Toscana
Nassiriya, un toscano tra i militari uccisi
La carica cava, aggiunge Termentini, può essere “quella di un normale razzo contro carro, oppure quella di una mina anti carro”; l’attivazione, poi, “può essere stata fatta a distanza o con accenditori elettronici di vario tipo, ad esempio magnetici. Un telecomando o un radiocomando”. In queste ore si è sviluppata una polemica sulla presunta inadeguatezza dei mezzi, ma secondo il generale Termentini “la corrazzatura del blindato è un problema irrilevante poiché difficilmente, anche con le blindature più pesanti, può essere fermato il potere perforante di un’arma a carica cava”.
Ugualmente, ad avviso dell’esperto, non è detto che sarebbe servito ad impedire l’esplosione quel particolare dispositivo che neutralizza i radiocomandi: “se anche i militari italiani lo avessero impiegato, nulla avrebbe potuto contro un sistema telecomandato via filo”. In ogni caso, “chiunque abbia assemblato le parti della carica cava – conclude Termentini – è una persona che deve avere alta professionalità nel settore specifico e altrettanta ottima manualità. Roba da esperti”.
Gli altri caduti sono il maresciallo Capo dei Carabinieri Franco Lattanzio, effettivo al Comando Provinciale Carabinieri di Chieti e il maresciallo Capo dei Carabinieri Carlo De Trizio, effettivo al Comando Provinciale di Roma – Nucleo Radiomobile. Ucciso anche un graduato della polizia militare rumena che viaggiava sul veicolo colpito dall’esplosione. Ferito grave un altro carabiniere italiano, Enrico Frassinito, 41 anni, in forza a Verona.
Le salme dei tre militari italiani uccisi in Iraq dovrebbero rientrare in Italia, a Roma, nel pomeriggio di sabato prossimo. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola. I funerali si terranno la mattina di martedì 2 maggio a Roma, probabilmente nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica. Per Ciardelli, funerali anche a Pisa.
Un minuto di raccoglimento silenzioso per i tre militari italiani e il graduato rumeno morti stamani a Nassirya ha aperto la seduta del consiglio regionale toscano. «L’assemblea – ha detto il presidente dell’assemblea Riccardo Nencini – porta la sua solidarietà alle famiglie delle vittime. E’ una tragedia – ha aggiunto – che segue quella del novembre 2003 dove morirono 12 carabinieri, 5 soldati e 2 civili italiani».
“Ho appreso con grande sgomento la notizia della tragica morte dei tre militari italiani a Nassiriya. In questo momento voglio innanzitutto esprimere il profondo dolore mio e dell’intera giunta regionale e la commossa e solidale partecipazione al lutto gravissimo dei familiari”. Questi i sentimenti di cordoglio espressi nei confronti delle vittime del gravissimo attentato in Iraq contro il convoglio militare italiano dal presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, che si trovava a Bruxelles per l’assemblea plenaria del Comitato delle Regioni. Un pensiero particolare il presidente Martini ha rivolto ai familiari del capitano Nicola Ciardelli, una delle tre vittime, originario di Avellino ma residente a Pisa, in servizio al 185° Reggimento artiglieria paracadutista di Livorno.
Il Comune di Pisa, dove era nato e viveva il capitano Nicola Ciardelli ha proclamato per venerdì 28 aprile una giornata di lutto cittadino. E’ stato anche convocato un consiglio comunale straordinario con all’ordine del giorno “il grave attentato di Nassiriya, la condanna del terrorismo, il dolore della città per le vittime e la solidarietà ai familiari”.
Appresa la notizia del gravissimo attentato di Nassiriya, il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi ha inviato un telegramma di cordoglio al Brigadiere Generale Antonio Satta, Comandante Generale della Folgore. “Ho appreso con profondo dolore – scrive Cosimi – la notizia della morte del Capitano dell’Esercito Nicola Ciardelli, in servizio al 185/mo reggimento di Livorno. Desidero innanzitutto esprimerLe, in questo momento di lutto la solidarietà umana mia personale e dell’Amministrazione comunale, per questo nuovo efferato atto terroristico”. “Le chiedo – aggiunge il sindaco – di estendere questi miei sentimenti di partecipazione e cordoglio anche ai familiari di Nicola, ed in modo particolare alla moglie ed ai genitori”.
Aveva imparato l’arabo per essere di maggiore aiuto quando era in missione: Carlo de Trizio era un ragazzo taciturno, tranquillo, e aveva scelto di far parte dell’Arma per passione. Aveva già partecipato ad altre missioni all’estero e ad aprile – a quanto si è appreso – era partito per andare in Iraq. Aveva salutato Gianni, il fratello più grande, sposato, titolare a Bisceglie di un’azienda di assistenza di depuratore delle acque, la mamma, casalinga, e il padre Nicola, che è direttore dell’ ufficio postale di Corato, dopo essere stato, fino ad un anno fa, dirigente dell’ufficio postale di Bisceglie. Due figli maschi, quindi, molto legati tra loro.
Il maresciallo capo dei carabinieri Franco Lattanzio aveva 38 anni ed era nato a Pacentro, un paesino di quasi 1.300 abitanti in provincia dell’Aquila. Lo si è appreso a Chieti dove si aggiunge che da otto anni Lattanzio era però in servizio al Nucleo operativo del reparto operativo del Comando provinciale di Chieti dei Carabinieri. Celibe e senza genitori, il carabiniere lascia un fratello e una sorella residenti al paesino natale e un’altra sorella emigrata in Australia.
Il carabiniere ferito è il maresciallo Enrico Frassinito, 41 anni. Nato nel Padovano ma residente a Sommacampagna (Verona), il militare era partito da Verona per l’Iraq circa un mese fa. Figlio dell’ex comandante della stazione carabinieri di Verona, Frassanito è un profondo conoscitore del mondo arabo, la cui lingua parla regolarmente, per aver frequentato alcuni corsi di specializzazione, è stato nella squadra antidroga dell’Arma a Roma e a Verona è il responsabile dell’aliquota notifiche.
Il militare rumeno morto insieme ai tre italiani è il caporale Hancu Bogdan, 28 anni. Bogdan faceva parte della Polizia militare rumena formata da 100 uomini e ospitata a Camp Mittica.
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