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PAKISTAN, MORTE BHUTTO: CONDANNE E CORDOGLIO DAL MONDO; VIOLENZE NEL PAESE

Non si placano in Pakistan le violenze esplose dopo l’annuncio della morte dell’ex primo ministro e capo del partito di opposizione ‘Pakistan Peolple’s Party’ (Ppp) Benazir Bhutto, uccisa in un attentato mentre teneva un comizio a Rawalpindi. L’emittente ‘Dawn News’ riferisce che questo pomeriggio una forte esplosione è stata avvertita nei pressi della casa della Bhutto a Karachi, nel sud del paese, dove finora sarebbero già dieci i morti negli scontri tra manifestanti e polizia, che ha cercato di disperdere la folla con lacrimogeni e manganelli. Incidenti anche a Lahore, a est di Islamabad, dove colpi d’arma da fuoco sono stati sparati contro le abitazioni di sostenitori del presidente Pervez Musharraf. Ad alimentare la tensione, le dichiarazioni del marito dell’ex premier, che da Dubai ha accusato il governo di Musharraf di essere dietro l’omicidio di sua moglie. Altre cinque persone, inoltre, sarebbero morte in un attentato avvenuto quasi in contemporanea durante il raduno di un altro partito d’opposizione a Islamabad, al quale avrebbe dovuto partecipare il leader Nawaz Sharif. Non è chiaro se ci sia una relazione tra i due attentati. A nulla sono valsi gli appelli alla calma del presidente Musharraf che in un discorso alla nazione ha detto che “l’attentato è opera di terroristi” invitando i cittadini a non lasciarsi andare alle violenze e proclamando tre giorni di lutto nazionale. Le forze dell’ordine sono state messe in “alto stato di allerta” e cresce il timore che il paese, già provato da un attentato che nell’ottobre scorso – al rientro della Bhutto dopo otto anni di esilio – aveva causato la morte di 140 persone, sprofondi in ulteriori violenze.

Da Washington a Parigi, Bruxelles, Madrid, Londra, New Delhi, Roma, Mosca, e le principali capitali del mondo è arrivata la ferma condanna per l’atto “brutale”. Parole forti sono state espresse anche dal Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che si è detto “scioccato e scandalizzato da un assalto contro la stabilità in Pakistan e il processo democratico in corso”. Il Consiglio di Sicurezza ha deciso di riunirsi d’urgenza a porte chiuse alle 12 di New York, (le 18 in Italia): all’ordine del giorno una dichiarazione di condanna dell’attentato e una consultazione sulla situazione nel paese, mentre continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime. Fonti locali hanno precisato che si teme siano morti anche altri tre leader del partito del Popolo Pakistano (Ppp), Zumarad Khan, Shert Rehman e Rehman Malik.Sul fonte delle indagini non c’è ancora – contrariamente alle solite voci su al-Qaeda fatte circolare con la solita prontezza – alcuna rivendicazione dell’assassinio di Benazir Bhutto, il cui corpo in queste ore viene trasferito nel villaggio natale di Larkana nel sud del paese. La dinamica dell’attentato resta poco chiara : uno o due uomini sarebbero riusciti ad avvicinarsi alla ex-primo ministro e avrebbero sparato prima alla sua nuca con un’arma da fuoco, facendo poi esplodere un ordigno che oltre alla loro morte ha causato quella di almeno altre 16 persone. La Bhutto non sarebbe deceduta immediatamente ma soltanto dopo il ricovero in ospedale e un vano tentativo di intervento chirurgico. Intanto, mentre, il suo corpo veniva portato in ospedale e quindi trasferito senza vita verso l’aeroporto di Islamabad a bordo di una ambulanza che faceva fatica a farsi spazio tra la folla, suoi sostenitori protestavano con slogan anti-governativi; alla fine si sono contati almeno cinque morti a Karachi e incidenti anche a Rawalpindi, Multan, Muzaffarabad. Il corpo della Bhutto è stato imbarcato su un velivolo dell’aeronautica militare decollato dopo la mezzanotte locale in direzione dell’aeroporto di Sukkur; poco prima che venisse imbarcato, i tre figli e il marito Asif Zardari arrivati da Dubai, il paese dell’esilio, hanno avuto la possibilità di un estremo saluto e oggi potrebbero aver luogo le esequie. Zardari proveniva da Dubai perché gli Emirati Arabi Uniti erano casa del ‘clan’ Bhutto ormai dal 1999, da quando la due volte ex-primo ministro aveva preferito lasciare il suo paese in seguito a ripetute e pesanti accuse di corruzione ; nei due periodi trascorsi alla guida del governo (1988-1990 e 1993-1996) controversa era stata in particolare la figura del marito che ha scontato circa otto anni in carcere raggiungendo Dubai solo nel 2004. Per due volte la Bhutto ha governato, per due volte è stata costretta alle dimissioni per accuse di corruzione e malgoverno che, lei sottolineava, non erano mai passate in giudicato. Figlia di Zulfikar Bhutto, primo ministro pakistano destituito dal generale Zia ul-Haq nel 1977 e due anni dopo ucciso, educata tra Harvard e Oxford, la Bhutto, per il fatto stesso di essere donna di potere in un paese in cui le donne non hanno mai avuto molto spazio, aveva ottenuto l’appoggio di alcuni governi occidentali e in particolare di Washington che aveva voluto e “guidato” l’improbabile rientro in Pakistan in funzione di altrettanto improbabili elezioni. Oggi, a poche ore dalla morte, Zardari accusa dell’attentato il governo, il governo indica i terroristi, qua e là sbuca il solito fantasma di al-Qaeda. In attesa di una rivendicazione, se mai arriverà e sarà plausibile, le prossime ore potrebbero essere importanti per capire quel che sta avvenendo nel paese con le elezioni generali in programma a gennaio che un altro ex-primo ministro, Nawaz Sharif, ha appena annunciato di voler boicottare.

Fonte: Misna