Vita Chiesa

Aids: Progetto nazionale Caritas. 39mila destinatari, 16 diocesi, pluralità di interventi

Sull’Hiv e sull’Aids «l’attenzione della Caritas e della Chiesa tutta è sempre stata costante», sebbene in generale «questo tema così importante sia ormai latente e poco considerato». Lo ha sottolineato don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, aprendo la Giornata di presentazione dei risultati del Progetto nazionale Hiv/Aids, che si è svolto da settembre 2014 a giugno 2017 coinvolgendo 16 diocesi. «Condividere i risultati è un modo per compiere un cammino e dal punto di vista pastorale significa mettere in evidenza lo stile sinodale che deve caratterizzare ogni azione della Chiesa», ha spiegato don Soddu che ha voluto esprimere un ringraziamento ad operatori e consulenti impegnati in un Progetto che affonda le radici nel 2013 e «che non concludiamo». Negli anni, «la Caritas ha attenzionato il tema in vario modo e con una presenza costante all’interno della Consulta del Ministero», gli ha fatto eco Cinzia Neglia, dell’Ufficio promozione umana della Caritas, ricordando che il Progetto nazionale Hiv/Aids è stato innovativo per la metodologia usata, in quanto obiettivi, destinatari, contenuti e strumenti sono stati ideati da un Tavolo di lavoro con le diocesi partecipanti coordinati da una cabina di regia di Caritas italiana, con un team di valutatori esterni. Inoltre, ha aggiunto Neglia, il Progetto «non è stato finanziato con i fondi dell’8xmille, ma con risorse specifiche, senza un budget definito, ma connesso alle azioni realizzate nelle diocesi coinvolte».

Quasi 39mila destinatari diretti, soprattutto giovani, circa 400 interventi realizzati in 16 diocesi per un totale di 7.000 ore. Sono questi i principali risultati del Progetto nazionale Hiv/Aids di Caritas italiana che si è svolto da settembre 2014 a giugno 2017 con l’obiettivo di riportare l’attenzione sul tema e promuovere l’impegno della comunità cristiana attraverso la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione. «Il Progetto ha lasciato un’impronta rilevante in quanto ha avuto circa 39mila persone direttamente coinvolte nelle azioni, con un netto aumento dei destinatari giovani, raggiunti in luoghi diversi tra i quali gli oratori, le parrocchie, le scuole, ma anche le case alloggio», ha spiegato Maurizio Marceca, del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma, intervenendo a Roma alla Giornata di presentazione dei risultati del Progetto Hiv/Aids della Caritas Italiana. «Tra la prima e la seconda edizione si è registrata una diminuzione degli interventi di sensibilizzazione a favore di quelli mirati all’informazione e alla formazione», ha evidenziato Marceca, sottolineando che nella seconda edizione «oltre agli interventi pubblici, si sono messe in atto azioni preparatorie per 2.400 ore e azioni trasversali di supporto». Non solo: «Rispetto a quanto programmato, sono state realizzate nuove azioni e alcune diocesi si sono specializzate in determinate aree», ha concluso l’esperto.

Partirà in alcune scuole italiane la sperimentazione della «valigetta degli attrezzi» per costruire «percorsi formativi sul tema dell’Hiv e dell’Aids in ottica multidisciplinare e curricolare». Lo ha annunciato Paolo Meli, responsabile del Tavolo Hiv/Aids della diocesi di Bergamo. La «valigetta», composta da contenuti teorici e da strumenti operativi, come slide, schede, spot, è infatti uno dei frutti del Progetto che ha avuto tra i destinatari proprio gli studenti. Dopo una fase di sperimentazione, la «valigetta» sarà aggiornata e messa a disposizione delle scuole sull’intero territorio nazionale. «Se i docenti si mettono in gioco ed hanno le idee chiare, è possibile lavorare sul tema in modo costante», ha osservato Meli evidenziando che si tratta di «una sfida alta ma percorribile».

Se le scuole rappresentano un luogo fondamentale per la sensibilizzazione e la formazione a partire «da un ingaggio attivo dei docenti», resta una maggiore difficoltà nelle realtà parrocchiali. «Lo stigma ancora persiste», ha ammesso Lidia Caracciolo, della Caritas di Reggio-Calabria Bova che ha «messo in luce la resistenza a trattare il tema dell’Hiv e dell’Aids nelle parrocchie e a proporre cicli di incontri».