Toscana

MONS. DIEGO COLETTI (LIVORNO): NO ALLA GUERRA PREVENTIVA SI ALLA LOTTA AL TERRORISMO

“Il terrorismo va combattuto ed estirpato con decisione, con tutti i mezzi adeguati e leciti, anche facendo uso ponderato della forza per un proporzionato intervento di ordine pubblico, come si fa del resto contro ogni altra forma di criminalità”: è un passo dell’intervento di mons. Diego Coletti, vescovo di Livorno, durante la lectio divina di alcuni giorni fa, in occasione del secondo anniversario della sua ordinazione episcopale.

Pur ribadendo all’inizio della sua riflessione, svolta di fronte a centinaia di giovani, un chiaro e deciso “no ad ogni forma di violenza”, mons. Coletti ha sottolineato – a proposito della lotta al terrorismo – che questa possa avvenire da parte di una forza di ordine pubblico” e che comunque “deve essere giustificata dalle istituzioni internazionali, per quanto debole sia ancora oggi il loro ruolo e incerta la loro identità”.

Quanto alla minaccia sempre più concreta di un attacco all’Iraq da parte degli Stati Uniti, mons. Coletti ha aggiunto “l’assoluta condanna e l’assoluta contrarietà alla guerra come strumento per la soluzione dei conflitti e per l’affermazione della giustizia; e in particolare della guerra preventiva non sufficientemente motivata …”. Il vescovo invoca, a questo riguardo, tutti i tentativi per evitarla e l’impegno “ad escludere il sospetto di un sopruso del più forte sul più debole a difesa di inconfessati interessi commerciali”. L’ultimo aspetto trattato da mons. Coletti è stato quello della “ingiustizia internazionale”, “un divario scandaloso tra popoli interi che affogano nel superfluo e nello spreco e popoli interi ben più numerosi che affogano nella miseria più nera, che lascia il resto del mondo sostanzialmente indifferente”.

Il vescovo a questo punto ha citato i numerosi interventi del Papa sul tema della giustizia internazionale e ha quindi rivolto ai giovani la domanda su quanto “siamo pronti a pagare di persona il prezzo di una vera pace”. Ha quindi concluso invitando ad una “speranza forte di pace fondata sul paziente lavoro di costruzione di una nuova giustizia e di una vera fraternità universale”.Sir