituzioni comunitarie.

È questo l’obiettivo di fondo della Rete delle regioni europee «Ogm free» che dopo un lungo cammino di incontri e confronti è nato su iniziativa della Toscana. L’invito del governo regionale è stato già accolto da diciannove regioni: Emilia Romagna, Marche, Lazio, Sardegna e Provincia autonoma dell’Alto Adige, il Salisburghese, l’Alta Austria, il Burgenland e la Stiria (Austria), l’Highlands & Islands (Scozia) e il Galles, lo Schleswig-Holstein (Germania), l’Ile de France, la Bretagna, l’Aquitania, il Limousin e il Poitou-Charentes (Francia), i Paesi Baschi, Drama-Xavala-Xanthi (Grecia).

«Siamo consapevoli che proprio su questo terreno, e in particolare sui delicati problemi della cosiddetta “coesistenza” con l’agricoltura transgenica, si giocherà una battaglia decisiva per il futuro delle economie rurali europee – spiega l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Tito Barbini –. La nostra non è una battaglia di retroguardia, siamo perfettamente consapevoli delle grandi potenzialità di questa nuova frontiera scientifica. Però ci è altrettanto chiaro l’altissimo livello di incertezza in relazione ai possibili rischi ambientali connessi ad una apertura incondizionata alle coltivazioni Ogm. E siamo convinti che questo è un rischio che non possiamo correre e che non dobbiamo far correre ai nostri agricoltori, soprattutto in una regione come la Toscana, che ha così fortemente scommesso su produzioni di qualità, biologiche e tradizionali. Se l’Unione europea si pone il problema di salvaguardare la libera scelta degli imprenditori che scelgono di coltivare Ogm, noi, proprio in base a questo stesso principio di libertà, intendiamo salvaguardare anche la libertà dei coltivatori tradizionali e biologici che vogliono continuare il loro lavoro».

E oggi, sulla base delle conoscenze attuali, questo è possibile non sulla base di una improbabile coesistenza, ma solo con il riconoscimento della possibilità di dichiarare «Ogm free» intere zone o territori regionali. In Toscana il controllo sulle colture è effettuato dall’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo–forestale. I controlli coinvolgono tutte quelle specie a rischio di modifiche genetiche. Ma, per il momento, niente paura. Tutti i controlli effettuati hanno dato esito negativo.

La scheda• Cos’è un Ogm?È un organismo il cui materiale genetico è stato modificato, in modo diverso da quanto si verifica in natura, mediante incrocio o con la ricombinazione genetica naturale. Gli Ogm sono ottenuti inserendo nel patrimonio genetico dell’organismo «ospite» pezzi di Dna di organismi diversi. • Quali sono i prodotti transgenici più coltivati?Piante transgeniche di colza, tabacco, soia, riso, cotone, patata, mais, zucca, pomodoro, sono autorizzate in Canada, Usa, Giappone. La Cina coltiva da circa dieci anni pomodoro, tabacco, riso, angurie. Anche i Paesi africani e la Bulgaria hanno avviato colture transgeniche. La pianta transgenica più coltivata è la soia, seguono il mais, cotone e colza e colture orticole. In Italia, al momento, nessuna coltura transgenica è autorizzata per la coltivazione, se non a titolo sperimentale. • La CartaQual è il significato della Carta che hanno firmato la Toscana e le altre 20 Regioni partecipanti? Un documento che riassume in dieci punti gli impegni futuri degli aderenti. Tra i punti sottoscritti, si segnalano quelli che prevedono la promozione di piani specifici a sostegno della coltivazione convenzionale e biologica; l’adozione di piani contro il rischio di contaminazione genetica a tutela di aree agricole con produzioni di qualità certificata o comunque con particolari vincoli per la salvaguardia della biodiversità, delle specificità produttive e del patrimonio ambientale; la proposta di un sistema di sanzioni in grado di attribuire i costi dei danni diretti ed indiretti ai soggetti che li hanno causati nonché di un appropriato sistema di tassazione che garantisca alle Regioni un fondo di garanzia e la copertura dei costi della coesistenza; il rispetto di rigorosi protocolli di sicurezza per la ricerca, da effettuare solo in aree a tale scopo autorizzate; il pieno sostegno al principio che le sementi da riproduzione devono essere Ogm free e cioè promuovere, come soglia di determinazione, non quella ammessa a livello comunitario dello 0,9 per cento, ma quella minima rilevabile; l’impegno a favorire la conclusione di accordi internazionali finalizzati a garantire approvvigionamenti di materie prime di alta qualità certificate Ogm free.