Vita Chiesa

BENEDETTO XVI UDIENZA: GESU’ BAMBINO NON CI TROVI IMPREPARATI

“Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e illuminare da questa venuta, dalla Stella che, sorta ad oriente, ha inondato di gioia l’universo”. E’ l’invito rivolto oggi dal Papa durante l’ultima udienza prima delle festività natalizie, interamente dedicata al tema dell’”attesa gioiosa” come “atteggiamento fondamentale del cristiano”. “Gesù Bambino, giungendo a noi, non ci trovi impreparati, impegnati soltanto a rendere più bella e attraente la realtà esteriore”, ha ammonito Benedetto XVI: “La cura che poniamo per rendere più splendenti le nostre strade e le nostre case ci spinga ancora di più a predisporre il nostro animo ad incontrare Colui che verrà a visitarci. Purifichiamo la nostra coscienza e la nostra vita da ciò che è contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti e azioni, spronandoci a compiere il bene e a contribuire a realizzare in questo nostro mondo la pace e la giustizia per ogni uomo e a camminare così incontro al Signore”. Citando il profeta Isaia, che “ci parla del travaglio della storia e dell’intera creazione per una redenzione destinata a ridonare nuove energie e nuovo orientamento al mondo intero”, il Santo Padre ha fatto notare che “accanto all’attesa dei personaggi delle Sacre Scritture, trova spazio e significato anche la nostra attesa, quella che in questi giorni stiamo sperimentando e che ci mantiene desti per l’intero cammino della nostra vita”. “Tutta l’esistenza umana – ha spiegato il Papa – è animata da questo profondo sentimento, dal desiderio che quanto di più vero, di più bello e di più grande abbiamo intravisto e intuito con la mente ed il cuore, possa venirci incontro e davanti ai nostri occhi diventi concreto e ci risollevi”. In questo tempo di Avvento, “è ormai alle porte Colui che viene a salvarci dal peccato e dalla morte, Colui che, dopo la disobbedienza di Adamo ed Eva, ci riabbraccia e spalanca per noi l’accesso alla vita vera”, come spiega sant’Ireneo. Il Salvatore, dunque, “viene per ridurre all’impotenza l’opera del male e tutto ciò che ancora può tenerci lontani da Dio”, e “con la sua venuta tra noi ci indica e ci assegna anche un compito: quello di essere somiglianti a Lui e di tendere alla perfezione per godere della visione di Dio, nostro sommo bene, e illuminare il nostro cammino terreno”. La nascita di Gesù, perciò, secondo il Papa “non può avere altro scopo che quello di insegnarci a vedere e ad amare gli avvenimenti, il mondo e tutto ciò che ci circonda, con gli occhi stessi di Dio. Il Verbo fatto bambino ci aiuta a comprendere il modo di agire di Dio, affinché siamo capaci di lasciarci sempre più trasformare dalla sua bontà e dalla sua infinita misericordia”. “Segno caratteristico del tempo natalizio” è il presepe, ha ricordato Benedetto XVI: “Anche in Piazza San Pietro, secondo la consuetudine, è quasi pronto e idealmente si affaccia su Roma e sul mondo intero, rappresentando la bellezza del Mistero del Dio che si è fatto uomo e ha posto la sua tenda in mezzo a noi”. Il presepe, ha spiegato il Papa, “è espressione della nostra attesa, ma anche del rendimento di grazie a Colui che ha deciso di condividere la nostra condizione umana, nella povertà e nella semplicità”. “Mi rallegro – ha aggiunto – perché rimane viva e, anzi, si riscopre la tradizione di preparare il presepe nelle case, nei posti di lavoro, nei luoghi di ritrovo”. “Questa genuina testimonianza di fede cristiana – l’auspicio del Pontefice – possa offrire ancora oggi per tutti gli uomini di buona volontà una suggestiva icona dell’amore infinito del Padre verso noi tutti. I cuori dei bambini e degli adulti possano ancora sorprendersi di fronte ad essa”. Il Santo Padre ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi formulando ai fedeli i suoi personali auguri natalizi: “In mezzo all’attività frenetica dei nostri giorni – le sue parole – questo tempo ci doni un po’ di calma e di gioia e ci faccia toccare con mano la bontà del nostro Dio, che si fa Bambino per salvarci e dare nuovo coraggio e nuova luce al nostro cammino”. “Dobbiamo abituarci a percepire Dio”. Così il Papa, durante la catechesi dell’udienza generale di oggi, ha attualizzato la “lezione” di Sant’Ireneo, aggiungendo a braccio alcuni pensieri sul Natale mutuati dal grande santo nato nel secondo secolo a Smirne, in Asia Minore, ma cresciuto in una famiglia già cristiana. Una delle “idee preferite” di Sant’Ireneo, ha spiegato il Papa, è che “Dio ci richiama alla somiglianza con se stesso”, e dunque che “noi dovremmo essere simili a Dio ed imitarlo”. “L’uomo non vede Dio, non può vederlo – ha proseguito Benedetto XVI – ma l’uomo che non può vedere Dio vede Gesù, e così comincia a vedere la verità e comincia a vivere”. Di qui l’invito del Papa, mutuato da Sant’Ireneo: “Dobbiamo abituarci a percepire Dio, che normalmente è lontano dalla nostra vita, dalle nostre idee, dal nostro agire. In cristo Dio è venuto in mezzo a noi e dobbiamo abituarci ad essere con Dio. Anche Dio – osa audacemente dire sant’Ireneo – deve abituarci ad essere con noi”. “Dobbiamo abituarci a Dio – ha detto il Santo Padre Papa concludendo la sua parentesi fuori testo dell’udienza generale – così come Dio si è abituato a noi, alla nostra povertà e fragilità”.Un “saluto speciale” agli zampognari di Bojano, in provincia di Campobasso, presenti oggi in Aula Paolo VI – come già avvenuto diverse volte, nello stesso luogo, davanti a Giovanni Paolo II – nell’imminenza delle festività natalizie. Salutando, al termine degli udienza generale – l’ultima prima del Natale – i fedeli di lingua italiana, Benedetto XVI si è rivolto inoltre, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. “A pochi giorni dal Natale – le parole del Papa rivolte ai giovani – possa l’amore di Dio che si manifesta in mezzo a noi accrescere in voi il desiderio di servire gioiosamente i fratelli”. Ai malati, il Santo Padre ha augurato che la nascita di Gesù sia “fonte di conforto e di serenità perché il Signore viene a visitarci”. Agli sposi novelli, infine, il Papa ha augurato che il Natale “vi ispiri a consolidare la vostra promessa di amore e di reciproca fedeltà”.Sir