Vita Chiesa

Papa Francesco: Angelus, «spiritualmente vicino alle vittime degli episodi di violenza negli Stati Uniti»

Il Pontefice ha, quindi, ricordato che “centosessanta anni fa, come oggi, moriva il santo Curato d’Ars, modello di bontà e di carità per tutti i sacerdoti. In questa significativa ricorrenza, ho voluto inviare una lettera ai sacerdoti di tutto il mondo, per incoraggiarli nella fedeltà alla missione alla quale il Signore li ha chiamati. La testimonianza di questo parroco umile e totalmente dedito al suo popolo, aiuti a riscoprire la bellezza e l’importanza del sacerdozio ministeriale nella società contemporanea”.

Gesù “esorta a rimanere lontano dalla cupidigia, cioè dall’avidità di possedere” raccontando “la parabola del ricco stolto, che crede di essere felice perché ha avuto la fortuna di una annata eccezionale e si sente sicuro per i beni accumulati”. È “una bella parabola che ci insegna tanto”, ha commentato, ieri mattina, Papa Francesco, prima di recitare l’Angelus con i pellegrini giunti a piazza San Pietro.“Il ricco mette davanti alla sua anima, cioè a se stesso, tre considerazioni: i molti beni ammassati, i molti anni che questi beni sembrano assicurargli e terzo, la tranquillità e il benessere sfrenato”, ma “la parola che Dio gli rivolge annulla questi suoi progetti. Invece dei ‘molti anni’, Dio indica l’immediatezza di ‘questa notte; stanotte morirai’; al posto del ‘godimento della vita’ gli presenta il ‘rendere la vita; renderai la vita a Dio’, con il conseguente giudizio”. Rispetto ai molti beni accumulati dal ricco il Pontefice ha invitato a pensare “alle lotte per le eredità; tante lotte di famiglia. E tanta gente, tutti sappiamo qualche storia, che all’ora della morte incomincia a venire: i nipoti, i nipotini vengono a vedere: ‘Ma cosa tocca a me?’ e portano via tutto”. È “in questa contrapposizione che si giustifica l’appellativo di ‘stolto’ – perché pensa a cose che lui crede essere concrete ma sono una fantasia – con cui Dio si rivolge a quest’uomo. Egli è stolto perché nella prassi ha rinnegato Dio, non ha fatto i conti con Lui”.La parabola offre “un ammonimento che rivela l’orizzonte verso cui tutti noi siamo chiamati a guardare. I beni materiali sono necessari – sono beni! -, ma sono un mezzo per vivere onestamente e nella condivisione con i più bisognosi. Gesù oggi ci invita a considerare che le ricchezze possono incatenare il cuore e distoglierlo dal vero tesoro che è nei cieli”.Per il Santo Padre, “questo – si capisce – non vuol dire estraniarsi dalla realtà, ma cercare le cose che hanno un vero valore: la giustizia, la solidarietà, l’accoglienza, la fraternità, la pace, tutte cose che costituiscono la vera dignità dell’uomo. Si tratta di tendere ad una vita realizzata non secondo lo stile mondano, bensì secondo lo stile evangelico: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé”. “La cupidigia dei beni, la voglia di avere beni – ha avvertito Francesco – non sazia il cuore, anzi provoca di più fame! La cupidigia è come quelle buone caramelle: tu ne prendi una e dici: ‘Ah! Che buona’, e poi prendi l’altra; e una tira l’altra. Così è la cupidigia: non si sazia mai. State attenti! L’amore così inteso e vissuto è la fonte della vera felicità, mentre la ricerca smisurata dei beni materiali e delle ricchezze è spesso sorgente di inquietudine, di avversità, di prevaricazioni, di guerre”. “Tante guerre – ha concluso – incominciano per la cupidigia”.