Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «la croce è stato il primo altare cristiano»

L’udienza generale di oggi è cominciata a braccio, con le parole con cui il Papa ha spiegato il «fuori programma» della catechesi in due luoghi diversi per poter ospitare i 12mila fedeli al riparo dal freddo, in una Roma alle prese con temperature insolite per la fine di febbraio a causa dell’influsso meteorologico dalla Siberia. «Questa udienza si farà in due posti diversi», ha spiegato Francesco ai fedeli : «Noi qui nell’Aula Paolo VI e un altro gruppo in basilica, perché eravate tanti e non si poteva fare in piazza perché sembra che faccia un po’ di freddo. È meglio farla qui dentro!». «E il gruppo che è in basilica segue dal maxischermo quello che facciamo qui: salutiamo il gruppo che è in basilica con un applauso!», l’invito del Papa.

«È stato il primo altare cristiano, quello della croce. E quando noi ci avviciniamo all’altare per celebrare la messa, la nostra memoria va all’altare della croce, dove è stato fatto il primo sacrificio», ha spiegato, a braccio il Papa, che dopo aver terminato il ciclo di catechesi sulla liturgia della Parola si è soffermato sull’altra parte costitutiva della Messa, che è la liturgia eucaristica. «In essa, attraverso i santi segni, la Chiesa rende continuamente presente il sacrificio della nuova alleanza sigillata da Gesù sull’altare della Croce», ha esordito Francesco, ricordando che «il sacerdote, che nella messa rappresenta Cristo, compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli nell’ultima cena: prese il pane e il calice, rese grazie, li diede ai discepoli, dicendo: ‘Prendete, mangiate … bevete: questo è il mio corpo … questo è il calice del mio sangue. Fate questo in memoria di me’». «Obbediente al comando di Gesù, la Chiesa ha disposto la liturgia eucaristica in momenti che corrispondono alle parole e ai gesti compiuti da lui la vigilia della sua Passione», ha fatto notare il Papa: «Così, nella preparazione dei doni sono portati all’altare il pane e il vino, cioè gli elementi che Cristo prese nelle sue mani». «Nella preghiera eucaristica rendiamo grazie a Dio per l’opera della redenzione e le offerte diventano il Corpo e il Sangue di Cristo», ha spiegato: «Seguono la frazione del pane e la Comunione, mediante la quale riviviamo l’esperienza degli apostoli che ricevettero i doni eucaristici dalle mani di Cristo stesso».

«È bello che siano proprio i fedeli a portare all’altare il pane e il vino. È il popolo di Dio che porta l’offerta, il pane e il vino, la grande offerta per la messa», ha aggiunto a braccio, il Papa. «Al primo gesto di Gesù: ‘Prese il pane e il calice del vino’, corrisponde la preparazione dei doni», ha spiegato Francesco: «È la prima parte della liturgia eucaristica», ha detto ancora a braccio. «Sebbene oggi i fedeli non portino più, come un tempo, il loro proprio pane e vino destinati alla liturgia, tuttavia il rito della presentazione di questi doni conserva il suo valore e significato spirituale», ha fatto notare il Papa, secondo il quale «è significativo che, nell’ordinare un nuovo presbitero, il vescovo, quando gli consegna il pane e il vino, dice: ‘Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico’». «Nei segni del pane e del vino il popolo fedele pone la propria offerta nelle mani del sacerdote, il quale la depone sull’altare o mensa del Signore, che è il centro di tutta la liturgia eucaristica», il commento del Papa alla presentazione delle offerte. «Il centro della messa è l’altare, e l’altare è Cristo», ha ribadito il Papa: «Sempre guardando l’altare, che è il centro della messa», l’invito.

«Ci chiede poco il Signore e ci dà tanto». Così il Papa ha commentato, sempre a braccio, il momento della liturgia eucaristica nel quale il popolo di Dio porta sull’altare il pane e il vino: «Certo, è poca cosa la nostra offerta, ma Cristo ha bisogno di questo poco», ha sottolineato Francesco: «Nella vita ordinaria – ha spiegato a braccio – ci chiede volontà, ci chiede cuore aperto, ci chiede voglia di essere migliori, e per dare se stesso a noi nell’Eucaristia ci chiede queste offerte simboliche che poi diventeranno il corpo e il sangue». Così, «la vita dei fedeli, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo». «Un’immagine di questo movimento oblativo di preghiera è rappresentata dall’incenso che, consumato nel fuoco, libera un fumo profumato che sale verso l’alto», ha proseguito il Papa: «Incensare le offerte, la croce, l’altare, il sacerdote e il popolo sacerdotale manifesta visibilmente il vincolo offertoriale che unisce tutte queste realtà al sacrificio di Cristo». «Per non dimenticare c’è l’altare che è Cristo, ma sempre in riferimento al primo altare che è la Croce», ha aggiunto Francesco ancora a braccio: «Sull’altare che è Cristo portiamo il poco dei nostri doni – il pane e il vino – che poi diventeranno il tanto: Gesù stesso che si dà a noi». È questo che esprime l’orazione sulle offerte, ha spiegato il Papa: «In essa il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza». «La spiritualità del dono di sé, che questo momento della messa ci insegna – ha concluso – possa illuminare le nostre giornate, le relazioni con gli altri, le cose che facciamo, le sofferenze che incontriamo, aiutandoci a costruire la città terrena alla luce del Vangelo».

Preghiera per Siria e Medio Oriente. Durante l’udienza di oggi, nei saluti nelle varie lingue che seguono come d’abitudine la catechesi, il Papa si è rivolto anche alle persone di lingua araba, in particolare a quelle provenienti dalla Siria, dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. «Terra martoriata, questa», ha proseguito a braccio: «Dobbiamo pregare per questi fratelli che stanno in guerra e per i cristiani perseguitati. Vogliono cacciarli via da quella terra. Preghiamo per questi nostri fratelli e sorelle».

«La Quaresima è un tempo favorevole per intensificare la vita spirituale», ha detto il Papa, salutando come di consueto i fedeli italiani. «La pratica del digiuno vi sia di aiuto, cari giovani, per acquisire maggiore padronanza su voi stessi», l’invito nel triplice saluto finale: «La preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio le vostre sofferenze e sentirlo sempre vicino; le opere di misericordia aiutino voi, cari sposi novelli, a vivere la vostra vita coniugale sempre orientata alle necessità dei fratelli». Al termine dell’udienza in Aula Paolo VI, dopo i saluti agli ammalati e ai disabili presenti nelle prime file, Francesco saluterà anche i fedeli che si trovano in basilica, che hanno seguito l’udienza dai maxischermi in questo speciale mercoledì caratterizzato dalla temperature sottozero nella Capitale.