Toscana

«Stella maris», 50 anni dalla parte dei bambini

di Andrea Bernardini

In principio era una semplice colonia marina, pensata dall’Opera diocesana di assistenza della diocesi di San Miniato (Pisa) per accogliere orfani di guerra o figli di genitori poverissimi. Bambini che avevano bisogno di tutto: di pane e companatico, di istruzione, di regole cui far affidamento per crescere – per dirla con le parole di don Bosco – come buoni cristiani e buoni cittadini. A Calambrone, nel lembo di terra che si affaccia sul mare al confine tra Pisa e Livorno, centinaia di ragazzini crebbero così insieme a operatori preparati e motivati. E, insieme a loro, coltivarono riconoscenza (e devozione) alla Madonna, Stella del mare, cui era intitolata quella colonia marina.

Poi, il 2 agosto del 1958, la Stella Maris divenne un centro di ricerca per i disturbi del cervello e della mente nei bambini e negli adolescenti, probabilmente uno dei primi nati nel dopoguerra. Una evoluzione favorita da una convenzione tra l’Opera di assistenza di San Miniato e due istituti dell’università di Pisa, la clinica neurologica e quella pediatrica. Monsignor Aladino Cheti, prete sanminiatese, primo presidente dell’Istituto, intuì che quel servizio poteva avere un futuro, se solo vi avessero lavorato fior di professionisti. Li andò a cercare, li trovò nell’ateneo locale… nel 1970 Stella Maris divenne un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, sede universitaria frequentata da centinaia di allievi, di corsi di laurea e specializzazione di medicina, psicologia, pedagogia, riabilitazione; per diventare infine un centro qualificato di ricerca e struttura di terzo livello del Servizio sanitario nazionale.

Sopravvissuta a riforme e razionalizzazioni, adesso può celebrare, a buon diritto, cinquant’anni di vita. Lo ha fatto nei giorni scorsi in un convegno commemorativo molto partecipato, ospitato nel nuovo padiglione e a cui sono intervenute autorità religiose (il vescovo di San Miniato Fausto Tardelli) e civili (il vicepresidente della giunta regionale Federico Gelli, il presidente dell’amministrazione provinciale Andrea Pieroni, il sindaco di Pisa Paolo Filippeschi), i vertici dell’istituto, ma anche i dipendenti e gli ex dipendenti, i genitori dei ragazzi in cura, i volontari che vi prestano servizio.

È toccato al professor Pietro Pfanner, direttore scientifico della struttura, uno dei primi «giovani medici» della Stella Maris – cui il pubblico ha tributato un lunghissimo applauso – ricordare la figura di don Aladino e la storia della Fondazione, «voluta per morta» da alcuni correnti antipsichiatriche in voga negli anni Settanta ed Ottanta in più di un’occasione; ed invece ancora oggi all’avanguardia nella neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Ogni anno i medici della Stella Maris accolgono alcune migliaia – in visite ambulatoriali, ricoveri in day hospital e ordinari – di neonati e lattanti con patologie cerebrali, bambini con paralisi cerebrali e disturbi sensoriali precoci, con disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, epilettici, anoressici, bulimici, schizofrenici, borderline. Bambini e genitori – come hanno testimoniato le famiglie – trovano qui un ambiente caldo e collaborativo, un’empatia con i medici e gli operatori così importante in situazioni tanto delicate.

Insieme alla struttura di Calambrone, la Fondazione Stella Maris vanta anche un centro di riabilitazione a San Miniato (la Casa Verde, che presto sarà ampliata e ristrutturata: appuntamento per la posa della prima pietra al prossimo 5 luglio); una residenza socio-sanitaria, un centro diurno di riabilitazione psichiatrica per adolescenti in località La Scala e, infine, una residenza sanitaria per disabili a Montalto di Fauglia.E tutto questo grazie alla perseveranza e alla passione di tanti presidenti (da Corrado Corghi a Piero Pizzi, da Paolo Moneta a Carlo Casarosa, da Giuseppe Bicocchi fino all’attuale avvocato Giuliano Maffei), e consiglieri (da Francesco Donato Busnelli a Alfredo Porcaro o Mario Campa): tutti ricordati e premiati insieme ai tanti medici ed operatori sanitari che hanno servito la struttura per 30 o 25 anni. La schedaL’ultima sfida si chiama «Imago7»

L’ultima sfida ha il nome di progetto Imago 7 e prevede l’acquisizione e l’installazione di un tomografo di risonanza magnetica ad altissimo campo, 7 Testla. Una macchina che rende possibili ricerche innovative sul cervello umano, consentendo di effettuare analisi altrimenti inaccessibili: favorisce la conoscenza dello sviluppo normale o patologico, offre l’opportunità di comprendere le cause dei disturbi e programmare come prevenirne il degrado e curarli. E, soprattutto, non è invasiva. In Italia sono in funzione unicamente tomografi da 1.5 testla, e pochi da 3 tesla, ma non esistono apparati di potenza superiore dedicati esclusivamente alla ricerca. La macchina sarà operativa entro due anni in un’edificio appositamente costruito a Calambrone. Il tomografo verrà acquisito da un’apposita Fondazione di ricerca, costituita dall’IRCCS Stella Maris, ente promotore, e da un consorzio di sostenitori: l’Università di Pisa, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e l’Irccs Medea di Bosisio Parini (Lecco). Generoso è il sostegno finanziario assicurato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa.