Vita Chiesa

Francesco ai nunzi apostolici: siate pastori, no a borghesia dello spirito e della vita

«Anzitutto – ha osservato – vorrei sottolineare che la vostra è una vita di nomadi. Ogni tre, quattro anni per i Collaboratori, un po’ di più per i Nunzi, voi cambiate posto, passate da un Continente all’altro, da un Paese all’altro, da una realtà di Chiesa ad un’altra, spesso molto diversa; siete sempre con la valigia in mano». Di qui la domanda: «Che cosa ci dice questa vita? Che senso spirituale ha?». Per il Pontefice, «dà il senso del cammino, che è centrale nella vita di fede, a iniziare da Abramo, uomo di fede in cammino». E questo comporta due elementi. Anzitutto «la mortificazione, il sacrificio di spogliarsi di cose, di amici, di legami e iniziare sempre di nuovo. E questo non è facile; è vivere nel provvisorio, uscendo da se stessi, senza avere un luogo dove mettere radici, una comunità stabile, eppure amando la Chiesa e il Paese che siete chiamati a servire». Un secondo aspetto è il «guardare da lontano».

«La familiarità – ha avvertito il Santo Padre – con Gesù Cristo dev’essere l’alimento quotidiano del rappresentante pontificio, perché è l’alimento che nasce dalla memoria del primo incontro con Lui e perché costituisce anche l’espressione quotidiana di fedeltà alla sua chiamata. Familiarità con Gesù Cristo nella preghiera, nella celebrazione eucaristica, nel servizio della carità». Francesco ha poi messo in guardia dal «pericolo, anche per gli uomini di Chiesa, di cedere» a quella che chiama «mondanità spirituale»: «Cedere allo spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria realizzazione e non per la gloria di Dio, a quella sorta di «borghesia dello spirito e della vita» che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla», ha chiarito il Papa, per il quale «cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi Pastori al ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle». «Voi – ha proseguito – siete Pastori che servono la Chiesa, con ruolo di incoraggiare, di essere ministri di comunione, e anche con il compito, non sempre facile, di richiamare. Fate sempre tutto con profondo amore! Anche nei rapporti con le autorità civili e i colleghi voi siete Pastori: ricercate sempre il bene, il bene di tutti, il bene della Chiesa e di ogni persona».

Il Pontefice ha speso anche una parola su uno dei punti del servizio dei rappresentanti pontifici: la collaborazione alle provviste episcopali. «Nel delicato compito di realizzare l’indagine per le nomine episcopali – è stato l’invito – siate attenti che i candidati siano Pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi; amino la povertà, interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita, che non abbiano una psicologia da ‘Principi’. Siate attenti che non siano ambiziosi». Inoltre «sano capaci di ‘sorvegliare’ il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura per tutto ciò che lo mantiene unito» e «di ‘vegliare’ per il gregge, di fare la veglia, di curare la speranza». «La vostra – ha concluso il Papa – è una vita spesso difficile, a volte in luoghi di conflitto – lo so bene -, un continuo pellegrinaggio senza la possibilità di mettere radici in un posto, in una cultura, in una specifica realtà ecclesiale. Ma è una vita che cammina verso le promesse e le saluta da lontano. Una vita in cammino, ma sempre con Gesù Cristo che vi tiene per mano. Grazie ancora per questo! Noi sappiamo che la nostra stabilità non sta nelle cose, nei propri progetti o nelle ambizioni, ma nell’essere veri Pastori che tengono fisso lo sguardo su Cristo».