Vita Chiesa

Il contributo dei settimanali cattolici

“I settimanali delle diocesi italiane come segni di speranza”: questo il tema del contributo che la Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), che rappresenta 148 testate per oltre 1 milione di copie, ha preparato in occasione del prossimo Convegno ecclesiale di Verona. I media cattolici, scrive la Fisc, “hanno obiettivi comuni e caratteristiche tecniche analoghe a tutti gli altri media, tuttavia si distinguono da essi per lo spirito che li anima: è lo spirito evangelico che li porta a raccontare e riflettere sull’intera realtà dal punto di vista dei valori cristiani, con la passione e lo sforzo di interrogare e interpretare l’uomo d’oggi per offrirgli la vera e unica speranza che è Gesù e il suo Vangelo”.

PARTECIPI DELLA MISSIONE DELLA CHIESA. Gli operatori dei media d’ispirazione cristiana, sottolinea la Fisc, partecipano alla missione evangelizzatrice della Chiesa “ponendosi come soggetti attivi nel racconto e nell’interpretazione della realtà storica alla luce e con la forza della fede cristiana, ben sapendo che i media sono strumenti potenti e pervasivi nella trasmissione di idee vere/false e di valori/disvalori, nella formazione di opinioni e di comportamenti, nonché di modelli culturali”. Gli organi d’informazione cattolici, proponendo una visione del mondo “alternativa”, “ricercano costantemente la verità e il bene dell’uomo, informano l’opinione pubblica ai valori evangelici, danno voce a chi è ritenuto o risulta debole agli occhi del mondo, portano a conoscenza di tutti le innumerevoli e concrete testimonianze d’amore e di solidarietà, privilegiano le buone notizie anche nelle vicende complesse e travagliate”.

UN RUOLO DI PRIMO PIANO lo rivestono i periodici diocesani, “segno vivo di speranza cristiana in un preciso ambiente”. Strettamente collegati alle rispettive comunità, “di cui fanno trasparire la vitalità e la freschezza, il senso profondo e lo slancio della missione”, essi “non si chiudono all’interno di una comunità ecclesiale”, ma sono “essenzialmente legati a un territorio di cui raccontano la storia e la vita, facendosi soggetti attivi all’interno di esso”. Inoltre, ricorda la Fisc, “la loro presenza informativa pone in essere una rete di collegamenti che contribuisce alla costruzione sia della comunità ecclesiale, sia della comunità civile”, diventando nel tempo “strumenti di auto-identificazione” per la comunità di un determinato territorio.

UNA VISIONE ALTERNATIVA. I media diocesani “si propongono come avamposti della missione, perché possono arrivare anche là dove i tradizionali strumenti della pastorale non arrivano”, realizzando così l’idea di una Chiesa che “si apre e si rivolge al mondo parlando un linguaggio comprensibile all’uomo di oggi”. Non fanno un’informazione scandalistica, ma “raccontano tutta la vita, civile ed ecclesiale”, e in particolare “gli eventi positivi, tra cui la rivoluzione della carità con cui i credenti e tanti uomini di buona volontà stanno cambiando il mondo”. La loro gerarchia di notizie “risponde a un background culturale dettato dai valori evangelici”: “In tal modo promuovono e favoriscono nell’opinione pubblica una precisa visione del mondo, della vita e del territorio stesso, alternativa a quelle imperanti asservite alla notizia-spettacolo e alla notizia-profitto”. Ancora, i giornali diocesani “sono soggetti attivi di cittadinanza”, poiché “informando in modo completo e corretto, rendono coscienti i cittadini dei fatti e dei problemi del loro ambiente, favorendo la partecipazione civile”, nonché rappresentano un luogo di dialogo “anche tra credenti e laici” e un “luogo di crescita nel confronto attorno a valori condivisi”.

SEGNO DI LUNGIMIRANZA. La Fisc invita “ogni singola diocesi” a investire nella comunicazione. I settimanali diocesani “sono un segno della creatività della comunità cristiana, che spesso ha saputo anticipare la presenza di altri giornali sul territorio” ed è proprio “nel segno di questa lungimiranza che oggi è richiesto il coraggio di fondare nuovi giornali là dove ancora mancano, di potenziare quelli esistenti e anche di rileggere il senso della loro attuale presenza, perché siano in grado di rispondere efficacemente al nuovo contesto mediatico, agli scenari profondamente mutati che sollecitano a interpretare e cogliere i segni dinamici e le provocazioni della presenza viva dello Spirito”.

Sottolineando l’importanza di “iniziative stabili di sinergia tra i media d’ispirazione cristiana”, il documento ricorda il ruolo della stessa Fisc, che nel 2006 celebra i quarant’anni d’esistenza e riunisce le diverse testate “allo scopo di creare comunione tra direttori e operatori, di perfezionare il loro impegno di evangelizzazione e attivare sinergie tecniche ed editoriali, valorizzando nel tempo le singole autonomie”, il Sir, “che oggi offre servizi di qualità, aprendosi all’orizzonte nazionale ed europeo”, e auspica “che vengano attivate sinergie durature anche con tutti i media cattolici d’informazione, in particolare con il quotidiano Avvenire, con gli altri quotidiani cattolici e con i vari rotocalchi, ponendo attenzione ai fenomeni in atto”.a cura di Francesco Rossi

Il testo integrale del Contributo Fisc per il Convegno di Verona 2006