Vita Chiesa

Papa Francesco: a Istituti secolari, «fare unità tra azione e contemplazione»

Francesco, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ha invitato ciascun Istituto a una «sintesi rinnovata» tra l’aspetto laicale e quello di consacrazione di questa particolare chiamata. Ne dà notizia Radio Vaticana. Per il Papa, gli Istituti secolari sono «l’ala avanzata della Chiesa nella nuova evangelizzazione» e ciascuno di essi deve fare una «sintesi rinnovata» tra l’aspetto laicale e quello di consacrazione di questa particolare chiamata. Un punto d’incontro, spiega, che aiuti secolarità e consacrazione a stare «insieme» senza «mai» separarsi, pena il vivere «in maniera formalistica» certi impegni senza frutto. E nemmeno a «subordinare un elemento all’altro». «Non si è – sostiene Francesco – prima laici e poi consacrati, ma nemmeno prima consacrati e poi laici, si è contemporaneamente laici consacrati». E da ciò, soggiunge, «deriva anche un’altra conseguenza importantissima: ci vuole un discernimento continuo, che aiuti a operare l’equilibrio; un atteggiamento che aiuti a trovare Dio in tutte le cose».

Per riuscirvi, ci vuole un’accurata formazione che chiarisca come, pur non «essendo richiesta» ai laici degli Istituti secolari la vita comunitaria, tuttavia «è essenziale – indica il Papa – la comunione con i fratelli». Inoltre, prosegue, «la secolarità si muove con un ampio respiro, su vasti orizzonti» e questo spinge a chi ne fa parte di accettare da un lato «la complessità, la frammentarietà e la precarietà del nostro tempo» e dall’altro di essere creativi nell’«immaginare nuove soluzioni, inventare risposte inedite e più adeguate alle nuove situazioni che si presentano», «vivendo – asserisce Francesco – una spiritualità capace di coniugare i criteri che vengono ‘dall’alto’, dalla grazia di Dio, e i criteri che vengano ‘dal basso’, dalla storia umana», letta e interpretata. Il Papa esorta gli Istituti secolari a un’intensa «vita di preghiera», a «essere un focolare acceso» per uomini e donne che cercano una luce e, per il fatto di essere immersi nel mondo, «testimoni del valore della fraternità e dell’amicizia».

Allora, conclude, «la sfida più grande, anche per gli istituti secolari, è quella di essere scuole di santità», con i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza a testimoniare che si può essere liberi e umili e a servizio degli altri. «Qual è – si domanda – l’umanità che avete davanti? Persone che hanno perso la fede o che vivono come se Dio non esistesse, giovani senza valori e ideali, famiglie sfaldate, disoccupati, anziani soli, immigrati…». Quanti «volti incrociate per la strada, recandovi al lavoro o andando a fare la spesa. Quante occasioni avete per dare ristoro, incoraggiare, dare speranza, portare consolazione!». Il vostro modello, termina Francesco, sia sempre Maria, che «conduceva una vita normale, simile a quella di tanti altri, e così collaborava all’opera di Dio».