Vita Chiesa

DIALOGO: DA DOMANI UN CONVEGNO SUI 40 ANNI DELLA «UNITATIS REDINTEGRATIO»

La via dell’ecumenismo “sarà probabilmente lunga e laboriosa, segnata anche da delusioni, incidenti di percorso e anche resistenze. Tuttavia è la via iniziata dallo Spirito quarant’anni fa e, in quanto tale, essa è una via che ha la speranza dalla sua parte”. Si chiude in positivo il bilancio che il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ha tracciato del cammino ecumenico a 40 anni dal Decreto conciliare “Unitatis redintegratio”, promulgato il 21 novembre 1964. Per celebrare il quarantesimo del Decreto ma soprattutto per capire alla luce del cammino percorso “quale sarà il futuro del movimento ecumenico”, il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani promuove a partire da domani una conferenza internazionale a Rocca di Papa (Roma) sul tema “Il Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II quarant’anni dopo: retrospettive e significato permanente – sviluppi e situazione attuale – prospettive future”.

Alla Conferenza – che è stata presentata questa mattina in Vaticano alla stampa – sono stati invitati tutti i Presidenti delle commissioni ecumeniche delle Conferenze episcopali del mondo e delle Chiese orientali cattoliche, i co-presidenti delle Commissioni Miste Internazionali incaricate dei vari dialoghi teologici bilaterali e 27 delegati fraterni delle Chiese ortodosse, delle Antiche Chiese d’Oriente, delle Chiese e comunità cristiane d’Occidente. Il tutto per un totale di circa 260 persone.

La Conferenza si concluderà sabato pomeriggio, 13 novembre, con la celebrazione dei Vespri nella Basilicata di San Pietro, presieduta dal Santo Padre che “ha voluto essere presente – ha detto il direttore della sala stampa vaticana, Joaquín Navarro-Valls – per sottolineare l’interesse con cui il papa seguirà il convegno”. (segue) L’ecumenismo – ha ribadito il card. Kasper – “non è qualcosa di secondario”, ma una “scelta irreversibile” della Chiesa. E questa validità ha la sua radice nella “consapevolezza che la divisione dei cristiani è uno degli ostacoli più grazi per l’evangelizzazione, alla quale siamo chiamati. Non possiamo impegnarci per la pace nel mondo se contemporaneamente non ci impegniamo per l’unità la pace fra i cristiani”. “Ovviamente – ha aggiunto il cardinale – in questi 40 anni il tempo non si è fermato”. “Da una parte la ricezione e la consapevolezza ecumenica nella Chiesa è cresciuta”, si sono eliminati “molti malintesi e pregiudizi” e superate “differenze del passato”. Dall’altra il cammino ecumenico è attraversato da “problemi e delusioni”, “pigrizie e ristrettezze” e forme di “attivismo superficiale”.

“Tutti questi problemi – ha proseguito Kasper – conducono a porsi una domanda: Ecumenismo quo vadis?”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il card. Kasper ha parlato dell’ecumenismo recepito e vissuto dalla base (“è la nostra speranza”) e si è soffermato sulla questione del primato petrino. “La proposta che lo stesso papa ha fatto nella Ut Unum sint sull’esercizio del primato – ha detto – ha avuto una eco grandissima. Abbiamo fatto un’analisi di tutte le risposte che abbiamo ricevuto e le abbiamo inviate a tutte le Chiese per avviare una seconda fase”.

A fare invece il punto dei dialoghi che la Chiesa cattolica sta portando avanti con le Chiese ortodosse è stato mons. Eleuterio Fortino. Dalla Grecia a Mosca, “negli ultimi tre anni – ha detto il rappresentante del Pontificio Consiglio – alcune Chiese ortodosse che prima erano reticenti nei confronti della chiesa cattolica hanno instaurato nuovi rapporti”. Sir