Vita Chiesa

Matrimoni, Betori scrive ai preti: porte aperte a chi chiede di sposarsi in chiesa

Nell’assemblea del clero, pochi giorni fa, aveva chiesto ai preti della diocesi un atteggiamento di «accoglienza pastorale»; adesso il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, applica questo invito a un tema specifico, quello della celebrazione dei matrimoni. Lo fa con una lettera al clero, in cui sollecita ad aprire le porte a chi si rivolge alle varie chiese del territorio diocesano per chiedere di sposarsi. «Non poche volte – scrive Betori – giungono sul mio tavolo richieste riguardanti la celebrazione di matrimoni nelle chiese dell’arcidiocesi, in considerazione soprattutto della tipologia dei luoghi sacri e della provenienza dei nubendi. Ribadisco con convinzione da parte mia che l’atteggiamento fondamentale da assumere in queste circostanze deve essere quello dell’accoglienza. In questioni che non toccano la verità del sacramento e la disciplina definita dal codice di diritto canonico, non dobbiamo inserire atti che si caratterizzerebbero come una «dogana pastorale”».

Il riferimento è all’omelia di Papa Francesco alla messa mattutina nella cappella della Casa di Santa Marta del 25 maggio scorso. Tante volte, disse allora Papa Francesco, «siamo controllori della fede invece di diventare facilitatori della fede della gente». E fece proprio l’esempio degli ostacoli che può trovare sulla propria strada una coppia di fidanzati che vuole sposarsi. Nei giorni scorsi, durante l’assemblea diocesana del clero, Betori aveva richiamato queste parole ai preti fiorentini, raccomandando loro un atteggiamento di «accoglienza pastorale». E anche sui matrimoni aveva detto «Cerchiamo di venire incontro a chi ancora ci chiede la celebrazione di un matrimonio cristiano e non poniamo limiti che non siano quelli del sacramento e della fede».

Nella sua lettera, l’Arcivescovo di Firenze spiega più concretamente: «Invito ogni parroco ad accogliere le richieste di celebrazione di matrimoni nelle chiese parrocchiali e non parrocchiali aperte al culto presenti nel territorio affidato alla sua giurisdizione». Un’apertura che potrebbe indurre a scegliere di sposarsi in una particolare chiesa «per ragioni estetiche o affettive, motivazioni che poco hanno a che fare direttamente con la fede»: ma anche queste motivazioni, aggiunge Betori, vanno considerate «come porte aperte nella vita e nella sensibilità di queste persone».

Ad essere particolarmente coinvolte sono le chiese di maggiore richiamo artistico, come le grandi basiliche cittadine: «Ritengo – scrive Betori – che tale compito sia la doverosa contropartita del dono della bellezza che hanno ricevuto e chiedo che si organizzi all’interno di tali comunità una specifica pastorale verso questi matrimoni». Queste chiese, aggiunge l’Arcivescovo, dovrebbero fare della pastorale dei matrimoni «un capitolo fondamentale della propria presenza a Firenze, offrendo motivi di riflessione e formazione, come pure garantendo la dignità e il rispetto delle norme liturgiche nelle celebrazioni».

È ovvio che tutto questo, conclude il Cardinale,  «richiama tutti a una più accurata preparazione del sacramento, che illumini la natura del matrimonio cristiano». Betori quindi a valorizzare gli orientamenti pastorali della Cei per la preparazione al matrimonio, e chiede che di questo si facciano carico i responsabili delle comunità parrocchiali di provenienza dei nubendi, anche nei casi in cui i matrimoni vengano celebrati in altre chiese.