Vita Chiesa

PRATO, IN MIGLIAIA ALLA TRASLAZIONE DEL SACRO CINGOLO; MONS. SIMONI, APPELLO PER LA FAMIGLIA

Per Prato l’edizione 2008 della «Madonna della fiera» – come viene chiamata la festa più sentita – è stato un vero e proprio evento storico. Ieri sera, lunedì 8 settembre, dopo i colori e le musiche del tradizionale «Corteggio storico», il Sacro Cingolo della Madonna – la reliquia che da nove secoli è il simbolo della città laniera – è stato traslato dall’antico reliquiario seicentesco ad una nuova teca realizzata dall’artista padovano Giampaolo Babetto, uno dei più grandi orafi a livello internazionale. Il Vescovo Gastone Simoni, in duomo, con mani guantate, ha tolto la Cintola dalla vecchia teca; prima di riporla nella nuova l’ha mostrata ai fedeli: per la prima volta dopo 370 anni i pratesi hanno così potuto vedere da vicino quella venerata striscia di stoffa, lunga 87 cm, intessuta di peli di capra, fuori dal suo contenitore. Poi, con la nuova teca, il Vescovo è salito sul pulpito di Donatello e ha officiato l’attesa Ostensione della reliquia alle migliaia di persone che gremivano piazza Duomo. Tutto il rito è stato trasmesso sul maxischermo allestito all’esterno della cattedrale e in diretta tv e web. Accanto a mons. Simoni il sindaco Marco Romagnoli: la reliquia, infatti, è da secoli «comproprietà» del Comune e della Chiesa.  Sono stati proprio la Giunta Comunale e il Capitolo della Cattedrale a volere la nuova teca (spesa 81600 euro ripartita secondo le «quote» di comproprietà: due terzi al Comune, il resto alla Diocesi); il reliquiario seicentesco è a tal punto deteriorato dal tempo che nemmeno un adeguato restauro (che sarà comunque compiuto) lo avrebbe potuto recuperare all’uso. La nuova teca è stato realizzata da Babetto in oro bianco, argento dorato e cristallo di rocca.Famiglia, immigrazione e risveglio cristiano sono stati i temi trattati dal Vescovo nel discorso rivolto alla folla. Ribadendo che l’immigrazione – se «regolata con saggezza, giustizia e solidarietà» – è «semplicemente un dovere e un atto di sapienza (cosa sempre detta)», mons. Simoni si è soffermato sui futuri scenari della città. «Se vogliamo – ha detto dal pulpito di Donatello – che Prato resti Prato, pur assestandosi come Città multietnica e multireligiosa, e se non vogliamo che fra qualche tempo (siano anni o decenni, qui importa meno) Prato finisca per essere una Città a minoranza pratese, è necessario che le famiglie siano sostenute dalla cultura, dalla scuola, dalla politica e dall’economia oltre che dalla pastorale della Chiesa. È necessario – lasciatemelo dire – che a Prato non venga meno, anche al riguardo, la Tradizione cristiana con la lettera maiuscola». I tempi del Corteggio e poi dei riti in duomo si sono molto allungati rispetto al programma, ma la piazza era ancora gremita, quando ormai era l’una di notte, per gli spettacolari fuochi d’artificio musicali che hanno suggellato la giornata.Le immagini della festa e il discorso del Vescovo Simoni si possono vedere sul sito www.diocesiprato.it.