Vita Chiesa

Mons. Filippini (vescovo di Pescia): a Natale “Dio diventa un volto, contempliamolo”

Ecco il testo integrale

Forse perché, in questi tempi di Natale targato Covid, siamo costretti a nascondere il volto e le maschere d’ordinanza ci rendono tutti inespressivi, velando i sorrisi e le malinconie, ho sentito quanto mai adeguati questi versi di Didier Rimaud S.J.

Fino a quando Signore potrai dimenticarmi?Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando avrò l’animo in penae ogni giorno, un cuore senza gioia? Non essere più soltanto una parola, o Dio: diventa un volto per noi!Guarda e rispondimi, Signore!Lascia che i miei occhi vedano la luce.Salvami dal sonno della morte;che i miei nemici non ridano di me. Non essere più soltanto una parola, o Dio: diventa un volto per noi!Io me ne sto al sicuro nel tuo amore,il mio cuore è in festa, perché tu mi salvi;canterò, canterò al Signoreper tutto il bene che mi ha voluto. Non essere più soltanto una parola, o Dio: diventa un volto per noi!

Non è certo un’impresa da poco mettersi in gara con i salmi biblici, ma al gesuita francese, liturgista e poeta, non è mancato l’ardimento e ha superato la prova con finezza ed estro. Ha ripreso dal salterio lo schema frequente del lamento-invocazione-lode, e genialmente ha proposto un ritornello che sorprende il lettore e dopo un attimo di spiazzamento, lo conquista. Desta stupore e cattura, quel rivolgersi a Dio per chiedergli di non essere solo una parola!

Dio, parola invocata all’infinito in formule rituali o gridata in esclamazioni disperate, usata ed abusata in prediche e in conferenze; una parola che unisce e che divide miliardi di persone, che fornisce identità contrapposte micidiali, senza sapere alla fin fine quale sia il suo significato reale e addirittura se vi sia veramente una realtà che le corrisponda. Dio è soltanto una parola? È una cifra misteriosa che dovrebbe spiegare il senso di tutto ciò che è, oppure è un suono vuoto che camuffa l’abisso pauroso del nulla?Con questo inquietante dilemma, l’Antico Testamento è tutto attraversato dal desiderio di vedere il volto di Dio e di trovarsi alla sua presenza, di continue richieste perché non lo nasconda, sdegnato del suo popolo ( Dt 31,17; 32,20; Is 8,17) e perché invece lo mostri, misericordioso e benevolo. Il devoto ebreo fa di tutta la sua vita una costante ricerca del volto del Signore (Sal 27,8): “cercate sempre il suo volto” si legge nel Salmo 105,4, nonostante si abbia il timore di esserne folgorati (Es 3,6;), nella consapevolezza che nessuno può contemplarlo direttamente e rimanere vivo (Ez 1,28)! Allo stesso Mosè che poteva presentarsi davanti a Lui in colloquio amichevole, Dio concede tutt’al più di mostrargli le spalle (Es 33,23)! “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” ( Gv 1,18). La conclusione del prologo giovanneo ribadisce il mistero e l’enigma divino, ma proclama con gioia squillante chi lo ha risolto: Dio non è più soltanto una parola, è diventato un volto! Anzi, sempre secondo Giovanni, in Gesù “la parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”: Gesù, la parola divina dal volto umano. È ciò che celebriamo a Natale. Dio esce dalla nube oscura ed accecante della sua gloria impenetrabile e si fa incontrare nell’uomo di Nazareth, il Figlio eterno che nella sua esistenza terrena ci ha narrato tutto del Padre, sul cui volto si è specchiato il volto di Dio: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14, 9). Fissiamo dunque lo sguardo su di Lui: è il volto divino della tenerezza e della misericordia di chi ha perdonato persino i suoi persecutori, è il volto della compassione e della speranza di chi si è chinato sui malati e gli agonizzanti, è il volto della condivisione e della gratuità di chi ha spezzato il suo pane e la sua vita per rendere tutti gli uomini fratelli. Carissimi in questa notte triste senza volti, contempliamo il volto di Gesù Bambino, è il volto dell’amore che ci offre il suo sorriso e la sua pace.Buon Natale!