Vita Chiesa

Incontro abusi in Vaticano: Uisg e Usg, «avviare importanti processi e strutture di rendicontazione responsabile»

«Abbassiamo il capo per la vergogna quando ci rendiamo conto che tali abusi si sono verificati nelle nostre Congregazioni e Ordini e nella nostra Chiesa. Abbiamo imparato che coloro che abusano nascondono deliberatamente le loro azioni e sono manipolatori. Per definizione, è difficile scoprire questi abusi. La nostra vergogna è ancora maggiore perché non ci siamo accorti di quanto stava accadendo». È quanto si legge in una Dichiarazione precedente all’incontro sulla protezione dei minori a Roma firmata da Uisg (Unione internazionale superiore generali) e Usg (Unione superiori generali) dal titolo «L’abuso di bambini è un male ovunque e in ogni tempo: questo punto non è negoziabile». «Un incontro di tre giorni è un tempo breve», proseguono i superiori: «Tuttavia crediamo che con i venti del cambiamento che soffiano nella nostra Chiesa e con la buona volontà da parte di tutti, possano essere avviati importanti processi e strutture di rendicontazione responsabile, mentre quelli già esistenti vengono rafforzati. Possono essere identificati nuovi passi in avanti e prese decisioni, la cui attuazione può aver luogo rapidamente e universalmente con il giusto rispetto per le diverse culture». Uisg e Usg si uniscono a Papa Francesco «nella sua missione di riconoscere umilmente e confessare gli errori fatti; sostenere i sopravvissuti; imparare da loro il modo in cui accompagnare coloro che sono stati abusati e come desiderano che ascoltiamo le loro storie. Da parte nostra, ci impegniamo a fare tutto il possibile per ascoltare meglio i sopravvissuti, riconoscendo umilmente che non è sempre stato così. Attueremo quanto deciso in questa conferenza in accordo col dovere di rendicontazione richiesto da coloro che sono in autorità».

«Abbiamo bisogno di una cultura diversa nella Chiesa e nella nostra società più ampia. Abbiamo bisogno di una cultura in cui i bambini siano apprezzati e dove sia promossa la loro tutela», scrivono i superiori degli ordini religiosi. «Tramite le scuole e gli ospedali che molti di noi gestiscono possiamo fare la differenza», proseguono: «Integreremo la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili nei nostri programmi di formazione, assicurando che, in ogni fase, siano impartite educazione e istruzione adeguate sia ai formatori che ai formandi; chiederemo ai nostri Centri di Spiritualità di sviluppare programmi speciali per accompagnare ogni persona, vittima di abuso, che desideri trovare aiuto nella difficoltà con la fede e col senso della vita». D’altra parte, «le risorse sono sempre un problema. Uno sguardo alle società che hanno messo in atto pratiche di protezione dei minori evidenzia che anche i servizi sanitari governativi hanno difficoltà a fornire risorse adeguate. È necessario rafforzare la collaborazione in quest’area, in modo che le risorse siano utilizzate in modo efficace ed efficiente». La Uisg e la Usg «si adopereranno per assicurare che le Congregazioni lavorino insieme per accompagnare nel modo più efficace possibile i sopravvissuti nel loro cammino di guarigione».

«Chiederemo l’aiuto dei genitori nella nostra lotta contro gli abusi. Essi hanno un istinto naturale per la protezione dei bambini che è indispensabile. In particolare, sottolineiamo il ruolo delle madri. È giusto affermare che se alle donne fosse stato chiesto un parere e un aiuto nella valutazione dei casi, sarebbe stata intrapresa un’azione più forte, più rapida e più efficace». Così l’Uisg e l’Usg nella loro Dichiarazione. «Vogliamo inviare un messaggio direttamente ai sopravvissuti e alle loro famiglie: riconosciamo che c’è stato un tentativo inadeguato di affrontare questo problema e una vergognosa incapacità di comprendere il vostro dolore. Vi offriamo le nostre più sincere scuse e il nostro dolore. Vi chiediamo di credere nella nostra buona volontà e nella nostra sincerità. Vi invitiamo a lavorare con noi per creare nuove strutture volte a garantire che i rischi siano ridotti al minimo». Inoltre, «vogliamo assicurare che coloro che generosamente si candidano per far parte di ordini religiosi o che sono formati nei seminari vivano in luoghi sicuri dove la loro vocazione sia alimentata e dove il loro desiderio di amare Dio e gli altri sia aiutato a crescere fino a maturità».