Vita Chiesa

Papa Francesco: a metropolita Rastislav, «le sofferenze dei cristiani perseguitati ci richiamano ad una maggiore unità»

Tra i legami spirituali, il Pontefice ha ricordato» la presenza, a Roma, nell’antica basilica di San Clemente, della tomba di San Cirillo, apostolo degli slavi, la cui predicazione ha diffuso la fede nelle terre dove la vostra Chiesa svolge la sua missione». Partendo dalla figura di San Cirillo, il Santo Padre ha condiviso tre brevi pensieri. Secondo la tradizione, furono i fratelli Cirillo e Metodio, provenienti da Salonicco, a portare a Papa Adriano II le reliquie di San Clemente, uno dei primi vescovi di Roma, morto in esilio sotto l’imperatore Traiano. «Il gesto di Cirillo e Metodio – ha osservato Francesco – ci ricorda che noi cristiani abbiamo insieme ereditato – e abbiamo continuamente bisogno di condividere – un immenso patrimonio comune di santità». Tra i tanti testimoni, «innumerevoli martiri hanno professato la fedeltà a Gesù nei secoli passati, come San Clemente, ma anche in tempi recenti, ad esempio quando la persecuzione ateista ha colpito i vostri Paesi». Per il Papa, «ancora oggi le sofferenze di molti fratelli e sorelle perseguitati a causa del Vangelo sono un richiamo urgente, che ci interpella a ricercare una maggiore unità. Possa l’esempio di Cirillo e Metodio aiutarci a valorizzare questo patrimonio di santità che già ci unisce!».

Papa Francesco ha parlato anche del «rapporto tra evangelizzazione e cultura». Cirillo e Metodio, ha ricordato, «ebbero l’audacia di tradurre il messaggio evangelico in una lingua accessibile ai popoli slavi della Grande Moravia. Incarnando il Vangelo in una determinata cultura, diedero sviluppo alla cultura stessa». L’apostolato dei Santi Cirillo e Metodio, che Papa Giovanni Paolo II proclamò co-patroni d’Europa, secondo il Pontefice, «rimane per tutti noi oggi un modello di evangelizzazione». Infatti, «per annunciare il Signore non basta riaffermare gli schemi del passato, ma occorre porsi in ascolto dello Spirito, che sempre ispira vie nuove e coraggiose per evangelizzare i contemporanei. Lo fa anche oggi, pure in Paesi tradizionalmente cristiani spesso segnati da secolarizzazione e indifferenza».

Cirillo e Metodio «riuscirono a superare le divisioni sorte tra comunità cristiane di culture e tradizioni diverse», ha ricordato Francesco. In questo senso, ha detto il Pontefice, riprendendo le parole di Giovanni Paolo II nella lettera enciclica «Slavorum Apostoli», si può dire che furono «autentici precursori dell’ecumenismo», perché ci ricordano così che «unità non significa uniformità, ma riconciliazione delle diversità nello Spirito Santo. Possa la testimonianza dei Santi Cirillo e Metodio accompagnarci, lungo il cammino verso la piena unità, stimolandoci a vivere questa diversità nella comunione e a non scoraggiarci mai nel nostro percorso, che siamo chiamati a compiere per volontà del Signore e con gioia». Il Papa si è anche rallegrato «per l’attiva partecipazione della vostra Chiesa alla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, tramite l’arcivescovo Juraj, qui presente» e si è augurato che «questa Commissione, che ha adottato nel 2016 a Chieti un documento sui rapporti tra primato e conciliarità nel primo millennio, possa continuare ad approfondire il dialogo su questo tema». Ritendendo questa visita «un dono per crescere nell’edificazione vicendevole, rafforzando i nostri legami spirituali e di amicizia», ha concluso chiedendo «al Signore, per l’intercessione dei Santi Cirillo e Metodio, che possiamo raggiungere un giorno la piena unità, verso la quale camminiamo».

Nel suo saluto al Santo Padre, il primate ortodosso Rastislav ha ricordato che anche se non si rompe il Pane insieme si cammina uno accanto all’altro «in questo mondo contemporaneo travagliato, dove i cristiani sono di nuovo perseguitati, specialmente in Medio Oriente», «milioni di persone sono costrette a lasciare le loro case per paura della persecuzione, soffrono di povertà, malattia e malnutrizione e altre hanno perso le loro radici, la speranza e la fede cristiana».