Vita Chiesa

Papa Francesco, messaggio ai cattolici cinesi: Accordo ha solo «finalità spirituali e pastorali»

«Assicurarvi che siete quotidianamente presenti nella mia preghiera e condividere con voi i sentimenti che abitano il mio cuore». Questo, scrive il Papa, l’obiettivo del Messaggio ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale, annunciato direttamente ai fedeli nell’udienza di oggi e reso pubblico nello stesso giorno.

«Negli ultimi tempi, sono circolate tante voci contrastanti sul presente e, soprattutto, sull’avvenire delle comunità cattoliche in Cina», esordisce Francesco: «Sono consapevole che un tale turbinio di opinioni e di considerazioni possa aver creato non poca confusione, suscitando in molti cuori sentimenti opposti. Per alcuni, sorgono dubbi e perplessità; altri hanno la sensazione di essere stati come abbandonati dalla Santa Sede e, nel contempo, si pongono la struggente domanda sul valore delle sofferenze affrontate per vivere nella fedeltà al Successore di Pietro. In molti altri, invece, prevalgono positive attese e riflessioni animate dalla speranza di un avvenire più sereno per una feconda testimonianza della fede in terra cinese». «Tale situazione si è venuta accentuando soprattutto in riferimento all’Accordo Provvisorio fra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese», firmato nei giorni scorsi a Pechino, riconosce il Papa, che a proposito di questo «frangente tanto significativo per la vita della Chiesa» esprime «sentimenti di ringraziamento al Signore e di sincera ammirazione – che è l’ammirazione dell’intera Chiesa cattolica – per il dono della vostra fedeltà, della costanza nella prova, della radicata fiducia nella Provvidenza di Dio, anche quando certi avvenimenti si sono dimostrati particolarmente avversi e difficili». «Tali esperienze dolorose appartengono al tesoro spirituale della Chiesa in Cina e di tutto il Popolo di Dio pellegrinante sulla terra», l’analisi di Francesco, secondo il quale «il crogiuolo delle prove» è preludio a una gioia più grande». «Continuiamo a fissare lo sguardo sull’esempio di tanti fedeli e Pastori che non hanno esitato ad offrire la loro bella testimonianza al Vangelo, fino al dono della propria vita», l’invito: «Sono da considerarsi veri amici di Dio!».

«Ho sempre guardato alla Cina come a una terra ricca di grandi opportunità e al popolo cinese come artefice e custode di un inestimabile patrimonio di cultura e di saggezza, che si è raffinato resistendo alle avversità e integrando le diversità, e che, non a caso, fin dai tempi antichi è entrato in contatto con il messaggio cristiano», scrive il Papa, che nel Messaggio  ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale cita padre Matteo Ricci, che «diceva con grande acume, sfidandoci alla virtù della fiducia: prima di contrarre amicizia, bisogna osservare, dopo averla contratta, bisogna fidarsi». «È anche mia convinzione che l’incontro possa essere autentico e fecondo solo se avviene attraverso la pratica del dialogo, che significa conoscersi, rispettarsi e ‘camminare insieme’ per costruire un futuro comune di più alta armonia», spiega Francesco, precisando che proprio in questo solco si colloca l’Accordo Provvisorio, «frutto del lungo e complesso dialogo istituzionale della Santa Sede con le Autorità governative cinesi, inaugurato già da San Giovanni Paolo II e proseguito da Papa Benedetto XVI». «Attraverso tale percorso, la Santa Sede altro non aveva – e non ha – in animo se non di realizzare le finalità spirituali e pastorali proprie della Chiesa, e cioè sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo, e raggiungere e conservare la piena e visibile unità della Comunità cattolica in Cina», puntualizza il Papa.

Per «sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in Cina» e «ricostituire la piena e visibile unità nella Chiesa, era fondamentale affrontare, in primo luogo, la questione delle nomine episcopali», spiega il Papa, nel Messaggio , in cui si sofferma sui contenuti dell’Accordo Provvisorio firmato di recente a Pechino. «È a tutti noto che, purtroppo, la storia recente della Chiesa cattolica in Cina è stata dolorosamente segnata da profonde tensioni, ferite e divisioni, che si sono polarizzate soprattutto intorno alla figura del Vescovo quale custode dell’autenticità della fede e garante della comunione ecclesiale», fa notare Francesco: «Allorquando, nel passato, si è preteso di determinare anche la vita interna delle comunità cattoliche, imponendo il controllo diretto al di là delle legittime competenze dello Stato, nella Chiesa in Cina è comparso il fenomeno della clandestinità». «Una tale esperienza – sottolinea il Papa – non rientra nella normalità della vita della Chiesa e la storia mostra che Pastori e fedeli vi fanno ricorso soltanto nel sofferto desiderio di mantenere integra la propria fede». «Da quando mi è stato affidato il ministero petrino, ho provato grande consolazione nel constatare il sincero desiderio dei cattolici cinesi di vivere la propria fede in piena comunione con la Chiesa universale e con il Successore di Pietro», rivela Francesco: «Di tale desiderio mi sono giunti nel corso di questi anni numerosi segni e testimonianze concreti, anche da parte di coloro, compresi Vescovi, che hanno ferito la comunione nella Chiesa, a causa di debolezza e di errori, ma anche, non poche volte, per forte e indebita pressione esterna».

«Perciò, dopo aver attentamente esaminato ogni singola situazione personale e ascoltato diversi pareri, ho riflettuto e pregato molto cercando il vero bene della Chiesa in Cina», fa sapere il Papa: «Infine, davanti al Signore e con serenità di giudizio, in continuità con l’orientamento dei miei immediati predecessori, ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi «ufficiali» ordinati senza mandato pontificio e, avendo rimosso ogni relativa sanzione canonica, di riammetterli nella piena comunione ecclesiale». «In pari tempo – la richiesta del Papa – chiedo loro di esprimere, mediante gesti concreti e visibili, la ritrovata unità con la Sede Apostolica e con le Chiese sparse nel mondo, e di mantenervisi fedeli nonostante le difficoltà».

«Andate controcorrente». «Collaborare alla costruzione del futuro del vostro Paese con le capacità personali» e «portare a tutti, con il vostro entusiasmo, la gioia del Vangelo». È l’appello rivolto dal Papa ai giovani, in vista del Sinodo, nel Messaggio ai cattolici cinesi. «Siate pronti ad accogliere la guida sicura dello Spirito Santo, che indica al mondo di oggi il cammino verso la riconciliazione e la pace», l’imperativo di Francesco: «Lasciatevi sorprendere dalla forza rinnovatrice della grazia, anche quando può sembrarvi che il Signore chieda un impegno superiore alle vostre forze. Non abbiate paura di ascoltare la sua voce che vi chiede fraternità, incontro, capacità di dialogo e di perdono, e spirito di servizio, nonostante tante esperienze dolorose del recente passato e le ferite ancora aperte. Spalancate il cuore e la mente per discernere il disegno misericordioso di Dio, che chiede di superare i pregiudizi personali e le contrapposizioni tra i gruppi e le comunità, per aprire un coraggioso e fraterno cammino alla luce di un’autentica cultura dell’incontro». Il Papa cita poi, nel dettaglio, le «tante tentazioni» a cui sono sottoposti i giovani di oggi: «L’orgoglio del successo mondano, la chiusura nelle proprie certezze, il primato dato alle cose materiali come se Dio non ci fosse». «Andate controcorrente e rimanete saldi nel Signore», l’invito finale di Francesco.

Il messaggio alla Chiesa universale. «Tutti siamo chiamati a riconoscere tra i segni dei nostri tempi quanto sta accadendo oggi nella vita della Chiesa in Cina». Comincia così la parte del Messaggio ai cattolici cinesi indirizzata alla Chiesa universale. «Abbiamo un compito importante», scrive il Papa: «Accompagnare con una fervente preghiera e con fraterna amicizia i nostri fratelli e sorelle in Cina. Devono sentire che nel cammino, che in questo momento si apre di fronte a loro, non sono soli. È necessario che vengano accolti e sostenuti come parte viva della Chiesa». «Ogni comunità cattolica locale, in tutto il mondo, si impegni a valorizzare e ad accogliere il tesoro spirituale e culturale proprio dei cattolici cinesi», l’appello di Francesco, secondo il quale «è giunto il tempo di gustare insieme i frutti genuini del Vangelo seminato nel grembo dell’antico ‘Regno di Mezzo’ e di innalzare al Signore Gesù Cristo il canto della fede e del ringraziamento, arricchito di note autenticamente cinesi».

«Proseguire, con fiducia, coraggio e lungimiranza, il dialogo da tempo intrapreso». È l’appello «a coloro che guidano la Repubblica Popolare Cinese», con cui si conclude il Messaggio diffuso oggi, in cui il Papa assicura che «la Santa Sede continuerà ad operare sinceramente per crescere nell’autentica amicizia con il popolo cinese». «Gli attuali contatti tra la Santa Sede e il Governo cinese si stanno dimostrando utili per superare le contrapposizioni del passato, anche recente, e per scrivere una pagina di più serena e concreta collaborazione nel comune convincimento che ‘l’incomprensione non giova né alle Autorità cinesi né alla Chiesa cattolica in Cina’», attesta Francesco citando Benedetto XVI. «In tal modo – la convinzione di Francesco – la Cina e la Sede Apostolica, chiamate dalla storia ad un compito arduo ma affascinante, potranno agire più positivamente per la crescita ordinata ed armonica della comunità cattolica in terra cinese, si adopereranno per promuovere lo sviluppo integrale della società assicurando maggior rispetto per la persona umana anche nell’ambito religioso, lavoreranno concretamente per custodire l’ambiente in cui viviamo e per edificare un futuro di pace e di fraternità tra i popoli».

«In Cina è di fondamentale importanza che, anche a livello locale, siano sempre più proficui i rapporti tra i responsabili delle comunità ecclesiali e le autorità civili, mediante un dialogo franco e un ascolto senza pregiudizi che permetta di superare reciproci atteggiamenti di ostilità», la tesi del Papa: «C’è da imparare un nuovo stile di collaborazione semplice e quotidiana tra le autorità locali e quelle ecclesiastiche – Vescovi, sacerdoti, anziani delle comunità -, in maniera tale da garantire l’ordinato svolgimento delle attività pastorali, in armonia tra le legittime attese dei fedeli e le decisioni che competono alle autorità». «Ciò aiuterà a comprendere che la Chiesa in Cina non è estranea alla storia cinese, né chiede alcun privilegio», sottolinea Francesco: «La sua finalità nel dialogo con le autorità civili è quella di ‘giungere a una relazione intessuta di reciproco rispetto e di approfondita conoscenza’». Poi una preghiera per invocare «il dono della pace» e la protezione della Vergine Maria.