Vita Chiesa

Diaconato permanente in forte crescita

Quella del diacono permanente è una figura che diventa sempre più importante nella vita della comunità cristiana» afferma don Walter Lazzarini, incaricato regionale per il diaconato permanente. All’argomento, don Walter ha dedicato di recente anche un libro, dal titolo Il sacramento del diaconato tra riflessione teologica e prassi pastorale. Il ministero del diaconato permanente, spiega, si richiama agli albori del cristianesimo: dopo molti secoli di interruzione, però, è stato ripristinato nella Chiesa Cattolica dopo il Concilio Vaticano II, con la Lumen Gentium: dopo oltre quarant’anni, si può dire che le iniziali incertezze sono state superate, ed ora ha una sua fisionomia ben precisa, grazie anche ad alcuni documenti del Magistero che ne hanno definito caratteristiche e compiti.

In Toscana, i diaconi permanenti (l’aggettivo serve a distinguerli da coloro che ricevono il diaconato come ultima tappa prima del sacerdozio) sono ormai oltre 250, mentre altri 150 sono gli aspiranti. Da un punto di vista statistico, afferma don Lazzarini, a chiedere di diventare diaconi oggi sono soprattutto adulti che hanno già una famiglia e una professione. È cresciuto anche il livello culturale: mentre all’inizio poteva bastare un breve corso di formazione, oggi i diaconi permanenti hanno alle spalle una solida formazione teologica e pastorale.

Riguardo al ruolo del diacono, secondo don Walter in passato ci sono stati due estremi: da un lato un servizio dedicato quasi unicamente alla liturgia, dall’altro un impegno rivolto soltanto al campo sociale e caritativo. Oggi si cerca di trovare, nel diacono, una sintesi di questi due aspetti: «Viene definito un ministero “della soglia”, un punto di contatto tra la comunità cristiana e il mondo, tra l’assemblea liturgica e l’annuncio del Vangelo nella vita quotidiana». Un altro aspetto su cui, ultimamente, si sta riflettendo è il ruolo della moglie del diacono: «Non basta che firmi, come vuole la prassi, la lettera di consenso: è importante che anche lei partecipi attivamente alla formazione, e supporti il marito nel suo servizio pastorale».

R. B. Antonio e Riccardo, fratelli diaconiEra la prima volta che nella storia della diocesi di Livorno due fratelli venivano ordinati diaconi permanenti nella stessa celebrazione: è accaduto nella prima domenica di settembre, quando il vescovo monsignor Simone Giusti ha imposto le mani sul capo di Antonio e Riccardo Domenici in una cattedrale colma di fedeli.Riccardo nato nel 1950 a Livorno, sposato, due figlie e due nipoti, e Antonio, del 1959, anche lui sposato e con due figlie, sono cresciuti e giunti all’ordinazione attraverso strade diverse: il primo attraverso l’impegno nella parrocchia dedicata a Madre Seton nel centro città, il secondo nella comunità S. Lucia a sud di Livorno e attraverso il Movimento dei Focolari.

Anche la chiamata ad essere servi della Chiesa livornese è arrivata attraverso persone e strade diverse, ma il Signore ha riunito il cammino spirituale di questi due fratelli e sette anni fa è iniziata la loro formazione: la licenza in teologia; gli incontri con monsignor Coletti prima e monsignor Giusti adesso e con gli altri diaconi; la preghiera, il Lettorato e l’Accolitato, fino all’ordinazione di domenica scorsa.

Cosicché il semplice e pur ricco rapporto tra due fratelli si è trasformato in qualcosa di più profondo e condiviso: un percorso di fede, spesso faticoso, ma sempre gioioso, verso il Signore e la sua Chiesa, accompagnati dalle loro consorti Silvia e Rita. Faticoso certo, perché non è certo stato semplice conciliare lo studio, il lavoro, la famiglia, gli impegni in parrocchia e la quotidianità del vivere, ma nonostante questo sia Antonio che Riccardo hanno definito questi anni di formazione come «incredibili e luminosi», a testimoniare quanto il Signore li abbia sostenuti e illuminati.

Insieme a loro, amico e compagno nel cammino di formazione al diaconato, ordinato nella stessa celebrazione, Mauro Giolli, sposato anche lui e con un figlio: un altro padre di famiglia che ha messo la sua vita al servizio della Chiesa.

Ma qual è l’aspetto del diaconato che questi uomini hanno maggiormente apprezzato in questo cammino? «Il diacono – afferma Antonio – rappresenta la figura di Cristo servo. Penso proprio che il servizio sia l’aspetto più importante per un diacono e questo in qualsiasi settore si trovi ad operare». «Nel documento Ad Pascendum  di Paolo VI – aggiunge Riccardo – si dice che il diacono è animatore del servizio – ossia della diaconia della Chiesa – presso le comunità locali, segno e servizio dello stesso Cristo Signore. Ognuno di noi ha dei carismi particolari da poter donare alla comunità, ma questi non dovrebbero diventare una limitazione o predominare sul servizio stesso, ma essere parte di una “diaconia” che manifesti sempre Cristo in mezzo alla gente, per questo vorrei dire a coloro che stanno studiando per diventare diaconi (Livorno è la città toscana con il numero più alto di diaconi) di avere coraggio e iniziare questo cammino per capire i carismi che il Signore ha donato loro».

Nel futuro le strade di Antonio e Riccardo si diversificheranno nuovamente perché il Vescovo li ha già destinati a compiti diversi nel servizio alla Chiesa livornese, ma questa ordinazione, ricevuta insieme, resterà per sempre: nella loro storia personale e nella storia di chi vive accanto a loro.

C. D.