Vita Chiesa

Il vescovo Enrico Bartoletti, segretario generale della Cei in un tempo di cambiamenti

Gli anni Settanta del Novecento hanno rappresentato per l’Italia un’epoca di trasformazione. Furono varate diverse leggi: statuto dei lavoratori, istituzione delle regioni, organi democratici nella scuola, leggi sul divorzio e sull’aborto, diritto di famiglia. Processo che in parte si arenò per l’insorgere di una grave crisi economica, una instabilità politica, l’inizio della strategia stragista. Bartoletti, in una conferenza del 1971, tratteggia così il clima culturale: «Si va verso un immanentismo antropologico che veramente cambia in modo totale la visione culturale del mondo di oggi. Ora la Chiesa è entrata in contatto con questo mondo che è totalmente cambiato nelle sue categorie mentali e culturali. I pochi anni che ci separano dal Concilio costituiscono già un ambiente culturale nuovo, non previsto dal Concilio nelle sue esplicitazioni problematiche. Mi ha colpito la frase di un vescovo: In questi cinque anni postconciliari abbiamo cambiato di secolo».La stessa Conferenza episcopale italiana fu chiamata, all’indomani del Concilio, ad assumere un suo spessore e una capacità di guida della Chiesa italiana. Per promuovere ciò, Paolo VI scelse mons. Enrico Bartoletti (arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Lucca) come Segretario generale il 4 settembre 1972. Scrive il vescovo: «Decisione del Santo Padre per la nomina di Segretario della Cei. Crocifissione. In manus tuas Domine! Non credevo il distacco così forte e crocifiggente. Non ho fatto nulla, anzi ho fatto di tutto per evitare questa pura obbedienza. Signore, accetta il mio umile sacrificio e dammi la grazia di cercare solo te. Prendi Tu in consegna quelli che ho amato e amo per Te».Da allora, sono trascorsi 50 anni, eppure, anche se un poco caduto nell’oblio, il servizio di mons. Bartoletti ha segnato il cammino della Chiesa Italiana. Il card. Martini ha indicato in lui «l’uomo del passaggio del mar Rosso del guado conciliare; di questo guado, per alcuni pericoloso, egli è stato il traghettatore». Colui che ha traghettato sulla sponda del Vaticano II, prima la Chiesa di Lucca e poi le Chiese d’Italia. Verrà confermato nel dicembre del 1975, ma il 5 marzo 1976 morì improvvisamente per un infarto. Il suo è stato un passaggio breve, denso di fatiche ma carico di prospettive e aperture evangeliche.Bartoletti è stato definito un Segretario sui generis. Per Paolo VI, la segreteria del vescovo doveva essere, in presenza di un presidente non residente a Roma, un centro di iniziative e di autorità. Lo Statuto della Cei però ne tracciava una fisionomia con minore rilievo. Questa discrepanza fa comprendere una prima caratteristica di Bartoletti: muoversi tra una fisionomia statutaria ridotta e la volontà del Papa che, affidandogli missioni che andavano oltre il suo ruolo, comporteranno sovrapposizioni con organismi vaticani. Sarà la disponibilità al dialogo di Bartoletti, il suo amore alla Chiesa e al Papa, a dare sostanza sinodale e originalità alla sua azione. Nel suo bagaglio, a differenza di vescovi di orientamento montiniano, «c’è poco Maritain e molta Bibbia». E ciò marca la sua persona e il suo impegno. I tre anni di segreteria saranno densi di avvenimenti: il decollo del piano pastorale Evangelizzazione e sacramenti, per dare alla Chiesa un proprio spessore pastorale nella situazione italiana; un rapporto collegiale con i vescovi; l’organizzazione della struttura della Cei; l’animazione dell’Anno Santo 1975; lo stimolo al rinnovamento dell’Azione cattolica e alla nascente Caritas Italiana; la vicenda del referendum sul divorzio, la revisione del Concordato, i prodromi della legge sull’aborto, il rapporto con il mondo della politica, in particolare, con la crisi della Democrazia cristiana. Infine, l’originale preparazione del convegno ecclesiale nazionale Evangelizzazione e promozione umana.La sua azione fu ispirata da alcuni tratti peculiari, fondamentali anche per la Chiesa di oggi in sinodo.Rilettura del Vaticano II. Pur nella convinzione che il Concilio abbia segnato il recupero del mistero della Chiesa, egli pone al primo posto la Dei Verbum: il primato assoluto del Verbo e del suo vangelo. Quindi la Chiesa in preghiera Sacrosanctum concilium. Poi la Chiesa, popolo di Dio, corpo di Cristo, tempio dello Spirito, mistero di comunione Lumen gentium. Infine la Chiesa nel mondo segno e strumento di riconciliazione e di pace Gaudium et spes. Un cammino teso ad alimentare il rapporto con Cristo Gesù concretizzato nel servizio di carità.Lettura sapienziale della vita quotidiana capace di immergersi in essa per scoprirne i germi di speranza e stesse chiusure e ambivalenze. Lettura non circoscritta dall’orizzonte storico, ma intrecciata alla presenza dello Spirito e aperta alla dimensione escatologica. È l’invito alla comunità cristiana a non estraniarsi dalla città, ma a guardare nel volto i suoi abitanti per riconoscere i germi di salvezza presenti nei cuori.Stile di comunione. I suoi appunti, zeppi di nomi, rivelano la densità delle relazioni personali che intratteneva divenendo in breve tempo punto di riferimento per molti. Introducono anche nel suo rapporto filiale, obbediente e sincero con Paolo VI, pur nella sua proverbiale timidezza. Da uomo di comunione, si è speso tutto perché la comunità ecclesiale si facesse annuncio del vangelo e si esprimesse in una circolarità sinodale promuovendo l’unità nella multiformità. L’intuizione del convegno Evangelizzazione e promozione umana voleva, nel suo intento, ritrovare le vie della missione evangelica nella complessità dell’oggi e promuovere un luogo ecclesiale (un con-venire – come all’epoca si diceva) in cui le diverse voci dell’esperienza cristiana in Italia potessero cantare insieme l’Alleluia della strada e quello della patria.Questo cantiere, rimasto aperto anche dopo 50 anni, l’ha reso profeta silenzioso e martire della comunione ecclesiale, come testimoniava mons. Mansueto Bianchi. La Chiesa di Lucca ha aperto la causa di canonizzazione. In questi giorni è stata depositata presso la Congregazione per le cause dei santi la positio per il riconoscimento delle virtù eroiche del vescovo Enrico, che speriamo avvenga quanto prima.