Vita Chiesa

Incontro abusi in Vaticano: p. Lombardi, «tolleranza zero» è solo «una parte della questione»

Al briefing, oltre a padre Lombardi, hanno partecipato i cardinali Blase Cupich (Chicago) e Patrick O’Malley (Boston), l’arcivescovo di Malta Charles Scicluna, e il prefetto del Dicastero per la comunicazione, Paolo Ruffini.

Il termine «tolleranza zero», ha spiegato Lombardi, «si riferisce a un modo d’intervenire, giustamente punitivo, nei confronti dei criminali: è una parte, certamente fondamentale, ma solamente una parte della questione della protezione dei minori». Ambito, questo, di portata molto più vasta, che non rientra nell’espressione «tolleranza zero», nella quale – per il moderatore della «tre giorni» in corso in Vaticano fino a domenica – non è compresa, ad esempio, «tutta la dimensione della cura pastorale delle vittime, dell’accompagnamento, della situazione del clero, della prevenzione nelle parrocchie».

Ad una domanda su come si concili la prima parre del punto 15 affidato dal Papa alla riflessione dei partecipanti – che recita: «Osservare il tradizionale principio della proporzionalità della pena rispetto al delitto commesso. Deliberare che i sacerdoti e i vescovi colpevoli di abuso sessuale su minori abbandonino il ministero pubblico» – il card. O’Malley ha risposto facendo notare che, nelle stesse intenzioni del Santo Padre, «si tratta solo di un punto di partenza, non ho mai pensato che sia contrario alla tolleranza zero».

A fare da sfondo, secondo O’Malley e secondo mons. Scicluna, c’è l’affermazione pronunciata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 2002: «La gente deve sapere che nel sacerdozio e nella vita religiosa non c’è posto per chi potrebbe far del male ai giovani». «Si tratta di un principio che deve animare ogni decisione, come principio fondamentale», ha commentato Scicluna: «Non c’è posto nel ministero sacerdotale per chi possa fare del male ai giovani. È una constatazione prudenziale e di urgenza, che non ha niente a che fare con la pena. La questione prudenziale dell’idoneità al ministero non è una questione primariamente penale. La pena può anche essere espiatoria: non tolgo una persona dal ministero sacerdotale per punirla, ma per proteggere il gregge».