Toscana

MEDIO ORIENTE, «MURO», PRESIDENTE PALESTINESE CONTRO SEPARAZIONE GERUSALEMME EST; CRITICO ANCHE SOLANA (UE)

“Non credo che l’adozione di queste misure da parte del governo israeliano porterà pace o sicurezza; vengono posti invece ostacoli sulla via della pacificazione”: lo ha detto il presidente palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto come Abu Mazen, respingendo il piano varato ieri dall’esecutivo del premier Ariel Sharon, che modifica il tracciato della cosiddetta ‘barriera’ nella zona est di Gerusalemme, isolando di fatto almeno 55.000 palestinesi entro il 1° settembre, data prevista per la fine dei lavori. Con il nuovo precorso, il ‘Muro della vergogna’ o ‘dell’apartheid’ – come lo chiamano in molti – separerà dal resto della città decine di migliaia di palestinesi che vivono in 4 località (Shuafat, Kafr Aqab, Anata e Qalandia), finora riconosciuti come residenti. Almeno 3.000 studenti – ma anche un numero imprecisato di operai, impiegati e tassisti – ogni giorno si recano a Gerusalemme: quando la gigantesca costruzione di cemento e filo spinato alta otto metri sarà completata, per accedere a Gerusalemme avranno solo 12 ingressi controllati 24 ore su 24, con disagi e prevedibili limitazioni di movimento ancora più gravi di quelle sofferte finora per i posti di blocco dell’esercito israeliano.

Anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana, oggi a Gerusalemme, ha criticato la decisione del governo israeliano, definendola “illegale” e motivo di nuovi problemi umanitari; Israele sta proseguendo la costruzione malgrado una sentenza della Corte internazionale dell’Aja (organismo consultivo dell’Onu) che nel 2002 aveva dichiarato illegale gran parte dei 700 chilometri della barriera, voluta da Sharon come difesa da attacchi terroristici. Misna