Vita Chiesa

Don Seromba: «Farò chiarezza»

«Dopo essere venuto a conoscenza dell’atto di accusa che pesava su di me, sono voluto andare personalmente ad Arusha per rispondere a tutte le accuse portate contro di me». Con queste parole don Athanase Seromba Sumba Bura spiega in una lettera inviata all’arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli la sua decisione di recarsi ad Arusha, in Tanzania, per presentarsi spontaneamente al Tribunale Penale Internazionale dell’Onu incaricato di giudicare sui crimini commessi durante la guerra civile in Rwanda. Don Athanase, che ha lasciato l’Italia mercoledì scorso, era ospite della Diocesi fiorentina dal ’97.«È con cordialità – afferma don Athanase – che vi scrivo queste poche righe per porgervi i miei ringraziamenti più sinceri e filiali per la grande ospitalità che mi avete mostrato durante il mio soggiorno di 4 anni nella vostra diocesi. Ora sarò sottoposto a giudizio, ma non dubito del vostro sostegno morale e spirituale che mi accompagnerà». Nella lettera, il sacerdote racconta lo stato d’animo con cui è arrivato a questa sofferta decisione: «Dopo la tragedia che ha scosso il mio paese, dopo la perdita dei miei: parenti, fratelli e sorelle, amici e conoscenti, la mia presenza presso di voi mi faceva credere di aver trovato un piccolo momento per cercare di dimenticare tutto quello che mi è successo. Sfortunatamente eccomi sul banco degli accusati come traditore, organizzatore ed esecutore di un piano genocida che ha sconvolto il mio paese. Ho gridato in lungo e in largo per giustificare la mia innocenza, ma il mio grido non è stato ascoltato; perché davanti alla politica e alla giustizia umana non è sufficiente gridare ma bisogna provare la propria innocenza davanti a un’istituzione politico-umana».La decisione è maturata già alcuni mesi fa, quando furono avviati i primi contatti sia con il Procuratore internazionale Carla del Ponte che direttamente con il Cancelliere del Tribunale; nel corso delle ultime settimane don Athanase si è messo in contatto anche con la Questura di Firenze per chiedere di essere accompagnato nel viaggio dall’Interpol, che vigilerà sulla sua sicurezza. Nella lettera don Athanase ringrazia, insieme all’arcivescovo Antonelli, anche la Chiesa fiorentina: «canterò sempre la fraternità che caratterizza il vostro clero e l’accoglienza calorosa che riservate agli stranieri che vengono da voi».La vicenda di don Athanase è arrivata sulle pagine dei giornali nel ’99 quando il sacerdote fu attaccato con accuse molto gravi da parte di African Rights, un’organizzazione vicina all’attuale governo rwandese che già in passato aveva preso di mira sacerdoti e religiosi: da accuse simili era nato anche il lungo processo al vescovo Augustin Misago che si è concluso, nel 2000, con la piena assoluzione. Nell’estate scorsa le accuse sono tornate fuori, rilanciate stavolta dal procuratore internazionale Carla Del Ponte. Di fronte all’assalto dei giornalisti don Athanase ha chiesto alla Diocesi di Firenze di poter lasciare la parrocchia per sottrarsi ai microfoni e alle telecamere, ma ha sempre dichiarato di essere pronto a rispondere alle accuse nelle sedi adeguate.R. B.

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