Toscana

Oratori, adesso si muova la Regione

DI ANDREA BERNARDINIAnche lo Stato laico «benedice» gli oratori parrocchiali. La Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza (404 voti a favore, 19 contrari e 14 astenuti) un disegno di legge in cui si riconosce la funzione sociale degli oratori e degli enti che svolgono attività simili. Non saranno destinate direttamente risorse – questo spetterà alle regioni –, ma si prevede, ad esempio, la possibilità di concedere in comodato (cioè in prestito e senza onere per lo Stato) beni mobili ed immobili statali. Le attrezzature fisse degli oratori saranno considerate opere di urbanizzazione secondaria, sgravate cioè di oneri come tutte le strutture di pubblica utilità.

«Si colma un vuoto – commenta il consigliere regionale di Forza Italia Piero Pizzi – e mi fa piacere che, in un periodo in cui i parlamentari si scontrano su tutto, tutti si siano, al contrario, trovati d’accordo sul ruolo unico ed insostituibile degli oratori».

«Da Silvio Berlusconi a Gianni Rivera… i nostri oratori sono stati frequentati da centinaia di migliaia di giovani, che oggi troviamo seduti in schieramenti diversi – commenta don Gianni D’Alessandro, delegato della regione salesiana tosco-ligure per gli oratori e prossimo parroco alla Sacra Famiglia a Firenze – non mi soprende, dunque, che il disegno di legge sia passato alla Camera a così larga maggioranza».

Il provvedimento è interessante perché avvalla e conferma le normative varate in questi anni da alcune regioni: in Abruzzo, Calabria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lazio. Non in Toscana, dove non esiste un preciso riferimento al finanziamento di attività giovanili oratoriane.

Giancarlo Niccolai, ex consigliere regionale Dc e presidente del Centro studi «Giuseppe Donati» di Pistoia, ha anche scritto ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale per sollecitare un provvedimento a favore degli oratori.

Per don Florio Giannini, presidente regionale dell’Anspi, la legge è una presa d’atto tardiva del lavoro svolto in tanti anni dagli oratori. Se possibilità di finanziamento ci saranno, sarà bene pubblicizzarlo: già in passato – commenta don Giannini – non abbiamo avuto accesso a contributi regionali a favore dell’associazionismo (quindi anche quello di tipo cattolico) perché non siamo stati capaci di organizzarci e spesso ci siamo presentati divisi. Utile, in questo senso, sarà anche la partecipazione dei cattolici ai tavoli di concertazione allestiti dalle istituzioni, quando si dovrà decidere di prevenzione sociale e politiche educative».

È un po’ quello che hanno fatto alcuni laici di Pontedera, che hanno avuto un finanziamento dall’ente locale per le attività dell’Azione cattolica ragazzi. Denaro pubblico importante: non tanto per l’importo in sé, ma perché in questo caso il comune ha riconosciuto alle proposte Acr «pari dignità» rispetto ad altre iniziative (cfr campi solari) gestite direttamente dalla pubblica amministrazione.

Ma le istituzioni cosa ne pensano? Angelo Passaleva, vicepresidente della Giunta regionale, ha la delega alle politiche sociali; attende l’approvazione definitiva del disegno di legge al Senato: «Mi auguro – commenta – che la legge possa essere anche finanziata dallo Stato, così come chiesto da un ordine del giorno che la accompagna. Certo, anche la Regione farà la propria parte. Studieremo come: non è detto che la Toscana debba dotarsi di un’apposita legge, potrà essere sufficiente far riferimento alla legge statale. Si potranno assumere direttamente provvedimenti di carattere finanziario, che potrebbero essere contemplati, ad esempio, nel piano sociale regionale». Lo strumento più adatto? «Non potrà essere un contributo a pioggia, ma, semmai, un finanziamento su progetti ed attività».

Monsignor Antonio Cecconi, responsabile dell’osservatorio giuridico-legislativo della Conferenza episcopale toscana, attende una normativa regionale. Ma invita anche le comunità parrocchiale a fare un serio investimento nella pastorale giovanile: dotandosi di oratori attrezzati, dove possano «convivere» sport ed attività ludica, teatro, cinema ed una buona biblioteca; e riempiendo di contenuti l’oratorio. Non sono sufficienti le strutture, servono anche animatori capaci di dare una impronta cristiana alla attività proposta.

La formazione degli operatori (e, in questo ambito, anche dei preti) è un nodo centrale nella qualificazione della vita degli oratori. «Una partita – commenta Marcello Tognoni, presidente regionale del Centro sportivo italiano – è un contenitore di per sé neutro. Molti lo riempiono di valori negativi, caricando, ad esempio, il giovane atleta di eccessive attese e sottoponendolo ad inevitabili delusioni. L’operatore cattolico dovrebbe sottolinearne, invece, i valori del confronto e della crescita “umana” e morale che si può trarre da un incontro sportivo. Sport ed attività ricreativa in genere, sono infatti terreno di pre-evangelizzazione».

Di qui la proposta di Tognoni, lanciata attraverso le colonne di TOSCANAoggi: «perché non promuovere, nelle singole diocesi, corsi di formazione per animatori degli oratori parrocchiali? I corsi potrebbero coinvolgere tutte le migliori forze educative cattoliche che esistono in questo ambito. Il Csi, in questo senso, è pronto a fare la propria parte». In alcune diocesi toscane già ci si è mossi. A Prato, ad esempio, il vescovo Simoni ha chiamato già dal ’95 i salesiani perché assumessero la responsabilità della pastorale giovanile ed anche l’onere della formazione di animatori di oratori, attraverso l’oratorio cittadino di Sant’Anna.

L’alternativa? Commenta monsignor Cecconi: «Attività ricreative, ludiche e sportive viste soprattutto come “fonte di reddito” per le parrocchie. O appaltate a gruppi di laici non sufficientemente formati. Diversi di loro, ad esempio, non riconoscono i valori che stanno dietro alla proposta di Csi, Acli, Anspi o Pgs e trovano indifferente affiliarsi ad enti di promozione sportiva e culturale di qualsiasi natura: solo perché la tessera… è più conveniente».

Ma insomma, cosa si chiede all’oratorio? «Una grande capacità di accoglienza e simpatia nei confronti dei giovani – conclude il salesiano don Gianni D’Alessandro – una grande pazienza: i risultati non vengono mai subito; un progetto: i giovani vengono negli oratori perché sanno di trovarvi un contenuto. E poi, almeno per gli oratori di noi salesiani, l’attenzione a tutti, anche a chi non fa vita di Chiesa. Diceva don Bosco: gli oratori sono la parrocchia di chi… non ha parrocchia».

Il testo della legge approvata alla CameraART. 1«… lo Stato riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta nella comunità locale, mediante le attività di oratorio o attività similari, dalle parrocchie e dagli istituti religiosi cattolici nonchè dalle altre confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato un’intesa, ferme restando le competenze delle regioni e degli enti locali in materia».

«… Le attività di cui al comma 1 sono finalizzate a favorire lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dei minori, degli adolescenti e dei giovani di qualsiasi nazionalità residenti nel territorio nazionale. Esse sono volte in particolare a promuovere la realizzazione di programmi, azioni e interventi, finalizzati alla diffusione dello sport e della solidarietà, alla promozione sociale e di iniziative culturali nel tempo libero e al contrasto dell’emarginazione sociale e della discriminazione razziale, del disagio e della devianza in ambito minorile, favorendo prioritariamente le attività svolte dai soggetti di cui al comma 1 presenti nelle realtà più disagiate».

ART. 2«… Gli immobili e le attrezzature fisse degli oratori e degli enti che svolgono attività similari ai sensi dell’articolo 1, comma 1, sono considerati opere di urbanizzazione secondaria».

«… L’accantonamento che i comuni sono tenuti a riservare per gli edifici di culto e le opere ad essi pertinenti è pari almeno all’8 per cento delle somme dovute in ragione d’anno per oneri di urbanizzazione secondaria. L’accantonamento è calcolato su tutti gli oneri di urbanizzazione secondaria, tenendo conto delle somme effettivamente riscosse e di quelle non introitate per effetto dello scomputo riconosciuto ai titolari della concessione edilizia per l’esecuzione diretta delle opere di urbanizzazione secondaria o per la cessione delle relative aree».

«… Le disposizioni… si applicano a decorrere dal 1º gennaio 2003».

ART. 3«… Ai fini della realizzazione delle finalità di cui alla presente legge, lo Stato, le regioni…, gli enti locali, nonchè le comunità montane possono concedere in comodato, ai soggetti di cui all’articolo 1, comma 1, beni mobili e immobili, senza oneri a carico della finanza pubblica».