Vita Chiesa

Lourdes, la grotta dove tutti si sentono a casa

di Vasco Giuseppe Bertellivescovo emerito di Volterra e Assistente regionale UnitalsiInvitato a scrivere qualche mia impressione su Lourdes vi aderisco ben volentieri. Sì, perché il santuario mariano dei Pirenei è entrato profondamente nella mia vita sacerdotale fin dal primo pellegrinaggio che feci ai primi giorni di settembre del 1952 con un gruppo di pontederesi, fra i quali vi era anche mia madre.

A dire poco, sia mia madre che il sottoscritto rimanemmo come incantati da quanto vedemmo ma soprattutto per quanto vivemmo in quei giorni. Per mia mamma fu quello l’unico pellegrinaggio che portò sempre nella sua memoria fino alla morte, per me invece… Sto per effettuare il mio centesimo pellegrinaggio a Lourdes; e questo sarà alla fine del mese di settembre nell’ambito del grande pellegrinaggio nazionale Unitalsi che, come tutti gli anni, vedrà oltre diecimila partecipanti.

Dico subito che per me arrivare a Lourdes è come arrivarci per la prima volta, tanto che quando riparto penso già al giorno in cui vi ritornerò. Vorrei scusarmi se oso dire che, se il Signore vorrà, desidero tornarci ancora. Se mi si chiede che cosa trovo in questa città per esserne così innamorato dico subito che qui trovo cose che altrove non ho trovato, eccezion fatta per la Terra Santa, ma per motivi diversi.

Rifacendomi anche a quanto tante volte ho udito da pellegrini di varie estrazioni, a Lourdes si vive come se si fosse in uno spaccato di paradiso. Quante volte ho sentito espressioni di questo genere: qui il divino si tocca quasi con mano! Vi si respira un’aria di vera pace. Tutti ci sentiamo come a casa propria, come in famiglia. Si parlano varie lingue, si vedono fogge di vestiti diverse, ma l’uno si sente come fratello di colui che ha a fianco e che magari vede per la prima volta. Mi è capitato talvolta di domandare a vari pellegrini: «ma ti sembra di essere all’estero?» e sentirmi rispondere: «ma qui è come se fossi al mio paese». Davvero qui vi è per chi si lascia prendere dal vero spirito del pellegrinaggio, un misterioso linguaggio silenzioso che ci fa sentire tutti uniti.

A questo spirito di unità abbiamo avuto modo di riflettere in modo particolare lo scorso anno, quando ci fu proposto come tema di riflessione per preghiere e per catechesi proprio questo tema: «un popolo di tutte le nazioni». Tutto questo credo debba attribuirsi alla funzione materna di Maria, che ci fu regalata come madre da Gesù morente sulla croce. Non è del resto quello che le «vere» mamme fanno in tutte le famiglie: tenere uniti tutti i membri; e Maria è la madre perfetta! E ci vuole radunati nel nome del suo figlio Gesù.

Del resto quale è il punto focale verso il quale il pellegrino, e non il curioso che arriva a Lourdes solo per vedere, deve rivolgersi una volta giunto al santuario? È pur vero che il richiamo ad arrivare a questa città è nato dal fatto delle apparizioni della Vergine Maria alla pastorella Bernadette Soubirous (la prima il giorno 11 febbraio 1858), ma questo perché qui Maria doveva come assolvere al suo compito specifico di «avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice» conforme a quanto di Lei afferma il Concilio Vaticano II (L.G. n.62).

Quanto detto mi sembra che ben ci ricordi il mosaico dell’abside della basilica del Rosario. Vi è rappresentata la Madonna che si protende in avanti come ad accogliere tutti sotto il suo grande manto; vi si legge questa scritta «per Maria a Gesù». E infatti è Lei che ci invita all’Eucaristia: quante celebrazioni eucaristiche alla grotta delle apparizioni, nelle varie basiliche in varie lingue. Fra queste vorrei ricordare la Messa internazionale che si celebra nella basilica sotterranea due volte alla settimana, alla quale partecipano migliaia di persone di varie nazioni diverse, dopo la quale si arriva processionalmente alla grotta per la recita dell’Angelus, la preghiera che vuol ricordare il mistero della Incarnazione del Figlio di Dio fatto uomo (la Sua passione e morte siamo invitati a ricordare con la Via Crucis, che si svolge in maniera solenne e devota lungo la montagna al di sopra della grotta stessa). Né va dimenticata la processione eucaristica che ogni pomeriggio si snoda dalla tenda dell’adorazione, dove fin dal mattino è esposto il SS. Sacramento, per arrivare alla basilica sotterranea ancora per momenti di adorazione e per la benedizione agli ammalati.

A proposito di ammalati mi piace ricordare che qui a Lourdes sono oggetto di grande attenzione e considerazione; hanno la precedenza su tutti. Anche in questo caso si può vedere come si avvera la profezia di Maria in quel cantico che è il Magnificat (Lc 1, 47-55). La presenza degli ammalati ci richiama alla nostra fragilità umana, a riflettere sul grande valore della vita, al doveroso ringraziamento per tutto quanto Dio ci dona. Che lezione gli ammalati ci danno! Ecco perché mi permetto di dire che il pellegrinaggio che maggiormente influisce sulla vita spirituale è quello fatto insieme agli ammalati. In un contesto simile si evita di ridurre talvolta, certo non sempre, un viaggio a Lourdes come ad una meta di turismo, magari cui si aggiunge l’aggettivo religioso.

Scrivendo di Lourdes in questo anno 2004 non si può non fare un richiamo al fatto che in questo anno noi ricordiamo il centocinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, dogma proclamato il giorno 8 dicembre 1854 dal Beato Pio IX. Questo fatto ci richiama alla mente che proprio la Bianca Signora che apparve a santa Bernadette si svelò con questo nome il 25 marzo 1858; anzi dobbiamo dire che questa affermazione annullò la diffidenza del parroco, mons. Peyramale, che divenne poi il grande sostenitore della veggente. Sotto certi aspetti potremmo dire che le apparizioni di Lourdes possono essere considerate come una conferma di quanto la Chiesa aveva definito per mezzo del Papa. In questo contesto va anche ricordato il recente pellegrinaggio (14-15 agosto) del Santo Padre Giovanni Paolo II, che nel corso del suo pontificato continuamente ci ha richiamato alla devozione verso la Madonna.A settembre arrivano 1700 pellegrini dalla ToscanaDopo la due giorni ferragostana del Papa a Lourdes, l’Unitalsi Toscana si prepara al pellegrinaggio del 19-25 settembre. C’è un filo comune che nella sofferenza lega la persona del Santo Padre ai malati dell’Unitalsi, tutti affidati alla protezione della Vergine Maria. Sono già circa 1700 le adesioni degli unitalsiani toscani che partiranno con quattro aerei da Pisa, Grosseto e Pitigliano alla volta del più importante Santuario mariano per la cristianità. Ed è proprio nel Santuario di Lourdes che l’Associazione ha le sue radici. Correva l’anno 1903 quando il «Comitato pro Palestina e Lourdes» organizzò un pellegrinaggio al celebre Santuario mariano francese, sotto l’assistenza spirituale di mons. Giacomo Radini Tedeschi, che fu poi nominato Vescovo di Bergamo ed ebbe quale segretario don Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII. A tale pellegrinaggio, appunto diretto a Lourdes, volle partecipare tra gli altri Giovanni Battista Tomassi, un ventitreenne romano che da circa dieci anni soffriva per una grave artrite deformante. Era giunto al limite della disperazione, in una profonda crisi religiosa. Recava con sé una rivoltella, deciso a farla finita se non avesse ottenuto la guarigione, quasi pretesa dall’alto. La grazia giunse, ma non per la guarigione del corpo, bensì per la salute dell’anima. Una luce illuminò la sua anima e gli fece comprendere che solo accettando la malattia con spirito di fede avrebbe potuto ritrovare la via sicura nella propria esistenza. Si confidò con mons. Radini Tedeschi e prima di lasciare Lourdes consegnò la rivoltella nelle sue mani dicendo «Ha vinto la Madonna». Tornato a Roma, Tomassi diede vita ad un’associazione per il trasporto dei malati a Lourdes, assistiti da personale sano all’insegna della carità cristiana. Nasceva così l’Unital, che poi sarebbe diventata Unitalsi, di cui Tomassi, oltre che fondatore, fu anche primo segretario. Se Lourdes è fondamento per le radici storiche dell’Unitalsi, Loreto rappresenta un altro luogo di riferimento. La meta lauretana dell’Unitalsi è legata ad un altro personaggio, il principe don Enzo Di Napoli Rampolla, che fu segretario generale dell’Unitalsi. Nel 1936, per ragioni politiche ed economiche di vario genere, sorsero serie difficoltà nel trasporto dei pellegrini malati a Lourdes. Mentre il principe era bloccato per una gomma forata sulla strada da Viterbo a Roma, nei pressi di Nepi, posò lo sguardo su una segnalazione stradale indicante Loreto. Fu come una folgorazione. Diresse l’auto verso la città mariana, dove fu accolto con entusiasmo da mons. Gaetano Malchiodi, che mise a disposizione dell’Unitalsi tutti i locali disponibili nel Palazzo Apostolico. Così Loreto si affiancò a Lourdes nell’accoglienza dei pellegrini malati. La Casa lauretano e la Grotta di Lourdes si aprirono alle loro fervide preghiere e non mancarono guarigioni miracolose nell’una e nell’altra. Sarà al Santuario di Loreto che l’Unitalsi Toscana andrà dal 6 al 9 settembre, dieci giorni prima della partenza per Lourdes. Altri appuntamenti importanti fissati dall’Associazione sono il pellegrinaggio della Diocesi di Firenze (12 – 17 settembre), sempre a Lourdes, guidato dal cardinale Ennio Antonelli, poi in coincidenza della Giornata Mondiale delle Povertà, il 17 ottobre prossimo si riunirà il Consiglio Regionale della Sezione Toscana al Saschall di Firenze: all’incontro parteciperà anche don Oreste Benzi. Infine l’8 dicembre il consueto pellegrinaggio verso la Madonna dell’Impruneta, al quale saranno invitati a partecipare particolarmente i fedeli dell’Arcidiocesi fiorentina.Massimiliano Colelli

Lourdes, un Papa sofferente tra i sofferenti

I discorsi del Papa a Lourdes (14-15 agosto 2004)