Vita Chiesa

Papa Francesco: Anno vita consacrata, «gratitudine», «passione» e «speranza»

«Ogni famiglia carismatica – esordisce il Papa – ricordi i suoi inizi e il suo sviluppo storico». «Raccontare la propria storia – precisa – è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri». In secondo luogo, «attuare in maniera sempre più profonda gli aspetti costitutivi della nostra vita consacrata». «La domanda che siamo chiamati a rivolgerci in questo Anno – prosegue – è se e come anche noi ci lasciamo interpellare dal Vangelo; se esso è davvero il ‘vademecum’ per la vita di ogni giorno e per le scelte che siamo chiamati ad operare». «Vivere il presente con passione – sottolinea – significa diventare ‘esperti di comunione’», e «offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni». Da ultimo, la «speranza» per il futuro, che si fonda «su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia» e «permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere rivolto lo sguardo».

No a «volti tristi, persone scontente e insoddisfatte» tra i religiosi e le religiose, scrive Papa Francesco nella Lettera apostolica a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della vita consacrata, che avrà inizio domenica prossima e terminerà con la festa della Presentazione di Gesù al tempio, il 2 febbraio 2016. Il Papa chiede ai consacrati uno spirito di «profezia», il che non vuol dire appellarsi alle «utopie», ma «creare ‘altri luoghi’, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la ‘città sul monte’ che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù». Ai consacrati Bergoglio raccomanda poi nuovamente di essere «esperti di comunione», che «si esercita innanzitutto all’interno delle rispettive comunità dell’Istituto», percorrendo «il cammino della carità», fatto di «accoglienza» e «attenzione reciproche», «comunione dei beni materiali e spirituali», «correzione fraterna», «rispetto per le persone più deboli». Infine, quanti hanno scelto la vita consacrata, come «tutti i membri della Chiesa», sono chiamati a «uscire da sé stessi per andare nelle periferie esistenziali».

«L’Anno della vita consacrata non riguarda soltanto le persone consacrate, ma la Chiesa intera», evidenzia Papa Francesco, ricordando innanzitutto che attorno a ogni famiglia religiosa ve ne è una più grande fatta di «laici» che «condividono ideali, spirito, missione». «A tutto il popolo cristiano» il Papa chiede di prendere «consapevolezza del dono che è la presenza di tante consacrate e consacrati», invitando «a vivere questo Anno anzitutto per ringraziare il Signore e fare memoria grata dei doni ricevuti e che tuttora riceviamo per mezzo della santità dei Fondatori e delle Fondatrici e della fedeltà di tanti consacrati al proprio carisma». «Famiglia e vita consacrata – scrive poi, annotando la ‘felice coincidenza’ con il Sinodo sulla famiglia – sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanizzazione nella costruzione di relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione». Infine, un appello «alle persone consacrate e ai membri di fraternità e comunità appartenenti a Chiese di tradizione diversa da quella cattolica», incoraggiando incontri «perché cresca la mutua conoscenza, la stima, la collaborazione reciproca, in modo che l’ecumenismo della vita consacrata sia di aiuto al più ampio cammino verso l’unità tra tutte le Chiese», nonché il ricordo che «il fenomeno del monachesimo e di altre espressioni di fraternità religiose è presente in tutte le grandi religioni».

Testo integrale della Lettera Apostolica