Toscana

Terra Santa, nasce un coordinamento toscano per rilanciare i pellegrinaggi

Rilanciare i pellegrinaggi in Terra Santa. Questo l’obiettivo di un coordinamento che si è costituito giovedì scorso, 28 aprile, a Fiesole. L’input arriva dai Vescovi della Toscana, in particolare da mons. Rodolfo Cetoloni, da sempre «amico» della Terra Santa. «La Fondazione Giovanni Paolo II, il settimanale Toscana Oggi, con gli Uffici pastorali della diocesi di Fiesole – spiega Carla Gonfiotti, incaricata pellegrinaggi fiesolana – si sono resi disponibili per coordinare, per chi lo desidera, eventuali pellegrinaggi di singole Diocesi o tra più Diocesi. Andare in pellegrinaggio in Terra Santa è dire a quei popoli non siete soli, i vostri problemi ci riguardano; con il pellegrinaggio diciamo ai nostri fratelli cristiani, pietre vive di Terra Santa, che siamo in comunione con loro e con la terra dove tutti siamo nati alla fede».

Le proposte da portare avanti nel 2016 sono varie. «Innanzitutto – spiega il vescovo Cetoloni – incoraggiare ed invitare ogni Diocesi toscana ad organizzare un Pellegrinaggio in Terra Santa. Poi, fornire aiuti e collaborazione a chi avesse qualche difficoltà. Questo impegno permetterà di realizzare qualche pellegrinaggio unendo piccoli gruppi da varie diocesi. Infine, organizzare un pellegrinaggio regionale in Terra Santa dal 28 dicembre al 4 gennaio per fare Capodanno a Gerusalemme».

Per info: Uffici pastorali della Diocesi di Fiesole, tel. 055/9154156, mail up@diocesifiesole.it.

Pizzaballa: «Il 2015 anno horribilis

Il 2015 è stato l’«anno horribilis» per i Pellegrinaggi in Terra Santa. A lanciare l’allarme è padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. «Da tempo – sottolinea aprendo il suo intervento all’incontro a Fiesole – soprattutto a causa della paura ingenerata dalle guerre in Medio Oriente e dagli attentati i pellegrinaggi in Terra Santa conoscono un drammatico calo». E, in particolare, sono diminuiti del 40% i pellegrini italiani che, tradizionalmente, erano i più numerosi a visitare i Luoghi santi dopo gli americani.

Ma le cose stanno cambiando velocemente. Nel 2015 sono stati 274 mila i pellegrini cristiani (un terzo di questi non cattolici): il dato più basso di sempre. Al primo posto ci sono quelli che provengono dagli Stati Uniti, poi i polacchi che hanno sorpassato gli italiani. In quarta e quinta posizione paesi dell’Asia, una vera e propria novità: Indonesia e India. E la vecchia Europa – con Francia, Spagna e Germania – sta scivolando nelle parti meno nobili della «classifica» dei pellegrini. Sale quindi il continente asiatico e scende l’Europa. Scendono i cattolici e salgono i non cattolici. Prima dal Vecchio continente e dagli Stati Uniti arrivavano i 2/3 dei pellegrini. Adesso siamo al 50%. E il rapporto continua scendere. Nel 2016 sembra ci sia una leggera ripresa dei pellegrinaggi: nei primi quattro mesi i pellegrini sono stati 117 mila (appena 8 mila dall’Italia).

Dopo aver citato questi numeri, padre Pizzaballa ricorda che «Gerusalemme e i Luoghi Santi cristiani rimangono fino ad oggi un segno fondamentale della fede e della testimonianza della vita, morte e resurrezione di Gesù» e soprattutto invita a «non abbandonare la Terra Santa». Perché «non c’è alcun ragionevole motivo per non organizzare un pellegrinaggio nei Luoghi Santi». «La sicurezza – sottolinea – nei santuari e nelle zone frequentate dai pellegrini è garantita. E i cristiani di Terra Santa hanno bisogno più che mai della presenza e del sostegno dei pellegrini che si recano qui in preghiera da ogni parte del mondo». Insomma, la paura che spesso aleggia e porta a cancellare i viaggi non trova fondamenti reali.

«Tutti i cristiani, anche i più lontani, – continua – guardano alla Terra Santa per trovare in questi segni le proprie radici e il senso autentico della loro missione in tutto il mondo. In Terra Santa si può leggere la vita di Gesù, scuola di Vangelo. Qui si può imparare a guardare, ascoltare, meditare, assaporare il silenzio per cogliere il significato profondo e misterioso del Suo passaggio. L’ambiente che incornicia il Suo soggiorno fra noi ci rimanda a luoghi, costumi, colori, profumi. Gli stessi che Gesù ha conosciuto quando si è rivelato al mondo». Ma, sottolinea padre Pizzaballa, «Gerusalemme senza i pellegrini non è Gerusalemme».

Non solo. «In Terra Santa – spiega il Custode – i cristiani sono una minoranza, una presenza esigua ma dal cuore ardente. E non sono mai scomparsi». Anche se adesso i numeri sono davvero preoccupanti. Nella sola Gerusalemme a fronte di mezzo milione di ebrei e di 250 mila musulmani ci sono soltanto 11 mila cristiani. Il pellegrinaggio è dunque importante perché «porta solidarietà alle Chiese e lavoro alle famiglie, cristiane e non solo».

«La presenza di una comunità cristiana, seppur piccola, – continua – è importante affinché i Luoghi santi non diventino musei e opere d’arte religiose destinati ad essere ammirati da turisti ma centri di culto dove sia ben vivo il senso d’appartenenza religiosa». Insomma, i cristiani sono le «pietre vive» della Terra Santa. «E allora proprio per salvaguardare questa presenza – conclude padre Pizzaballa – è importante lavorare perché un pellegrinaggio in Terra Santa sia una testimonianza di pace e di dialogo».