Toscana

LIBIA, MONS. MARTINELLI (TRIPOLI): AIUTATELI A TROVARE UN DIALOGO

Un appello alla comunità internazionale “ad aiutare i libici a trovare un cammino di dialogo”. Lo ha lanciato oggi al SIR mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario Apostolico di Tripoli, in Libia, mentre nel Paese si estende la rivolta, con fonti umanitarie che parlano di centinaia di morti e feriti e palazzi governativi in fiamme anche nella capitale. Intanto molte ambasciate stanno facendo rientrare i propri connazionali. Anche mons. Martinelli (in Libia dal 1971 come sacerdote, come vescovo dal 1985) ha ricevuto un invito a partire dall’ambasciata italiana, ma annuncia: “Non lascerò mai la Libia finché avrò respiro. E dove vado? Questa è la mia Chiesa. Me ne andrò solo se mi cacciano”. “E’ vero, stanotte sono bruciati alcuni palazzi, simboli del potere – conferma -. Ma nel resto della città la situazione è abbastanza tranquilla, non ci sono aggressioni particolari. Non sono in grado di confermare le cifre sulle vittime. Noi siamo stati chiusi dentro casa, ma da qui non sembra così grave come la stampa internazionale sta descrivendo”. Secondo il vescovo di Tripoli “si guarda alla Libia sempre con un certo sospetto. Forse è opportuno non aggravare questi giudizi, perché i libici sono molto allergici a queste forme un po’ superficiali e pregiudizievoli. Penso che bisognerebbe aiutarli a ritrovare un equilibrio per giudicare le cose con una certa serenità. Aiutarli, dall’esterno, a trovare un cammino di dialogo”. Mons. Martinelli non conferma le notizie su una possibile fuga di Gheddafi in Venezuela: “Non mi risulta che Gheddafi se ne sia andato. Ieri sera ha parlato il figlio in tv, è stato un po’ duro, ma non mi sembra ci sia stata una resa. Oggi non c’è movimento, la gente non esce di casa. Ma non vedo fughe in giro né allarmismi”. “È vero che molte famiglie partono perché la situazione non è sicura – prosegue – e che le ambasciate stanno evacuando il proprio personale e rimpatriando i propri cittadini. Anche le scuole straniere stanno chiudendo (italiana, spagnola, francese). Noi cerchiamo di capire cosa vogliono fare le religiose che operano negli ospedali. Purtroppo nella Cirenaica i feriti ci sono, e me lo hanno confermato, soprattutto nella zona di Beida. Ma le suore e le infermiere filippine non vogliono fuggire. Siamo qui per servire il popolo libico, in questo momento nessuno se la sente di lasciare”.“Forse qualcuno – aggiunge il vescovo di Tripoli – nelle diverse comunità sentirà il bisogno di uscire dal Paese, a causa della tensione o della stanchezza”. Mons. Martinelli è in contatto costante con il vescovo di Bengasi, dove la situazione è più critica. “Il vescovo è certamente preoccupato ma la chiesa è stata riaperta, la gente è andata a pregare, non c’è stato nessun attacco, siamo tranquilli. Stiamo vedendo come far partire qualche religiosa più stanca. Ma lui resterà a Bengasi”. La Chiesa cattolica ha chiesto anche la collaborazione dei musulmani nella zona di Beida, rimasta un pò isolata: “I musulmani sanno cosa significa il servizio delle religiose negli ospedali, per cui quando si chiede loro qualcosa non rifiutano mai di aiutarci”.Sir