Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: MESSAGGIO GIORNATA COMUNICAZIONI SOCIALI; SERVE UNA «INFO-ETICA»

In un mondo in cui i media sono diventati “parte costitutiva delle relazioni interpersonali e dei processi sociali, economici, politici e religiosi”, è “necessaria” una “info-etica”, così come “esiste la bio-etica nel campo della medicina e della ricerca scientifica dedicata alla vita”. E’la proposta del Papa, lanciata nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – diffuso oggi – che si celebrerà a maggio sul tema: “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”. “I media – scrive Benedetto XVI – non sono soltanto mezzi per la diffusione delle idee, ma possono e devono essere anche strumenti al servizio di un mondo più giusto e solidale”. Il “rischio”, invece, è che essi “si trasformino in sistemi volti a sottomettere l’uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento”: è il caso, per il Papa, di “una comunicazione usata per fini ideologici o per la collocazione di prodotti di consumo mediante una pubblicità ossessiva”. “Con il pretesto di rappresentare la realtà, di fatto si tende a legittimare e ad imporre modelli distorti di vita personale, familiare o sociale”, è la denuncia del Papa, secondo il quale “per favorire gli ascolti, non si esita a ricorrere alla trasgressione, alla volgarità e alla violenza”.

“Oggi – si legge nel Messaggio – la comunicazione sembra avere talora la pretesa non solo di rappresentare la realtà, ma di determinarla grazie al potere e alla forza di suggestione che possiede”: al punto che, denuncia il Papa, “su talune vicende i media non sono utilizzati per un corretto ruolo di informazione, ma per ‘creare’ gli eventi stessi”. “Questo pericoloso mutamento della loro funzione è avvertito con preoccupazione da molti Pastori”, stigmatizza il Pontefice, secondo il quale “proprio perché si tratta di realtà che incidono profondamente su tutte le dimensioni della vita umana, ponendo in gioco il bene della persona, occorre ribadire che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche eticamente praticabile”. Per Benedetto XVI, “l’impatto degli strumenti della comunicazione sulla vita dell’uomo contemporaneo pone questioni non eludibili, che attendono scelte e risposte non più rinviabili”, visto che “l’umanità si trova oggi di fronte a un bivio”,tra “inedite possibilità per il bene” e “possibilità abissali di male”. Di qui la necessità di chiedersi “se sia saggio lasciare che gli strumenti della comunicazione sociale siano asserviti a un protagonismo indiscriminato o finiscano in balia di chi se ne avvale per manipolare le coscienze”, invece di essere al servizio – come dovrebbero – della “formazione etica dell’uomo”.

“Il ruolo che gli strumenti della comunicazione sociale hanno assunto nella società va ormai considerato parte integrante della questione antropologica, che emerge come sfida cruciale del terzo millennio”. Ne è convinto il Papa, che osserva: “In maniera non dissimile da quanto accade sul fronte della vita umana, del matrimonio e della famiglia, e nell’ambito delle grandi questioni contemporanee concernenti la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato, anche nel settore delle comunicazioni sociali sono in gioco dimensioni costitutive dell’uomo e della sua verità”. “Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale – ammonisce il Santo Padre – finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo, rischiando di incidere negativamente sulla sua coscienza, sulle sue scelte, e di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessa delle persone”. Per questo “è indispensabile che le comunicazioni sociali difendano gelosamente la persona e ne rispettino appieno la dignità”, sottolinea il Papa spiegando in questi termini la necessità di una “info-etica”. Tutto ciò, perché “la straordinaria incidenza” dei media nella vita delle persone e della società “è un dato largamente riconosciuto”, ma “va posta oggi in evidenza la svolta, direi anzi la vera e propria mutazione di ruolo, che essi si trovano ad affrontare”.

Sul piano politico, sostiene Benedetto XVI, “occorre evitare che i media diventino il megafono del materialismo economico e del relativismo etico, vere piaghe del nostro tempo”. Al contrario, “essi possono e devono contribuire a far conoscere la verità sull’uomo, difendendola davanti a coloro che tendono a negarla o a distruggerla”. Per il Papa, quindi, “la ricerca e la presentazione della verità sull’uomo costituiscono la vocazione più alta della comunicazione sociale”: “utilizzare a questo fine tutti i linguaggi, sempre più belli e raffinati di cui i media dispongono, è un compito esaltante affidato in primo luogo ai responsabili ed agli operatori del settore”, ma anche a “tutti”,tenendo presente che i nuovi media “stanno modificando il volto stesso della comunicazione e, forse, è questa un’occasione preziosa per ridisegnarlo”. L’uomo, ribadisce infatti il Papa, “ha sete di verità, è alla ricerca della verità;lo dimostrano anche l’attenzione e il successo registrati da tanti prodotti editoriali, programmi o fiction di qualità, in cui la verità, la bellezza e la grandezza della persona, inclusa la sua dimensione religiosa, sono riconosciute e ben rappresentate”. Di qui l’auspicio papale che “non manchino comunicatori coraggiosi e autentici testimoni della verità” che, a partire dalla fede, “sappiano farsi interpreti delle odierne istanze culturali”.

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