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MEDIO ORIENTE, INTESA TRA HAMAS E AL-FATAH SU IMPLICITO RICONOSCIMENTO ISRAELE

Un’intesa sul ‘Documento di riconciliazione nazionale’ che potrebbe portare al riconoscimento dello stato di Israele è stata annunciata dalle due principali fazioni palestinesi, Hamas e al-Fatah. Lo hanno comunicato diversi esponenti dei due movimenti, tra cui Ibrahim Abu Najah di al-Fatah, coordinatore del ‘Supermo comitato per il dialogo nazionale’ incaricato di convincere Hamas a sostenere la proposta del presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per mettere fine alle sanzioni internazionali contro il governo palestinese e riaprire i colloqui di pace con Israele.

Il testo – noto anche come ‘Documento dei prigionieri’ perché è stato redatto da cinque dirigenti rappresentanti di tutte le fazioni palestinesi detenuti nella prigione israeliana di Hadarim – prevede la costituzione di uno stato palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza secondo i confini precedenti il conflitto dei Sei giorni del 1967 e quindi implicitamente riconosce uno stato israeliano. Per questo Hamas, che rivendica la sovranità sull’intero territorio palestinese all’epoca del mandato britannico e nega il diritto d’esistere a Israele, sinora lo aveva sempre respinto; per lo stesso motivo anche oggi la Jihad islamica – attraverso un suo portavoce – “respinge alcuni articoli del documento” ed “esprime riserve su altri articoli”.

Secondo il documento, inoltre, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) è l’unico rappresentante legittimo del popolo palestinese e Hamas – al governo dopo la vittoria alle elezioni del gennaio scorso – e la Jihad islamica possono diventare membri delle sue istituzioni.Secondo il capo della rappresentanza di al-Fatah in parlamento, Azzam al-Ahmed, “piccoli cambiamenti” sarebbero stati apportati al testo ‘dei prigionieri’. I dettagli verranno comunicati domani in una conferenza stampa, mentre questa sera i rappresentanti di Hamas e al-Fatah – ha poi comunicato Najah – si incontreranno con il presidente Abu Mazen e il primo ministro Ismail Haniyeh per la cerimonia della firma del documento e il presidente potrebbe decidere revocare il referendum che aveva convocato per il 26 luglio per avere il consenso popolare sul ‘Documento’ finora respinto da Hamas. Intanto resta la minaccia di una rappresaglia decisa dal governo di Tel Aviv dopo l’incursione delle Brigate Ezzedin al-Qassam – braccio armato di Hamas – e i Comitati di resistenza popolare nel territorio israeliano e il rapimento del soldato Gilad Shalit, per la cui liberazione hanno lanciato appelli sia al-Fatah sia il governo guidato da Hamas. Truppe e mezzi israeliani si stanno dispiegando lungo i confini con Gaza, mentre Israele ha respinto la richiesta di uno scambio di prigionieri avanzata dai sequestratori. Perciò si è pensato subito a un attacco aereo israeliano quando, a metà pomeriggio, un’esplosione ha distrutto un’auto nella citta’ di Khan Younis, nella parte meridionale della Striscia di Gaza, ferendo cinque passanti e uccidendo Hamza Abu Marhb, 21 anni, responsabile locale delle Brigate che si trovava a bordo del mezzo. Israele invece ha negato di “avere a che fare con l’esplosione di Gaza”, mentre qualcuno avanza il dubbio che il ragazzo portasse con sé dell’esplosivo deflagrato accidentalmente.Misna