Vita Chiesa

Natale: il card. Parolin in Iraq, «illuminare le oscurità della paura gettando semi di pace e di giustizia»

E lo ha fatto leggendo il suo messaggio di Natale per il Paese nel corso dell’incontro con il primo ministro Adil Abdul Mahd e gli esponenti del governo nel palazzo presidenziale. Dopo i saluti con «grande affetto», «anche a nome del Santo Padre Francesco che mi ha chiesto di portare i suoi saluti all’amato popolo iracheno», il porporato ha definito l’Iraq «culla della civiltà». «Come individui e come comunità, cristiani e musulmani – ha affermato il cardinale – siamo chiamati a illuminare le oscurità della paura e del non-senso, dell’irresponsabilità e dell’odio con parole e atti di luce, gettando a piene mani semi di pace, di verità, di giustizia, di libertà e di amore».

Dal cardinale l’incoraggiamento a vivere «in spirito di umiltà e di rispetto dell’altro», «accettando le persone con le loro diversità, non utilizzando tali differenze per metterci gli uni contro gli altri, ma scoprendo in esse una possibilità di arricchimento vicendevole, cercando sempre il bene comune». Parole pronunciate dal cardinale con una convinzione di fondo: «Quanto ci accomuna e ci lega l’uno all’altro è più grande di quanto ci separa». «La gioia e la pace del Natale non sono un privilegio da tenere strettamente per ognuno di noi, ma sono un dono da condividere con gli altri e da vivere come responsabilità nella costruzione di un futuro di fraternità e di concordia – ha concluso il card. Parolin -. Il Dio della pace, che si è fatto nostro fratello, nostro compagno di strada, doni gioia e speranza per un futuro migliore a tutti gli abitanti dell’amato Iraq».

«Il Natale diventa un invito alla speranza, che è speranza per tutti, anche per gli abitanti dell’Iraq. È una speranza che ci permette di ricominciare sempre di nuovo, anche dopo le difficoltà e il dolore sofferte in questi anni», ha detto il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, nell’omelia della messa della notte di Natale che ha concelebrato con il card. Louis Raphaël Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, nella cattedrale caldea di San Giuseppe a Baghdad. «Una notte simile a tante notti insonni del popolo dell’alleanza, a tante notte insonni delle vostre famiglie, che in questi anni hanno attraversato la dura prova della sofferenza – ha aggiunto il porporato -; ma, nello stesso tempo, una notte diversa perché l’annuncio diventa realtà, le promesse si compiono». Nelle parole del porporato l’augurio della pace, che «non è la pace che si ottiene con le armi e la vittoria militare o con gli interessi dell’economia globale», ma quella di Dio.

«Una pace – la considera il cardinale – che sa vedere nell’altro il fratello da amare e da aiutare anche quando si dimostra nostro nemico; una pace che passa per la purificazione del linguaggio da ogni espressione di odio e di violenza e per la riconciliazione delle menti e dei cuori». A proposito della convivenza tra cristiani e musulmani, il card. Parolin ha invitato i fedeli iracheni a vivere «in spirito di umiltà e di rispetto dell’altro». «Accettiamo le persone con le loro diversità, non utilizzando tali differenze per metterci gli uni contro gli altri, ma scoprendo in esse una possibilità di arricchimento comune». Infine, il segretario di Stato vaticano ha portato la vicinanza di Papa Francesco ai cristiani dell’Iraq: «Vi è vicino, vi porta nel cuore e sempre prega per voi». «Noi vi siamo grati per la testimonianza, che è diventata esempio vivo per tutti i cristiani del mondo – ha concluso il porporato -. Rimanete saldi nella fede e nell’amore e diventate sempre più costruttori di un mondo di fraternità e di pace, rafforzati dalla luce del Bambino nato per noi e per la nostra salvezza».

«La vostra comunità ha radici profonde in questa terra e rimonta agli albori del cristianesimo. Una lunga storia con i suoi momenti di gloria e santità e con i suoi periodi di patimento e di buio. Ma quando tutto sembra perduto, la mano potente di Dio dà vita a ciò che agli occhi degli uomini appare sterile e senza frutto». Lo ha detto il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, nell’omelia della messa della notte di Natale che ha celebrato nella cattedrale siro-cattolica a Baghdad, dove si è verificato un attentato terroristico nel 2010 in cui hanno perso la vita 53 fedeli e due sacerdoti. «Nel dramma della storia umana irrompe l’amore di Dio, che non si lascia mai vincere dal male degli uomini – ha aggiunto il porporato -. Entra per dissipare le tenebre con la sua luce e per dare un nuovo inizio, come continua a fare qui e ora, in questa notte santa e gloriosa». Guardando alla presenza dei cristiani nella cattedrale, il cardinale ha affermato che «la vostra presenza qui, oggi, è segno della vostra fede, è segno della vostra perseveranza, è segno dell’amore che vince l’odio e il male». «Voi avete accolto il Dio fedele che consola e rafforza il suo popolo e perciò – ha aggiunto – siamo ancora qui. Siamo venuti ad attingere la forza di Dio, per vivere da figli e fratelli, per imparare a percorrere il cammino del perdono, della guarigione, della riconciliazione, della fraternità». Citando l’omelia di Papa Francesco nella messa a Casa Santa Marta dell’11 dicembre scorso, il cardinale ha detto che «anche a noi, feriti dal dolore e dalla sofferenza, a volte scoraggiati e senza forza di andare avanti, il Signore dona conforto con la sua tenerezza, dona la sua pace e ci incoraggia a non avere paura». Infine, l’augurio ai cristiani di «essere portatore del fuoco di Cristo». «Questo è il grande contributo che siete chiamati a offrire al vostro amato Paese, alla società e al mondo intero».

«Nel mondo intero abbondano le difficoltà, si moltiplicano le sfide e diventano sempre più complesse. Durante gli ultimi anni nel vostro Paese e nella vostra regione avete vissuto la tragica e ingiusta esperienza della violenza e del terrorismo, avete tanto sofferto, insieme a tutti i vostri connazionali. Proprio per questo abbiamo bisogno di accogliere la buona notizia del Natale», ha detto ancora il segretario di Stato vaticano, nell’omelia «Lasciamoci trasformare dalla presenza di questo bambino. La nascita del Figlio di Dio cambia tutto, rende nuova la nostra vita – ha affermato il porporato -. Il Salvatore del mondo viene ad assumere la nostra natura umana: non siamo più soli e abbandonati. Dio è con noi, Egli è vicino». Una «vita nuova» quella portata da Gesù Bambino che il porporato considera «una vita di amore, di perdono, di rispetto dell’altro, di pace e di concordia».

«Il mistero del Natale vi sproni a offrire con generosità il vostro contributo a questo Paese che amate, a questa società alla quale appartenete come membri a pieno titolo e al mondo intero – ha detto il card. Parolin rivolgendosi ai fedeli -. La vostra presenza di cristiani qui nella vostra terra e in Medio Oriente continui ad essere la presenza di Gesù». Ai cristiani il cardinale indica «una missione importante», «una missione insostituibile»: «Siate artefici di riconciliazione e di pace, testimoni di amore e di perdono, di comunione e di fraternità, di una vita di servizio e di carità come fonte di bene e benedizione per tutti». Quindi, l’incoraggiamento a «continuare a vivere la vostra appartenenza alla Chiesa e la vostra missione con generosità e gratitudine, con fiducia e speranza, in questa terra dove è cominciata la storia della salvezza, che oggi continua attraverso di voi. Rimante saldi nella fede e nell’amore».