Toscana

Un nuovo umanesimo per un rinnovato impegno nella società

«Dobbiamo chiederci, noi per primi, con verità che non ha difese, se ci siano ancora dei cattolici in politica e nell’impegno sociale, se le nostre chiese abbiano la forza e la sensibilità per generarne». Così Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e vicepresidente dei vescovi toscani, nel saluto alla prima Settimana sociale dei cattolici toscani che si è aperta nel pomeriggio a Pistoia e che vede convenire, nei tre giorni di lavoro, circa 400 fra delegati e responsabili di associazioni ecclesiali toscane.

Ricordato come fu proprio Pistoia, nel 1907, a ospitare la prima delle Settimane sociali dei cattolici italiani, il vescovo Bianchi ha sottolineato «la dimensione sociale della fede» e la necessità che i cattolici «siano portatori di una visione evangelica della storia, capaci di spirituale discernimento, di dare nuovo e vigoroso significato alle nostre antiche parole, di collaborazione con identità culturali diverse, di mediazione e realismo, di porsi ove occorra come segno di contraddizione». Forte l’invito del vicepresidente della Conferenza episcopale toscana alle comunità cristiane della regione affinché «si riapproprino del pensiero sociale cristiano, ne impastino la loro cultura e la loro coscienza, la rendano mentalità di popolo perché nuove identità cristiane si mettano in gioco, a vari livelli, nel presente e nel futuro della Regione».

«Assicuro un forte impegno nella riforma della legge elettorale», ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, nel suo saluto. «La politica ha perso credibilità – ha aggiunto il governatore – la meglio gioventù si è allontanata dalla politica: è dunque necessario rimotivare i giovani alla politica che, per perdere credibilità, ha fatto molto. E in questo la stessa Chiesa può dare un contributo importante».

Rossi si è anche soffermato sulle sempre maggiori precarietà riscontrabili nella nostra regione («un pezzo importante della Toscana è precipitato nella povertà. Il nostro obiettivo, insieme con le articolazioni delle parrocchie e con le vostre associazioni, sta nel non lasciare in questa nostra regione nessuno fuori»).

Il saluto della città è stato portato dal sindaco Samuele Bertinelli: «Questa vostra iniziativa di Chiese toscane – ha detto il sindaco – pone temi giusti su cui porre domande giuste per l’impegno di tutti, credenti e non credenti»).

«Un nuovo umanesimo, basato sul primato della relazione, che può essere riproposto per agire, in maniera consapevole e motivata, all’interno delle nostre comunità». È il «cambiamento di rotta» indicato da Adriano Fabris, ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa, nella relazione introduttiva basata sui cinque punti sui quali, nell’ottobre 2010 a Reggio Calabria, la comunità ecclesiale italiana basò la sua ultima Settimana sociale nazionale: lavoro, educazione; inclusione, mobilità sociale e transizione istituzionale.

Sottolineato l’elemento che unisce i cinque ambiti («l’assunzione esplicita di una responsabilità per il bene comune»), Fabris ha proseguito con una analisi sulla mentalità oggi comune: «Viviamo nell’epoca di un individualismo esasperato» dove la stessa idea di politica si è radicalmente trasformata dalla concezione originaria («interessarsi della cosa pubblica, degli affari della città») a «un gioco in cui diverse parti si confrontano fra loro per avere sopravvento l’una sull’altra dando l’idea che tutto sia lecito».

L’apporto odierno dei cattolici alla propria città sta dunque proprio nell’invertire la mentalità predominante, nel camminare controcorrente. Un «cambio di rotta» sul quale domani si concentreranno i lavori di gruppo sui cinque ambiti dopo le relazioni, tra gli altri, del vescovo Giovanni Santucci e dell’economista Luigino Bruni. Domenica le conclusioni del cardinale Giuseppe Betori e la Messa nella cattedrale di Pistoia.