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TERRA SANTA, SHARON: PIANO DI PACE UNILATERALE. ACCELERA COSTRUZIONE DEL MURO

“Ci opporremmo a qualsiasi passo unilaterale che blocchi la strada verso i negoziati previsti dal tracciato di pace, la cosiddetta roadmap, che porta alla visione dei due Stati”: lo ha detto Scott McClellan, portavoce della Casa Bianca, commentando il discorso con cui oggi il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, parlando a Tel Aviv, al termine di un seminario internazionale durato tre giorni, ha annunciato un eventuale piano unilaterale di “disengagement”,di ‘disimpegno”, dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. “Gli Stati Uniti sono convinti che qualsiasi soluzione vada negoziata e si opporrebbero a qualsiasi tentativo, qualsiasi tentativo israeliano, di imporre una soluzione” ha aggiunto il portavoce americano. “Sono molto frustrato” ha detto alla televisione israeliana Shimon Peres, leader del partito laburista, aggiungendo: “Nel discorso che abbiamo sentito non c’era niente di nuovo”. Molto attese e ultrarilanciate dai mezzi d’informazione internazionali d’ogni tipo, le parole di Sharon, al di là dello spazio e dell’attenzione che è stata da molti loro riservata, non sembrano contenere grandi elementi di novità rispetto all’attuale stato dei fatti. E’ il concetto di ‘disimpegno unilaterale’ l’elemento forse più significativo, ma anche quello che ha provocato non solo la reazione della Casa Bianca e di Peres ma anche molti altri commenti negativi provenienti dai capi opposti dello schieramento mediorientale, sia sul fronte palestinese che su quello dei coloni. Il primo ministro palestinese Abu Ala si è detto semplicemente “deluso dalle minacce”; il capo di un consiglio di coloni a nord di Gerusalemme, Pinchas Wallerstein, ha dichiarato: “Sharon sta dando un premio al terrore e sta distruggendo la visione della Terra d’Israele”; Saeb Erekat, principale negoziatore palestinese, ha aggiunto: “Seguendo questa impostazione unilaterale, gli israeliani faranno la pace solo con gli israeliani”; il portavoce dei coloni Yehoshua Mor-Yosef ha definto il discorso “un progetto di illusioni che faranno aumentare il terrore”.

L’unica altra relativa novità è costituita forse dall’annuncio che verrà accelerata la realizzazione del cosiddetto “muro della vergogna”, da taluni definito “del pianto e della vergogna”; quello che Tel Aviv, nonostante le crescenti pressioni internazionali e statunitensi, continua a erigere sostenendo che si tratta di uno strumento di sicurezza contro il terrorismo ma che in effetti sposta sotto il controllo israeliano grandi pezzi di territorio palestinese, rendendo più ardua che mai la sopravvivenza di centinaiaia di migliaia di palestinesi. Con andamento serpentino, per i primi circa 150 chilometri circa già completati, la barriera include trincee, torrette di guardia, filo spinato, ammassi di terra e ostacoli di vario genere. Gli altri 365 chilometri appena approvati per un lungo percorso più a sud, entrando profondamente in Cisgiordnia, secondo un rapporto dell’Onu sono destinati a isolare 274mila palestinesi in piccole enclaves e a bloccare l’accesso di altri 400mila ai loro campi, ai posti di lavoro, alle scuole e agli ospedali. Forse anche per questo, sia pur scontentando in pratica tutti, Sharon può parlare di eventuale “ disimpegno unilaterale”. Misna