Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, A SAN PAOLO FUORI LE MURA: COMPITO DEI CRISTIANI ESSERE LUCE DEL MONDO

“Deus caritas est (Dio è amore). Su questa solida roccia poggia la fede della Chiesa” e, in particolare, “la paziente ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo: fissando lo sguardo su questa verità, culmine della divina rivelazione, le divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non ci scoraggiano”. È quanto ha affermato Benedetto XVI presiedendo oggi pomeriggio, nella basilica di San Paolo fuori le mura, i vespri nella festa della conversione di San Paolo, celebrati a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

“Alla base dell’impegno ecumenico c’è la conversione del cuore”, ha detto il Papa nell’omelia, richiamando la sua prima Enciclica (Deus caritas est), dedicata al tema dell’amore e pubblicata proprio oggi. Una “felice coincidenza” che, ha sottolineato, “ci invita a considerare questo nostro incontro, ma, ben più in là, tutto il cammino ecumenico nella luce dell’amore di Dio, dell’Amore che è Dio”. “L’amore vero – ha spiegato il Pontefice – non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall’esterno, ma che dall’interno dà forma, per così dire, all’insieme. È il mistero della comunione, che come unisce l’uomo e la donna in quella comunità d’amore e di vita che è il matrimonio, così forma la Chiesa quale comunità d’amore, componendo in unità una multiforme ricchezza di doni, di tradizioni”.

“L’auspicato compimento dell’unità dipende in primo luogo dalla volontà di Dio”, e “noi cristiani abbiamo il compito di essere, in Europa e tra tutti i popoli, luce del mondo”. Così Benedetto XVI, presiedendo oggi pomeriggio, nella basilica di San Paolo fuori le mura, i vespri celebrati a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Richiamando il tema della Settimana, “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, il Papa ha osservato che è la presenza di Cristo a rendere “efficace la preghiera comune di coloro che sono riuniti nel suo nome”. Rievocando i 40 anni dalla “prima preghiera comune”, celebrata il 5 dicembre 1965 nella stessa basilica da Paolo VI, a conclusione del Concilio Vaticano II, e la tradizione, mantenuta da Giovanni Paolo II, di concludere nel medesimo luogo la Settimana di preghiera, Benedetto XVI ha rivolto un saluto ai “fratelli delle altre Chiese e Comunità ecclesiali” di Roma e, in particolare, al gruppo dei delegati di Chiese, Conferenze episcopali, Comunità cristiane e organismi ecumenici presenti in basilica, che stanno partecipando a Roma al primo incontro di preparazione alla Terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu (in Romania, 4-8 settembre 2007). “Sì cari fratelli e sorelle – ha detto il Papa, richiamando il tema dell’assemblea (La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa) – noi cristiani abbiamo il compito di essere, in Europa e tra tutti i popoli, luce del mondo”, e “la ricomposizione della nostra unità darà maggiore efficacia all’evangelizzazione”. “Quanta strada sta dinanzi a noi! Eppure – è l’esortazione conclusiva di Benedetto XVI – non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme”.Sir

Enciclica «Deus caritas est»