Vita Chiesa

Inchiesta giovani e fede. Mons. Coletti: «Aiutiamoli a riscoprire la dimensione comunitaria»

di Chiara DomeniciAppena tornato dal recente convegno a Grosseto, organizzato dall’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università sul tema: «L’adolescente e la costruzione dell’identità», il vescovo di Livorno Diego Coletti risponde ad alcune domande sui giovani e la fede.

L’impressione, ascoltando la voce dei giovani, è quella di una fede vissuta come qualcosa di intimo, di personale: manca la dimensione comunitaria, la Chiesa viene vista come noiosa o invadente…

«Il problema è proprio questo: la fede non è solamente qualcosa di intimo, dobbiamo aiutare questi ragazzi a trasformare la fede in un progetto. Devono passare da una fruizione immediata in solitudine ad una ragionata da fare insieme, accompagnati dalla forza della Comunità. È stato Gesù stesso a scegliersi degli intermediari, a dare vita ad una Chiesa perché condividessimo la nostra fede con gli altri. Il discernimento della fede avviene in una comunità, come già auspicato al Convegno ecclesiale di Palermo e richiamato nel recente documento Cei sul volto missionario della parrocchia: non esiste una neutralità scientifica, i fenomeni riguardanti l’umano si leggono solo “insieme”, in uno spazio culturale ampio e argomentato».

Alcuni giovani accusano la Chiesa di non essersi adeguata ai tempi, la Messa appare «noiosa», le omelie «lunghe, scontate, accusatrici». C’è un modo per riuscire a parlare a questi ragazzi, per rendere il messaggio cristiano più interessante per loro?

«Il messaggio cristiano è di per sé accattivante, non tanto per il modo in cui lo si propone! Esso non deve appagare un qualche desiderio emotivo “del momento”, o la soddisfazione personale, ma costituire la base di un impegno, per una passione più alta e più bella. Altrimenti potremmo diventare tutti buddisti: alla ricerca della pacificazione individuale e di tutto il resto che importa…!?!»

Della Chiesa si apprezzano le opere di carità, ma si critica la morale cattolica, «troppo rigida». Può, la Chiesa, rinunciare ai suoi principi per tentare di piacere di più ai giovani?

«No, assolutamente no! Innanzitutto perché affermare i propri principi non significa schiacciare le persone, poi perché i principi sono al servizio delle persone, cedere sui valori significa diventare più irresponsabili, non più buoni!»