Toscana

Se la Regione afferma che famiglia e unioni di fatto sono la stessa cosa

DI SIMONE PITOSSIAlle 19 di un caldo pomeriggio di mezza estate un Consiglio regionale semideserto e distratto ha votato e approvato due mozioni del centrosinistra a favore delle coppie di fatto. Da sottolineare che al momento del voto – oltre ad uno sparuto plotone di consiglieri della maggioranza – erano presenti solo quattro consiglieri del centrodestra e neanche uno della Margherita (in riunione di gruppo). Brillava poi l’assenza di Marisa Nicchi (Ds), una delle firmatarie del documento al «femminile». Tra l’altro, in quel momento, non c’era neanche il «numero legale» per votare. Ma, per un accordo non scritto, se si chiede la verifica del numero legale e questo non c’è, i tre quarti dei lavori della seduta vengono annullati. Così, i presenti hanno preferito tacere. Le mozioni in discussione erano tre. Ce n’era anche una contraria, presentata da Marco Carraresi del Ccd, e bocciata dall’aula. Per quanto riguarda quelle a favore delle coppie di fatto una era presentata da Pieraldo Ciucchi dei Socialisti democratici, l’altra dalle «diessine» Anna Annunziata, Bruna Giovannini e, come detto, Marisa Nicchi. Con il voto a favore – si legge nelle mozioni – il Consiglio si impegna a tutelare la dignità delle coppie e delle famiglie di fatto, favorendone l’«equiparazione» a quelle sposate, ai fini dell’accesso a benefici ed opportunità che sono o saranno previsti. Non solo. Secondo la mozione dello Sdi i diritti delle unioni di fatto dovranno riaffermarsi nel nuovo Statuto regionale. Il Consiglio invita poi Governo e Parlamento nazionale a promuovere «azioni positive» che non discriminino le diverse forme di relazioni affettiva.Sono affermazioni pesanti anche se, probabilmente, non avranno ricadute concrete nell’immediato. Lo Statuto infatti è ancora da scrivere e non sappiamo se sarà introdotto da un preambolo sui principi (lì dovrebbe trovare posto l’equiparazione delle coppie di fatto alla famiglia). Per il resto si tratta di affermazioni di principio rivolte soprattutto contro il Governo nazionale. Grave però è la ricaduta culturale che certi provvedimenti possono avere sul costume, sull’opinione pubblica e sulla formazione delle persone. Per i cattolici la difesa della famiglia fondata sul matrimonio, così come la delinea la Costituzione, rimane un punto di principio. Carraresi commentando l’esito del voto ha detto che «il matrimonio è il patto fondante della società ed è impossibile equipararlo ad altre forme di convivenza».

Ed è su questi temi che i cattolici, divisi dalla politica, dovrebbero ritrovarsi. La Margherita – forse anche per evitare spaccature interne tra cattolici e laici – non era presente al momento del voto. Questo è oggettivamente grave anche se la componente «popolare» non avrebbe certo potuto avallare le due mozioni della sinistra. «Se fossi stato in aula – ci ha confermato Gianluca Parrini – avrei votato contro le due mozioni della sinistra e a favore di quella di Carraresi».

La speranza è che questa unità di intenti diventi esplicita alla prossima puntata. Le occasioni non mancheranno.