Vita Chiesa

CASO DON CANTINI, INTERVIENE IL CARD. ANTONELLI: FATTI GRAVI, DON LELIO SI E’ PENTITO

La Chiesa fiorentina e il vescovo hanno sofferto per i misfatti di don Lelio e il sacerdote, pur ridimensionando le sue colpe, ha detto di essere pentito e di essere disposto a chiedere perdono alle persone offese purché venissero ad incontrarlo singolarmente e non tutte insieme in gruppo. Lo scrive (testo integrale) il cardinale di Firenze Ennio Antonelli che, per la prima volta, rompe il silenzio sulla vicenda del sacerdote 84enne accusato da alcuni fedeli di violenza sessuale per episodi avvenuti tra il 1973 e il 1987. In un intervento scritto di suo pugno, diffuso nel pomeriggio e rivolto alla stampa, il cardinale ripercorre le tappe della vicenda e spiega di “avere taciuto fino ad ora perché voleva confrontarsi con i Vicari foranei” e, avendoli incontrati, rompe ora “il silenzio doverosamente per manifestare la mia posizione all’opinione pubblica e soprattutto ai fedeli che attendono una parola chiarificatrice”.

“Nell’estate del 2005 – racconta l’arcivescovo – mi è pervenuto un dossier di lettere firmate, con accuse di gravi delitti nei confronti di don Lelio. Dopo ponderata valutazione, ho deciso un primo intervento. Ho chiesto e ottenuto la rinuncia scritta all’ufficio di parroco, permettendo a don Lelio di andare ad abitare in una casa isolata a Mucciano nel Mugello, senza alcun incarico pastorale. Essendo don Lelio ultraottantenne e malato ed essendo i fatti a lui contestati ormai lontani nel tempo e giuridicamente prescritti, ritenevo che questo primo provvedimento, almeno provvisoriamente, avrebbe potuto bastare”. “Dopo qualche mese – scrive l’arcivescovo – mi sono reso conto che bisognava affrettare altri provvedimenti. Alcuni degli accusatori mi sono venuti a trovare e altri li ho chiamati io stesso. Ho costatato la loro sofferenza che si era riacutizzata dopo tanti anni. Ho chiesto a don Lelio di andare ad abitare in una casa di accoglienza per sacerdoti. Non avendo lui accettato, gli ho ordinato di lasciare comunque la casa di Mucciano, di proprietà diocesana, e di allontanare la sua collaboratrice domestica. Allora egli si è trasferito a Viareggio in una casa di amici. A titolo cautelare gli ho proibito, fino a nuova disposizione, di celebrare la Messa in pubblico e di confessare. La Congregazione per la Dottrina della Fede, come spesso avviene nei casi gravi e chiari, ha autorizzato il processo penale amministrativo a norma del canone 1720: notifica delle accuse e delle prove all’accusato con possibilità di difendersi personalmente o tramite avvocato, valutazione accurata da parte del Vescovo, assistito da due assessori, decreto conclusivo”. E al sacerdote sono state inflitte pene e penitenze per la durata di cinque anni.

“Nella stampa – scrive ancora il cardinale – ho letto recriminazioni perché la vicenda non è stata trattata apertamente, in pubblico, fin dall’inizio. Non mi pare che sia questo lo stile evangelico di trattare le persone, per quanto gravi siano i peccati di cui si siano rese responsabili. La procedura seguita risponde in tutto alla prassi stabilita dalla Santa Sede. Sul prossimo numero del Bollettino Diocesano il decreto riguardante don Lelio sarà pubblicato, ma fin d’ora posso annunciare che non conterrà alcun elemento di novità”. Nel suo documento Antonelli dichiara di “considerare al massimo un fantasma il ventilato progetto di una Chiesa parallela” emersa dalla vicenda attorno al sacerdote e dichiara di “stimare grandemente il vescovo ausiliare Claudio Maniago e gli altri ottimi sacerdoti usciti dal gruppo che si era formato attorno a don Lelio”. (ANSA).

Il testo integrale dell’intervento del card. Antonelli