Vita Chiesa

Francesco, udienza: «Se distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà»

Il Papa ha citato la frase di Genesi contenuta al termine della creazione del mondo: «Dio vide che era cosa buona». «Il creato – ha commentato sempre fuori testo – è una cosa buona, è una cosa bella, anche noi dobbiamo andare in questo atteggiamento», che consiste nel «vedere nel creato una cosa buona e bella». «Ecco il dono della scienza: ringraziare Dio di averci dato tanta bellezza a noi, questa è la strada». «E quando Dio finì di creare l’universo – ha fatto notare il Papa – non dice: ‘Vide che era cosa buona’, dice ‘vide che era cosa molto buona’». In questo modo, «ci avvicina a Lui». «Agli occhi di Dio noi siamo la cosa più bella, più grande, più buona della creazione»; ha detto il Papa. «Ma, padre, ci sono gli angeli», la possibile obiezione: «No – la risposta di Francesco – noi siamo più degli angeli. Ci vuole bene il Signore, dobbiamo ringraziarlo per questo».

 «Se distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà». Così il Papa, fuori testo, ha spiegato la necessità, per l’uomo, di «custodire» il creato, che è un dono di Dio e non una nostra «proprietà». Al termine della catechesi, ha raccontato un aneddoto personale. «Una volta ero in campagna – ha detto ai fedeli – e ho sentito un detto di una persona semplice, alla quale piacevano tanto i fiori, e lui custodiva questi fiori. Mi ha detto: ‘Dobbiamo custodire le cose belle che Dio ci ha dato. Il creato è per noi, perché ne approfittiamo bene, non per sfruttarlo, ma per custodirlo’. Dio perdona sempre, noi, uomini e dome, perdoniamo alcune volte, ma il creato non perdona mai, e se tu non lo custodisci ti distruggerà’». «Questo ci deve far pensare», il commento del Papa sempre a braccio: «Chiediamo al Signore il dono della scienza per capire bene che il creato è il dono più bello di Dio».

«Il dono della scienza ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o sbagliati», ha spiegato il Papa, il primo dei quali «è costituito dal rischio di considerarci padroni del creato». «Il creato non è una proprietà, di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento – ha ammonito il Santo Padre – né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine». Il secondo atteggiamento sbagliato, per il Papa, «è rappresentato dalla tentazione di fermarci alle creature, come se queste possano offrire la risposta a tutte le nostre attese». «Ma vorrei soffermarmi sul primo atteggiamento sbagliato», ha proseguito il Papa: «Bisogna custodire il creato, non padroneggiarci del creato. Il creato è il regalo di Dio a noi. Noi siamo i custodi del creato, ma quando noi sfruttiamo il creato, distruggiamo il segno dell’amore di Dio». «Distruggere il creato è dire a Dio: ‘Non mi piace’», ha esclamato il Pontefice: «Che cosa piace a te? Me stesso, e quello è il peccato». «Custodire il creato è custodire il dono di Dio»; ha ribadito il Papa sempre a braccio, è dire «non distruggerò mai il creato».

«Quando i nostri occhi sono illuminati dallo Spirito, si aprono alla contemplazione di Dio, nella bellezza della natura e nella grandiosità del cosmo, e ci portano a scoprire come ogni cosa ci parla di Lui e del suo amore». Con queste parole, all’inizio della catechesi, il Papa ha spiegato come la meraviglia del creato «suscita in noi grande stupore e un profondo senso di gratitudine». «È la sensazione che proviamo anche quando ammiriamo un’opera d’arte o qualsiasi meraviglia che sia frutto dell’ingegno e della creatività dell’uomo»: di fronte a tutto questo, «lo Spirito ci porta a lodare il Signore dal profondo del nostro cuore e a riconoscere, in tutto ciò che abbiamo e siamo, un dono inestimabile di Dio e un segno del suo infinito amore per noi». «Tutto questo – ha detto il Papa – è motivo di serenità e di pace e fa del cristiano un testimone gioioso di Dio, sulla scia di san Francesco d’Assisi e di tanti santi che hanno saputo lodare e cantare il suo amore attraverso la contemplazione del creato».

L’udienza generale di oggi si è conclusa con un invito, rivolto ai fedeli, a pregare per l’imminente viaggio in Terra Santa. «Sabato prossimo – ha detto il Papa a braccio, dopo aver salutato i fedeli d lingua italiana – incomincia il viaggio in Terra Santa, la terra di Gesù». «Sarà un viaggio strettamente religioso», ha assicurato il Papa. «Primo per incontrare mio fratello Bartolomeo I – ha proseguito – nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’incontro di Paolo VI con Atenagora I». «Pietro e Andrea si incontreranno un’altra volta, e questo è molto bello!», ha esclamato il Santo Padre. «Secondo motivo – ha detto subito dopo – è pregare per la pace in quella terra che soffre tanto». «Vi chiedo di pregare per questo viaggio», ha concluso.