Vita Chiesa

I «Cavalieri del Tau», custodi delle antiche vie della fede

di Renato Bruschi

Già a pronunciare il nome «Cavalieri del Tau» l’immaginazione corre al medioevo, agli ordini cavallereschi e religiosi, alla lotta tra potere temporale e spirituale, ai pellegrinaggi, spesso senza ritorno, lungo le «vie della fede» che attraversano Europa e arrivavano fino ai «luoghi santi». E proprio nel XIII secolo fu costituita la Compagnia di San Giacomo di Altopascio, detto appunto dei «Cavalieri del Tau» per il fatto che sul mantello i «frati-cavalieri» portavano un Tau bianco, come voleva la regola approvata dal papa Gregorio IX nel 1239. Tale lettera greca evocava, in primo luogo, la caratteristica forma del «bordone» dei pellegrini, ma, al tempo stesso, si caricava anche di altri contenuti simbolici, quali, ad esempio, il richiamo alla croce. In alcuni sigilli, spesso, il Tau compare anche affiancato alle conchiglie di Santiago di Compostela.

Negli statuti approvati dal Papa, la compagnia si impegnava a non far mancare l’assistenza ai pellegrini – chiamati «signori poveri» – e a diffondere il Vangelo: ogni confratello doveva seguire una regola di vita e un vero e proprio cammino di fede. 

Le sedi dell’ordine, le cosiddette «Magioni», di solito sorgevano nelle vicinanze dei fiumi poiché, per decreto imperiale, la confraternita doveva sorvegliare e assicurare la manutenzione dei ponti, considerati veri e propri punti strategici per il passaggio delle truppe imperiali, oltre che costruire «Hospitali», dedicati ai Ss. Giacomo e Cristoforo, per accogliere i pellegrini.

L’Ordine Ospedaliero fu soppresso nel 1576 e l’ultimo Gran Cancelliere fu mons. Ugolino Grifoni di San Miniato, uomo tenace che, oltre ad essere apprezzato dal pontefice Clemente VII, e dal Granduca Cosimo De Medici, fu tra gli organizzatori dell’armata pisana detta «La Grifona» che partecipò vittoriosa alla battaglia di Lepanto nel 1571 e mise fine alle scorrerie dei Turchi sulle coste tirreniche.  A distanza  di tre secoli un gruppo di eminenti storici fiorentini, tra cui Giovanni Spadolini, Piero Bargellini e Giorgio La Pira, ricostruirono la storica compagnia di Altopascio, traducendo in chiave moderna gli antichi ideali di solidarietà, accoglienza e rispetto reciproco.

Nel 2008, i membri toscani della compagnia hanno fondato la nuova Confraternita, dotata di un proprio statuto, approvato dal Vescovo di San Miniato, mons. Fausto Tardelli.  Essa è un’associazione privata di fedeli che svolgono attività religiosa con lo scopo di rivitalizzare la Via Francigena, attraverso la costituzione, lungo l’antico tracciato, di sedi locali della compagnia. Gli stessi «Cavalieri del Tau» hanno dato vita, a febbraio di quest’anno, a una Onlus con lo scopo di reperire finanziamenti necessari al raggiungimento dei fini statutari, in particolare per ricercare/ristrutturare e gestire strutture per la cosiddetta «accoglienza povera» dei pellegrini.

L’intervista. Alessandro Valiani: lavoreremo per la FrancigenaSi chiama Alessandro Valiani ed è di Santa Croce sull’Arno, il nuovo «Gran Cancelliere» della Storica Compagnia degli Insigniti «Cavalieri del Tau». Eletto di recente, dopo la scomparsa di Luigi Pacini, resterà in carica per cinque anni, come recita lo statuto.

Lei è il nuovo Gran Cancelliere dei Cavalieri del Tau. Cosa significa per lei questo incarico?

«È un incarico di alto onore e di responsabilità dovendo guidare insieme al Consiglio dei Reggenti la Storica Compagnia dei Cavalieri del Tau che si è proposta un programma ambizioso ed entusiasmante: la rivitalizzazione della Via Francigena. Sono emozionato dell’incarico perché succedo al dottor Luigi Pacini che con tanta passione e capacità ha reso la Storica Compagnia una confraternita organizzata ed operativa, riconosciuta dalle Diocesi di San Miniato e di Massa Carrara – Pontremoli».

Quali sono le mansioni del Gran Cancelliere?

«Il Gran Cancelliere guida, coordina, programma l’attività della Storica Compagnia tramite il Consiglio dei Reggenti e le Magioni (cioè le sedi locali, ndr)  che a loro volta presidiano il territorio di riferimento ed in particolar modo il percorso della storica Via Francigena».

I «cavalieri del Tau» seguono un cammino spirituale particolare? 

«Si, per poter essere accolti i candidati Cavalieri devono dimostrare la loro convinzione sui valori cristiani e la volontà di condividere ed impegnarsi alla realizzazione delle finalità statutarie proprie della Compagnia. Soltanto dopo avere dato prova della loro disinteressata determinazione a far parte della Storica Compagnia vengono vestiti del mantello di Cavaliere del Tau con una apposita liturgia da parte del Vescovo di San Miniato, alto protettore della Compagnia».

Progetti per il futuro?

«Per il futuro stiamo lavorando ad un progetto articolato sui vari temi da quello religioso, a quello storico, culturale ed urbanistico diretto alla rivitalizzazione e gestione della Via Francigena tramite il recupero delle strutture diocesane e parrocchiali che presenti lungo l’antico tracciato per favorire l’accoglienza povera dei pellegrini».

Nel recupero di tradizioni cavalleresche come quella dei «Cavalieri del Tau» non c’è il rischio di scambiare la fede con qualcosa che appartiene al passato?

«Senz’altro no. Il Cavaliere del Tau è colui che nella vita quotidiana, nel lavoro, nell’attività sociale fa della vita cristiana la sua testimonianza viva, attuale e diretta aiutando i più sfortunati ed i più deboli della nostra società, impegnato nell’assistenza solidale e nel promuovere l’accoglienza povera dei pellegrini lungo la Via Francigena».