Toscana

JOHANNESBURG: SANTA SEDE, APPELLO ALLA «CONVERSIONE ECOLOGICA» E ALLA «SOLIDARIETÀ GLOBALE»

Un nuovo appello alla “conversione ecologica” e alla “globalizzazione della solidarietà”, attraverso “azioni rivolte allo sviluppo umano, economico e sociale” di cui devono farsi promotori Stati, governi o organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, chiamate ad essere “centro morale” del mondo, e non soltanto “istituzione amministrativa”. A lanciarlo è stato mons. Renato Martino, osservatore permanente presso la Santa Sede, intervenuto ieri al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, in corso a Johannesburg.

“Lo sviluppo – ha ricordato mons. Martino, il cui intervento è stato diffuso oggi dalla sala stampa vaticana – è prima di tutto una questione umana”, e la Santa Sede “continua ad esprimere la sua seria preoccupazione” per quelli che definisce “i tre pilastri dello sviluppo sostenibile” (economico, sociale e ambientale), richiamando i responsabili delle nazioni ai “valori” che devono ispirare tutte le “azioni e decisioni” in questo ambito, che sono sempre “direttamente legate” ad un “particolare contesto storico” e “alle idee di persona, società e bene comune”. Per la Santa Sede, quindi, “le misure giuridiche, economiche e tecniche non sono sufficienti a risolvere i problemi che ostacolano lo sviluppo sostenibile”, molti dei quali sono “di natura etica e morale” e richiedono “un profondo cambiamento nei modelli di consumo e di produzione tipici della civiltà moderna, soprattutto nei Paesi industrializzati”. Di qui l’attualità dei recenti e ripetuti appelli del Papa alla “conversione ecologica” e alla “globalizzazione della solidarietà”, attraverso la promozione di una “ecologia umana” che comporta precise “responsabilità” anche nel campo dell’educazione (segue).

La povertà assoluta, ha proseguito Martino, “continua ad affliggere troppi popoli nel mondo”, privi “dell’accesso ai servizi sociali di base”, come “acqua pulita, diritto alla salute o alla sicurezza”: senza contare i bambini “privi di educazione” e interi popoli alle prese con “devastazioni”, siccità e malattie mortali come l’Aids o la malaria. E’ per questo che oggi, ha affermato Martino, la “priorità” nel contesto della solidarietà va data “non solo al pieno sviluppo di tutti i popoli”, ma alla lotta contro la povertà, che “non può più essere definita oggi in termini puramente economici”.

“Nessuna parte o membro della famiglia umana – è, infatti, l’appello della Santa Sede – dovrebbe essere ridotta a vivere in condizioni sociali, economiche, ambientali, culturali o politiche subumane”, e “la povertà estrema è forse la più pervasiva e paralizzante violazione dei diritti umani nel mondo”; al contrario, nella logica della sussidiarietà, i poveri “devono essere considerati come soggetti che partecipano” ai programmi “locali, nazionali ed internazionali di sviluppo sostenibile”. Martino è entrato anche nel dettaglio dell'”agenda politica” dei Grandi della Terra, indicando tra gli obiettivi primari da perseguire l’accesso all’acqua, lo sviluppo agricolo ed il “buon governo”. E’ “responsabilità primaria” dei governi” garantire “un uso equo e sostenibile” delle risorse idriche mondiali, ha detto Martino, secondo il quale occorre anche garantire uno “sviluppo rurale” che permetta a metà della popolazione mondiale l’accesso ai “servizi sociali di base”.

Un “buon governo” che “consenta a tutti gli Stati, compresi quelli più poveri e più piccoli, di aver accesso al processo decisionale che determina la politica e la cooperazione internazionale”: questo l’altro auspicio della Santa Sede per una felice conclusione del summit di Johannesburg. Lo sviluppo sostenibile – ha concluso Martino augurandosi che l’Onu non sia solo “un’istituzione amministrativa”, ma divenga una sorta di “centro morale” composto dalla “famiglia delle nazioni” del mondo – passa attraverso “l’eliminazione della povertà, la protezione dell’ambiente, la promozione dei diritti umani”. Sir

L’intervento integrale (in inglese)