Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: QUARESIMA UN TEMPO DI AGONISMO SPIRITUALE

“Il mondo si migliora incominciando da se stessi, cambiando, con la grazia di Dio, ciò che non va nella propria vita”. È questo, secondo quanto ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI prima di guidare la recita dell’Angelus, l’esempio da seguire in Quaresima. Commentando il Vangelo della prima domenica di questo tempo liturgico, quello delle tentazioni nel deserto, il Pontefice ha sottolineato come sia “evidente l’insistenza” sul fatto che esse “non furono un incidente di percorso, ma la conseguenza della scelta di Gesù di seguire la missione affidatagli dal Padre, di vivere fino in fondo la sua realtà di Figlio amato, che confida totalmente in Lui”. Cristo, dunque, “è venuto nel mondo per liberarci dal peccato e dal fascino ambiguo di progettare la nostra vita a prescindere da Dio. Egli l’ha fatto non con proclami altisonanti, ma lottando in prima persona contro il Tentatore, fino alla Croce”. Tre sono stati gli inganni del diavolo: bisogno materiale (il pane), potere (i regni), mettere Dio alla prova (gettarsi dalle mura per farsi salvare dagli angeli). Ma noi “non possiamo ‘fare un esperimento’ nel quale Dio deve rispondere e mostrarsi Dio: dobbiamo credere in Lui! Non dobbiamo fare di Dio ‘materiale’ del ‘nostro esperimento’”, commenta Benedetto XVI. Infatti, “riferendosi sempre alla Sacra Scrittura, Gesù antepone ai criteri umani l’unico criterio autentico: l’obbedienza, la conformità con la volontà di Dio, che è il fondamento del nostro essere. Anche questo è un insegnamento fondamentale per noi: se portiamo nella mente e nel cuore la Parola di Dio, se questa entra nella nostra vita, se abbiamo fiducia in Dio, possiamo respingere ogni genere di inganno del Tentatore”. Infine il Papa – che domenica sera ha iniziato con i suoi collaboratori della Curia Romana gli Esercizi Spirituali – ha ricordato che “la Quaresima è come un lungo ‘ritiro’, durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno e trovare la verità del nostro essere”. Un tempo che può essere definito, prosegue, “di ‘agonismo’ spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza. In questo modo potremo giungere a celebrare la Pasqua in verità, pronti a rinnovare le promesse del nostro Battesimo”.Sir