Toscana

Terricciola, i «livelli» della discordia

La Diocesi di Volterra fa autocritica scusandosi con i duecento abitanti di Terricciola per la «motivata angustia e preoccupazione» causata dalla richiesta della parrocchia di San Donato di versare entro il 31 gennaio 2003 i «livelli» per gli anni 1998-2002. Importi che vanno da poche decine a migliaia di euro e che in un caso, complice un errore di trascrizione (infatti l’importo in lettere è corretto) ha raggiunto l’astronomica cifra di 556.725 euro, circa un miliardo delle vecchie lire, per 6 mila metri quadri di vigneto.

Dopo le polemiche che hanno occupato per giorni paginate intere sui quotidiani locali («La Chiesa torna al medioevo», titolava domenica scorsa «Il Tirreno») e che sono approdate anche a quelli nazionali, una nuova lettera, firmata dall’economo generale della Diocesi, don Luciano Ticciati, e dal parroco di Terricciola, don Carino Guidi sta arrivando nelle case dei «morosi». «Siamo sinceramente dispiaciuti – si legge nella nuova missiva – che nelle mani dei destinatari sia finito un documento che ha tutta l’aria di una “cartella” da pagare. Non era e non è affatto questa l’intenzione della Parrocchia» che voleva far «appello non all’esattore delle tasse, ma alla conoscenza ed alla coscienza delle persone», ben consapevole che «il valore della Chiesa non è nei soldi ma nella stima e nella condivisione della gente».L’intenzione era infatti tutt’altra. «L’obiettivo della Parrocchia nel ricercare i “livelli” – si legge ancora nella nuova missiva – era duplice: da un lato voleva portare a conoscenza degli interessati che su qualche proprietà di cui privatamente e legittimamente godono c’è anche una specifica finalità sociale, destinata proprio alla salvaguardia di quel bene che sta andando in rovina; d’altro canto voleva riuscire a salvare e trasmettere integro quel patrimonio artistico, culturale, religioso e di servizio alla collettività che è presente in Valdera».Il parroco di Terricciola, don Carino, si è infatti trovato in una situazione di assoluta emergenza, «con molti edifici religiosi, strutture, spesso imponenti e di elevato valore storico ed artistico, necessarie alla vita della Comunità Cristiana e care alla memoria ed alla vita di un popolo», ridotti in precarie condizioni. Emergenza alla quale non può far fronte la parrocchia da sola. «L’appello ad Enti pubblici e privati – precisa la lettera – è normalmente praticato dalla nostra Amministrazione Diocesana, ma i risultati che riusciamo a raggiungere non sono sufficienti alle necessità (non si dimentichi che Volterra è una piccola Diocesi e per molti Enti, specialmente privati, non offre un adeguato ritorno di immagine)». Da qui l’idea di rispolverare i vecchi «livelli», che non sono delle tasse, ma «piccole rendite annue, di solito assai modeste, che un proprietario, volontariamente e legittimamente, con atto notarile, destinava ad uno scopo sociale: ospedali, orfanotrofi, università, chiese, confraternite». E quando la proprietà passava di mano il «livello» manteneva intatto tutto il suo valore, anche se negli ultimi anni sembra che qualche notaio non se ne sia accorto garantendo al compratore «disponibilità, libertà da censi, livelli, canoni, vincoli, trascrizioni pregiudizievoli, privilegi ed ipoteche», secondo la formula di rito. Eppure «la maggior parte di questi “livelli” non sono vecchi di secoli, ma nuovamente trascritti nel 1942 e tre anni fa un abitante di Terricciola chiese ed ottenne dalla Curia di «affrancarsi» da questo obbligo. E questa fu la strada seguita due anni fa nella vicina frazione di Soiana, appartenente alla diocesi di San Miniato, allorché i cittadini, informati della situazione, si «affrancarono» in massa con un patteggiamento.Sembra questa la strada indicata adesso anche dalla Diocesi di Volterra. La nuova lettera si chiude infatti con una dichiarazione di disponibilità «a qualsiasi soluzione anche a quella di riconsiderare la richiesta avanzata, purché si riesca insieme a trovare un modo efficace per non perdere quanto di bello e di valido il tempo e la volontà della gente di Terricciola e di Valdera ha posto nelle nostre mani». Del resto trovare un accordo è nell’interesse degli stessi proprietari che si trovano tra le mani dei beni gravati di un «livello», che pagato o no, è «riconosciuto dalla legge civile e può sminuire il valore commerciale della proprietà stessa».C.T.

LE PRECISAZIONI DELLA CURIA SULLA RICHIESTA DI RISCOSSIONE DEI LIVELLI