Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: IL SACERDOTE È UN DONO PER LA CHIESA E IL MONDO

“Rendere grazie a Dio per tutti i benefici che da questo Anno sono venuti alla Chiesa universale. Nessuno potrà mai misurarli, ma certamente se ne vedono e ancor più se ne vedranno i frutti”. Così si è espresso, ieri mattina, Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus da piazza San Pietro, facendo riferimento all’Anno Sacerdotale che si è concluso l’11 giugno scorso. “Qui a Roma – ha ricordato il Papa – abbiamo vissuto giornate indimenticabili, con la presenza di oltre quindicimila sacerdoti di ogni parte del mondo”. Per il Pontefice, “il sacerdote è un dono del cuore di Cristo: un dono per la Chiesa e per il mondo. Dal cuore del Figlio di Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa, e in modo particolare trae origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del popolo cristiano, sull’esempio del Buon Pastore”. Il sacerdote, dunque, “è plasmato dalla stessa carità di Cristo, quell’amore che spinse Lui a dare la vita per i suoi amici e anche a perdonare i suoi nemici. Per questo i sacerdoti sono i primi operai della civiltà dell’amore”. E qui, ha aggiunto, “penso a tante figure di preti, noti e meno noti, alcuni elevati all’onore degli altari, altri il cui ricordo rimane indelebile nei fedeli, magari in una piccola comunità parrocchiale”.Benedetto XVI ha, quindi, ricordato il Curato d’Ars san Giovanni Maria Vianney e don Jerzy Popieluszko. L’intercessione del primo “ci deve accompagnare ancora di più da ora in avanti”. “La sua preghiera, il suo ‘Atto di amore’ che tante volte abbiamo recitato durante l’Anno Sacerdotale, continui ad alimentare il nostro colloquio con Dio”, è stato l’auspicio del Papa. Di don Popieluszko, proclamato beato domenica scorsa a Varsavia, il Pontefice ha ricordato: “Ha esercitato il suo generoso e coraggioso ministero accanto a quanti si impegnavano per la libertà, per la difesa della vita e la sua dignità. Tale sua opera al servizio del bene e della verità era un segno di contraddizione per il regime che governava allora in Polonia”. “L’amore del cuore di Cristo – ha aggiunto – lo ha portato a dare la vita, e la sua testimonianza è stata seme di una nuova primavera nella Chiesa e nella società”. Se guardiamo alla storia, ha osservato il Papa, “possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e sociale sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per l’uomo, per la sua vera libertà, religiosa e civile. Quante iniziative di promozione umana integrale sono partite dall’intuizione di un cuore sacerdotale!”. Infine, ha affidato al Cuore Immacolato di Maria tutti i sacerdoti del mondo. Dopo l’Angelus, ieri mattina, Benedetto XVI ha ricordato “con gioia” la proclamazione di due nuovi beati, entrambi vissuti nel secolo scorso. “Ieri, in Spagna – ha detto – è stato beatificato Manuel Lozano Garrido, laico e giornalista; malgrado la malattia e l’invalidità lavorò con spirito cristiano e con frutto nel campo della comunicazione sociale. Stamani, invece, in Slovenia, il cardinale Bertone, quale mio legato, ha presieduto la celebrazione conclusiva del Congresso eucaristico nazionale, nella quale ha proclamato beato il giovane martire Lojze Grozde”. Egli era “particolarmente devoto dell’Eucaristia, che alimentava la sua fede incrollabile, la sua capacità di sacrificio per la salvezza delle anime, il suo apostolato nell’Azione Cattolica per condurre gli altri giovani a Cristo”. In Lozano Garrido, “i giornalisti – ha aggiunto il Papa nei saluti in spagnolo – potranno trovare un testimone eloquente del bene che si può fare quando la penna riflette la grandezza dell’anima e si mette al servizio della verità e della cause nobili”. Il Pontefice ha anche dato il benvenuto a Roma alla comunità del Seminario arcidiocesano di Riga, capitale della Lettonia, e salutato “la Federazione italiana hockey, che collabora per promuovere lo sport negli oratori italiani”.Sir