Vita Chiesa

Papa Francesco, Angelus: grazie a «quanti hanno contribuito alla riuscita del Giubileo»

«Al termine di questa celebrazione, innalziamo a Dio la lode e il ringraziamento per il dono che l’Anno Santo della misericordia è stato per la Chiesa e per tante persone di buona volontà». Sono le parole pronunciate dal Papa durante l’Angelus di ieri, in cui ha salutato «con deferenza il presidente della Repubblica Italiana e le delegazioni ufficiali presenti» ed espresso «viva riconoscenza ai responsabili del governo italiano e alle altre istituzioni per la collaborazione e l’impegno profuso». «Un grazie caloroso alle Forze dell’ordine, agli operatori dei servizi di accoglienza, di informazione, sanitari e ai volontari di ogni età e provenienza», ha proseguito Francesco, ringraziando «in modo particolare il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il suo presidente e coloro che hanno cooperato nelle diverse sue articolazioni». «Un grato ricordo rivolgo a quanti hanno contribuito spiritualmente alla riuscita del Giubileo», ha detto il Papa: «Penso a tante persone anziane e malate, che hanno incessantemente pregato, offrendo anche le loro sofferenze per il Giubileo. In modo speciale vorrei ringraziare le monache di clausura, alla vigilia della Giornata Pro Orantibus che si celebrerà domani. Invito tutti ad avere un particolare ricordo per queste nostre Sorelle che si dedicano totalmente alla preghiera e hanno bisogno di solidarietà spirituale e materiale».

Al termine dell’Angelus di ieri, il Papa ha firmato la sua lettera apostolica «Misericordia et misera», indirizzata a tutta la Chiesa per continuare a vivere la misericordia sperimentata durante l’intero Giubileo straordinario. In rappresentanza di tutto il popolo di Dio, hanno ricevuto la lettera dalle mani del Papa: il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila; monsignor Leo William Cushley, arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo; due sacerdoti «missionari della Misericordia», provenienti rispettivamente dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Brasile; un diacono permanente della diocesi di Roma, insieme alla sua famiglia; due suore, provenienti rispettivamente dal Messico e dalla Corea del Sud; una famiglia composta da genitori, figli e nonni originari degli Stati Uniti d’America; una coppia di giovani fidanzati; due mamme catechiste di una parrocchia di Roma; una persona con disabilità e una persona malata.