Vita Chiesa

Papa Francesco: udienza, miseria distrugge famiglia. Attenti a pseudo modelli dei media

La guerra è la madre di tutte le povertà. «Una di queste prove è la povertà», ha aggiunto Francesco: «Pensiamo a tante famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche alle zone rurali… Quanta miseria, quanto degrado! E poi, ad aggravare la situazione, in alcuni luoghi arriva anche la guerra». «La guerra è sempre una cosa terribile», ha detto il Papa: «Colpisce specialmente le popolazioni civili, le famiglie». «La guerra impoverisce la famiglia», ha esclamato Francesco: «La guerra è la ‘madre di tutte le povertà’, una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari».

Cosa ci rimane se rinunciamo agli affetti familiari? «Quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita non capiscono niente». Parole nette, quelle pronunciate dal Papa: per Francesco, invece, «noi dovremmo inginocchiarci» davanti alle «tante famiglie povere che con dignità cercano di condurre la loro vita quotidiana, spesso confidando apertamente nella benedizione di Dio». Queste famiglie, ha assicurato infatti il Papa, «sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie». «È quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare come può la speciale umanità dei suoi legami», ha esclamato Francesco. «Che cosa ci rimane», infatti, «se cediamo al ricatto di Cesare e Mammona, della violenza e del denaro, e rinunciamo anche agli affetti famigliari?». «Una nuova etica civile – la risposta del Papa – arriverà soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla spirale perversa tra famiglia e povertà, che ci porta nel baratro».

Economia e politica sono avare. «L’economia odierna – ha denunciato il Papa – si è spesso specializzata nel godimento del benessere individuale, ma pratica largamente lo sfruttamento dei legami famigliari», un atteggiamento che è «una contraddizione grave». «L’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci», ha ammonito, deplorando che «l’economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo». «Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro», ha ammonito il Papa: «Se lo togli, viene giù tutto». «Non è solo questione di pane», ha spiegato Francesco: «Parliamo di lavoro, istruzione, sanità. È importante capire bene questo». «Rimaniamo sempre molto commossi – ha osservato il Papa – quando vediamo le immagini di bambini denutriti e malati che ci vengono mostrate in tante parti del mondo. Nello stesso tempo, ci commuove anche molto lo sguardo sfavillante di molti bambini, privi di tutto, che stanno in scuole fatte di niente, quando mostrano con orgoglio la loro matita e il loro quaderno. E come guardano con amore il loro maestro o la loro maestra!». «I bambini lo sanno che l’uomo non vive di solo pane, c’è anche l’affetto familiare», ha assicurato Francesco: «Quando c’è la miseria, soffrono i bambini, perché loro vogliono l’amore, i legami familiari».

No ai modelli dei media. «Noi cristiani dovremmo essere sempre più vicini alle famiglie che la povertà mette alla prova». È l’invito del Papa, che rivolgendosi a braccio ai fedeli ha aggiunto: «Tutti noi conosciamo qualcuno, papà senza lavoro, mamma senza lavoro, e la famiglia soffre, i legami si indeboliscono: è brutto questo!». «La miseria sociale colpisce la famiglia e a volte la distrugge», la denuncia di Francesco, secondo il quale «la mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni». «Le condizioni di vita nei quartieri più disagiati, con i problemi abitativi e dei trasporti, come pure la riduzione dei servizi sociali, sanitari e scolastici, causano ulteriori difficoltà», ha aggiunto riferendosi alla vita quotidiana delle famiglie. «A questi fattori materiali – ha proseguito – si aggiunge il danno causato alla famiglia da pseudo-modelli, diffusi dai mass-media basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari». Di qui l’invito a «curare le famiglie, curare l’affetto», perché «la miseria mette la famiglia alla prova».

Anche la Chiesa deve essere povera. «La Chiesa è madre, e non deve dimenticare questo dramma dei suoi figli. Anch’essa dev’essere povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria». È l’appello del Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha ricordato che «una Chiesa povera è una Chiesa che pratica una volontaria semplicità nella propria vita – nelle sue stesse istituzioni, nello stile di vita dei suoi membri – per abbattere ogni muro di separazione, soprattutto dai poveri». «Ci vogliono la preghiera e l’azione», ha detto Francesco: «Preghiamo intensamente il Signore, che ci scuota, per rendere le nostre famiglie cristiane protagoniste di questa rivoluzione della prossimità famigliare, che ora ci è così necessaria! Di essa, fin dall’inizio, è fatta la Chiesa». «E non dimentichiamo che il giudizio dei bisognosi, dei piccoli e dei poveri anticipa il giudizio di Dio», ha aggiunto.

Aiutiamo le famiglie povere. «Facciamo tutto quello che possiamo per aiutare le famiglie ad andare avanti nella prova della povertà e della miseria, che colpisce gli affetti, i legami familiari». È l’invito, pronunciato a braccio, con il quale il Papa ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi. «Ognuno di noi – l’esortazione di Francesco ai fedeli – pensi alle famiglie che sono provate dalla miseria e dalla povertà». Poi il Papa ha riletto con i fedeli la pagina biblica che ha aperto l’udienza: «Non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibili allo sguardo dei bisognosi, non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà, non turbare un cuore già esasperato, non negare un dono al bisognoso, non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall’indigente, da chi ti chiede non distogliere lo sguardo e non dare a lui l’occasione di maledirti, perché questo sarà quello che farà il Signore con te».

Appello per i lavoratori Whirpool e preghiera vittime disastro in Cina. Durante i saluti in lingua italiana, che come di consueto concludono l’udienza del mercoledì, il Papa ha rivolto un «pensiero speciale» agli operai della fabbrica Whirpool di Carinaro, auspicando che «la loro grave congiuntura occupazionale posa trovare una rapida ed equa soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie». «La situazione dell’intero Paese è particolarmente difficile», ha aggiunto Francesco allargando lo sguardo all’Italia: «È importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza» «Esprimo la mia vicinanza al popolo cinese in questo momento difficile a causa del disastro del traghetto sul fiume di Yangtze», ha poi detto il Papa, nei saluti nelle varie lingue che seguono la catechesi dell’udienza generale. «Prego per le vittime, per le loro famiglie, e per tutti coloro che sono coinvolti nei lavori di salvataggio», ha proseguito Francesco.

Il saluto ai giovani polacchi. «La vostra vita come la vita delle sorelle e dei fratelli di Gesù, come quella dei suoi discepoli, non può essere vuota, banale, priva di uno scopo». È il saluto del Papa ai giovani polacchi, riuniti a Lednica. «Trasformate il mondo», l’appello di Francesco, che ha esortato i giovani ad accogliere lo Spirito Santo «come nel giorno della cresima»: «Cercate di diventare maturi alla pienezza di una tale vita, alla pienezza dell’amore. Assumete la responsabilità per essa, non accontentatevi delle apparenze». Sia nei saluti in lingua portoghese, che in quelli in lingua italiana – dove si è rivolto tra gli altri alla Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri nel quinto centenario della nascita del loro fondatore – il Papa ha ricordato la festa del Corpus Domini, che la Chiesa celebra domani: «Impariamo dal Signore che si è fatto cibo – ha detto ai fedeli portoghesi – affinché ciascuno possa diventare più disponibile per gli altri, servendo tutti i bisognosi, specialmente le famiglie più povere». «Il mese di giugno è dedicato alla devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù», ha ricordato il Papa ai fedeli italiani: «Esso vi insegni, cari giovani la bellezza dell’amare e del sentirsi amati: sia il vostro sostegno cari ammalati, nella prova e nella sofferenza e sostenga voi, cari sposi novelli, nel vostro cammino coniugale».

La sorpresa dell’infiorata. Percorrendo a piedi l’ultimo tratto a piedi, fino al palco nel centro, il Papa ha trovato oggi una sorpresa: ai due lati, una rappresentazione floreale dell’«infiorata» del Corpus Domini, quasi un anticipo della festa liturgica di domani, quando Francesco presiederà la Messa nel pomeriggio nella basilica di san Giovanni cui seguirà la tradizionale processione eucaristica – appuntamento tanto caro ai romani – fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Gli autori sono il gruppo degli «infioratori» di Bolsena, una rappresentanza dei quali era presente ai lati del sagrato, con una maglietta gialla come tratto distintivo. L’udienza di oggi era cominciata con lo zucchetto papale portato via dal vento, subito dopo che la jeep bianca aveva fatto il suo ingresso nella piazza assolta e molto colorata, gremita di fedeli. Molti i cappellini colorati con cui i fedeli si riparavano dal sole, alcuni dei quali sono stati direttamente «lanciati» in segno di festoso saluto sulla jeep bianca scoperta mentre faceva il giro della piazza.