Vita Chiesa

Il Papa ai giovani: «Ascoltate chi soffre». Il messaggio per la Gmg 2020

Il tema sarà: “Giovane, dico a te, alzati!” (cfr Lc 7,14), brano che racconta come Gesù, entrando nella cittadina di Nain, in Galilea, s’imbatte in un corteo funebre che accompagna alla sepoltura un giovane, figlio unico di una madre vedova, che poi resusciterà. “A volte la nostra prima reazione è di riprendere la scena col telefonino, magari tralasciando di guardare negli occhi le persone coinvolte”, osserva il Pontefice. La sua attenzione è per “tante situazioni negative” vissute dai giovani. Da una parte, chi si gioca tutto nell’oggi, mettendo in pericolo la propria vita con esperienze estreme, dall’altra  giovani che invece sono “morti” perché “hanno perso la speranza”. “Purtroppo anche tra i giovani si diffonde la depressione, che in alcuni casi può portare persino alla tentazione di togliersi la vita”. Un riferimento alle “situazioni in cui regna l’apatia, in cui ci si perde nell’abisso delle angosce e dei rimorsi”. “Quanti giovani piangono senza che nessuno ascolti il grido della loro anima! Intorno a loro tante volte sguardi distratti, indifferenti, di chi magari si gode le proprie happy hour tenendosi a distanza”. E, ancora, chi “vivacchia nella superficialità, credendosi vivo mentre dentro è morto”. “Ci si può ritrovare a vent’anni a trascinare una vita verso il basso, non all’altezza della propria dignità”. Da Francesco l’allarme per “un diffuso narcisismo digitale, che influenza sia giovani che adulti”. “Alcuni di loro forse hanno respirato intorno a sé il materialismo di chi pensa soltanto a fare soldi e sistemarsi, quasi fossero gli unici scopi della vita. A lungo andare comparirà inevitabilmente un sordo malessere, un’apatia, una noia di vivere, via via sempre più angosciante”. Quindi, l’attenzione ai “ai fallimenti personali”: “La fine di un ‘sogno’ può far sentire morti. Ma – avverte il Papa – i fallimenti fanno parte della vita di ogni essere umano, e a volte possono anche rivelarsi una grazia”, perché “spesso qualcosa che pensavamo ci desse felicità si rivela un’illusione, un idolo”. “Gli idoli pretendono tutto da noi rendendoci schiavi, ma non danno niente in cambio. E alla fine franano, lasciando solo polvere e fumo. In questo senso i fallimenti, se fanno crollare gli idoli, sono un bene, anche se ci fanno soffrire”.

Scrive Papa Francesco: «Cari giovani, non lasciatevi rubare questa sensibilità! Possiate sempre ascoltare il gemito di chi soffre; lasciarvi commuovere da coloro che piangono e muoiono nel mondo di oggi”. Elogiando la capacità dei giovani di “saper con-patire”, il Pontefice ricorda loro “quanti si donano con generosità quando le circostanze lo richiedono”. “Non c’è disastro, terremoto, alluvione che non veda schiere di giovani volontari rendersi disponibili a dare una mano. Anche la grande mobilitazione di giovani che vogliono difendere il creato dà testimonianza della vostra capacità di udire il grido della terra”. Parole cui segue una conclusione di Papa Francesco: “Se saprete piangere con chi piange, sarete davvero felici”. Nelle parole del Pontefice la vicinanza si fa “gesto coraggioso affinché l’altro viva”. Un “gesto profetico”. Osservando poi che “anche voi giovani potete avvicinarvi alle realtà di dolore e di morte che incontrate”, il Papa incoraggia i giovani a “toccarle e generare vita come Gesù”. “Questo è possibile, grazie allo Spirito Santo, se voi per primi siete stati toccati dal suo amore, se il vostro cuore è intenerito per l’esperienza della sua bontà verso di voi”. Dal Papa, quindi, una missione affidata ai giovani: “Se sentite dentro la struggente tenerezza di Dio per ogni creatura vivente, specialmente per il fratello affamato, assetato, malato, nudo, carcerato, allora potrete avvicinarvi come Lui, toccare come Lui, e trasmettere la sua vita ai vostri amici che sono morti dentro, che soffrono o hanno perso la fede e la speranza”.

“Quando si è ‘morti’ ci si chiude in sé stessi, i rapporti si interrompono, oppure diventano superficiali, falsi, ipocriti. Quando Gesù ci ridona la vita, ci ‘restituisce’ agli altri” scrive Papa Francesco. “Sappiamo bene che anche noi cristiani cadiamo e ci dobbiamo sempre rialzare – è l’incoraggiamento del Pontefice -. Solo chi non cammina non cade,  ma non va nemmeno avanti. Per questo bisogna accogliere l’intervento di Cristo e fare un atto di fede in Dio. Il primo passo è accettare di alzarsi”. In questo processo di rinascita, il Papa indica “la prima reazione di una persona che è stata toccata e restituita alla vita da Cristo”, cioè “esprimersi, manifestare senza paura e senza complessi ciò che ha dentro, la sua personalità, i suoi desideri, i suoi bisogni, i suoi sogni”. Francesco torna a riflettere sull’uso dei dispositivi elettronici: “Oggi spesso c’è ‘connessione’, ma non comunicazione”, il suo monito. Quindi, una considerazione che nasce da ciò: “L’uso dei dispositivi elettronici, se non è equilibrato, può farci restare sempre incollati a uno schermo”. Di qui il Papa intende “lanciare la sfida di una svolta culturale, a partire da questo “Alzati!” di Gesù”. “In una cultura che vuole i giovani isolati e ripiegati su mondi virtuali, facciamo circolare questa parola di Gesù: ‘Alzati!’. È un invito ad aprirsi a una realtà che va ben oltre il virtuale”. Quindi, da Francesco una precisazione: “Ciò non significa disprezzare la tecnologia, ma utilizzarla come un mezzo e non come un fine. ‘Alzati’ significa anche ‘sogna’, ‘rischia’, ‘impegnati per cambiare il mondo’, riaccendi i tuoi desideri, contempla il cielo, le stelle, il mondo intorno a te. ‘Alzati e diventa ciò che sei!’”.