Vita Chiesa

Due Papi celebranti per due Papi Santi

Un totale di 800 mila persone hanno partecipato a Roma alla messa di canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. 500 mila di questi nella sola zona di San Pietro. Circa 300 mila sono, secondo il Vaticano, le persone che hanno seguito la messa dai diversi maxi schermi in più punti della capitale come piazza Navona, piazza Farnese e il Colosseo. Oltre 800 i concelebranti, tra questi – evento senza precedenti – il Papa emerito Benedetto XVI, accolto da un lungo applauso al suo ingresso sul Sagrato.

La celebrazione è iniziata con la Litania dei Santi, intonata dal Coro della Cappella Sistina, in un silenzio quasi irreale che ha accompagnato il rito di Canonizzazione. Rito suggestivo, in latino, che ha visto il cardinale prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Angelo Amato, rivolgere per tre volte al Santo Padre la petizione per l’iscrizione nell’Albo dei Santi di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Quindi, il momento atteso con trepidante emozione, la formula di Canonizzazione: «… Beatos Ioannem XXIII et Ioannem Paulum II Sanctos esse decernimus et definimus, ac Sanctorum Catalogo adscribimus…».

L’omelia di Francesco. Papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II “sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”. Lo ha detto papa Francesco nella sua omelia per la canonizzazione dei due pontefici (testo integrale). Questo perché, ha spiegato papa Bergoglio “San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello, perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù“. Il papa ha, quindi, ricordato che fu proprio papa Wojtyla a voler intitolare alla Divina Misericordia questa domenica, l’Ottava di Pasqua, scelta per la sua canonizzazione. “Le piaghe di Gesù sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo – ha poi detto – nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà“.

I due papi proclamati oggi santi – ha proseguito Francesco – “sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo” e questo perché “ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti”. “Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria”, ha quindi aggiunto il pontefice. “In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava ‘una speranza viva’, insieme con una ‘gioia indicibile e gloriosa’”. “La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi – ha quindi concluso Bergoglio – hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”.

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II “hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli”, ha detto ancora papa Francesco nella sua omelia ricordando il loro impegno per il Concilio Vaticano II. “Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. – ha poi detto il papa – Nella convocazione del Concilio, San Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata. Guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; è stato il Papa della docilità allo Spirito a mequesto piace pensarlo come il papa della docilità allo Spirito Santo”.

Wojtyla il papa della famiglia. Un applauso spontaneo si è alzato dalla piazza San Pietro quando papa Francesco, quasi al termine della sua omelia per la canonizzazione, ha fatto un esplicito riferimento a papa Giovanni Paolo II, definendolo “il papa della famiglia”. “In questo servizio al Popolo di Dio, Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia – ha detto Francesco -. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene”. “Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, – ha poi aggiunto papa Bergoglio – durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”.

Le due preghiere dei fedeli. Due preghiere ai nuovi Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono state lette durante la preghiera dei fedeli. “Per intercessione di San Giovanni XXIII – ha recitato la prima letta in lingua cinese – strappa dalla spirale dell’odio e della violenza, o Padre, i pensieri e le decisioni dei capi dei popoli e nelle relazioni umane trionfi Gesù risorto e vivo”. L’altra preghiera, letta invece in francese, ha recitato: “Per intercessione di San Giovanni Paolo II, suscita sempre, o Padre, tra gli uomini di cultura, di scienza e di governo la passione per la dignità dell’uomo e in ogni persona sia servito Gesù risorto e vivo”.

Il saluto alle autorità. Al termine della celebrazion Papa Francesco ha salutato i Capi di Stato e di governo e le delegazioni di 93 tra diversi paesi e organizzazioni internazionali presenti alla solenne messa di Canonizzazione. Un saluto che, come annunciato, è avvenuto questa volta non all’interno della Basilica Vaticana ma direttamente sul sagrato della piazza. Le delegazioni, a vari livelli, vedevono la presenza di 4 capi di Stato, tra i quali i presidenti della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, della Polonia Bronisaw Maria Komorowski e il presidente dell’Argentina Cristina Kirchner. Presenti anche i Reali di Spagna e Belgio. Da parte italiana la presenza è stata particolarmente di alto livello con la partecipazione anche del premier Matteo Renzi, dei presidenti di Camera e Senato. Da quanto annunciato dal direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi erano comunque, 35 le delegazioni governative ai massimi livelli cioé guidate da primi ministri o presidenti di parlamento o ministri. Presenti in piazza anche un gruppo rappresentativo della comunità ebraica. In piazza anche il controverso presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe.

Dopo i saluti alle delegazioni ufficiali papa Francesco, in papamobile, ha  attraversato piazza San Pietro per salutare la folla che ancora stazionava in massa dopo la solenne messa di canonizzazione. Il papa ha voluto far salire per qualche istante sulla vettura il sindaco di Roma, Ignazio Marino con tanto di fascia tricolore. I due si soono scambiati qualche parola e abbracciati.

«Giornate memorabili». Quelle vissute per le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono state “giornate memorabili”, ha detto papa Francesco che prima del Regina Coeli ha voluto ringraziare quanti hanno organizzato ed hanno partecipato all’evento religioso. “Prima di concludere questa festa della fede – ha detto il papa – desidero salutare e ringraziare tutti voi!”. Un ringraziamento che è partito dai “confratelli cardinali e i numerosissimi vescovi e sacerdoti di ogni parte del mondo”.

Lo speciale dell’Osservatore Romano. Con il semplice titolo: “Santi” e due grandi immagini di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, L’Osservatore Romano dedica oggi un’edizione speciale alla canonizzazione dei due papi. Un numero, andato esaurito in poche ore, arricchito anche a pagina 5 da un personale racconto su Giovanni Paolo II fatto dal papa emerito Benedetto XVI dal titolo emblematico: “In una Roma oscurata da tempeste di scirocco”, nel quale, tra l’alto, afferma che “il pensiero che l’arcivescovo di Cracovia potesse essere un papa per questo tempo era nell’aria già nel primo conclave dell’anno 1978”. “La loro santità – scrive, invece, il direttore del giornale della Santa Sede Gian Maria Vian – s’iscrive nel contesto del Vaticano II: Roncalli lo intuì e con sereno coraggio lo aprì, Wojtyla lo visse appassionatamente da vescovo”.