Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, “affido a Maria tutte le madri, soprattutto quelle che attendono la nascita dei figli”

“La Madre di Dio estenda la sua protezione premurosa su tutte le donne e invochi dal suo Figlio per ciascuna le grazie necessarie e la benedizione sulla vita famigliare, materna e professionale”, ha proseguito Francesco. Salutando, infine, i fedeli di lingua italiana il Papa ha ricordato la figura di San Filippo Neri, comunemente chiamato il “santo della gioia”, di cui oggi si celebra la memoria liturgica. “La letizia rasserenante, dono del Signore, accompagni e arricchisca il cammino di ciascuno di voi”, l’augurio del Santo Padre.

“Quante volte abbiamo chiesto una grazia, un miracolo e non è accaduto nulla! Poi, col tempo, le cose si sono sistemate, ma secondo il modo di Dio, non secondo quello che volevamo in quel momento”. Lo ha esclamato, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza generale. “Il tempo di Dio non è il nostro tempo”, ha spiegato ancora a braccio: “Tuttavia, rimane lo scandalo: quando gli uomini pregano con cuore sincero, quando domandano beni che corrispondono al Regno di Dio, quando una mamma prega per il figlio malato, perché a volte sembra che Dio non ascolti?”. “Per rispondere a questa domanda, bisogna meditare con calma i Vangeli”, il consiglio di Francesco: “I racconti della vita di Gesù sono pieni di preghiere: tante persone ferite nel corpo e nello spirito gli chiedono di essere guarite; c’è chi lo prega per un amico che non cammina più; ci sono padri e madri che gli portano figli e figlie malati… Sono tutte preghiere impregnate di sofferenza. È un immenso coro che invoca: ‘Abbi pietà di noi!’”. “Vediamo che a volte la risposta di Gesù è immediata, invece in qualche altro caso essa è differita nel tempo”, il commento del Papa: “Sembra che Dio non risponda. Pensiamo alla donna cananea che supplica Gesù per la figlia: questa donna deve insistere a lungo per essere esaudita. Ha anche l’umiltà di sentire una parola di Gesù su di lei che sembra un po’ offensiva. Ma a questa donna non importa l’umiliazione, importa la salute della figlia e va avanti. Il coraggio nella preghiera. Oppure pensiamo al paralitico portato dai suoi quattro amici: inizialmente Gesù perdona i suoi peccati e solo in un secondo tempo lo guarisce nel corpo. Dunque, in qualche occasione la soluzione del dramma non è immediata. Anche nella nostra vita, ognuno di noi ha questa esperienza”.

“La preghiera  non è una bacchetta magica, è un dialogo con il Signore”. Lo ha detto, a braccio, il Papa. “Il Catechismo ci mette in guardia dal rischio di non vivere un’autentica esperienza di fede, ma di trasformare la relazione con Dio in qualcosa di magico”, ha ricordato Francesco, secondo il quale “quando preghiamo possiamo cadere nel rischio di non essere noi a servire Dio, ma di pretendere che sia Lui a servire noi. Ecco allora una preghiera che sempre reclama, che vuole indirizzare gli avvenimenti secondo il nostro disegno, che non ammette altri progetti se non i nostri desideri”. “Gesù invece ha avuto una grande sapienza mettendoci sulle labbra il Padre nostro”, ha fatto notare il Papa: “È una preghiera di sole domande, come sappiamo, ma le prime che pronunciamo sono tutte dalla parte di Dio. Chiedono che si realizzi non il nostro progetto, ma la sua volontà nei confronti del mondo. Meglio lasciar fare a Lui: ‘Sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà’”. “L’apostolo Paolo ci ricorda che noi non sappiamo nemmeno cosa sia conveniente domandare”, ha detto Francesco: “Noi domandiamo per le nostre necessità, per i nostri bisogni, le cose che noi vogliamo, cosa è più conveniente per noi”.